Itinerario proposto da Federico, anche questo non è descritto in alcuna bibliografia dei Monti Sibillini, basta seguire le indicazioni in grassetto riportate come didascalie nelle foto più significative.
Grazie a Federico per la collaborazione.
LA GROTTA DELLA ROSA – MONTE CACAMILLO.
Luogo praticamente sconosciuto in quanto non riportato sia sulla cartografia che sulla bibliografia dei Monti Sibillini ma solo tramandato verbalmente dagli anziani della zona. La Grotta della Rosa è in realtà una alta cavità ma profonda solo pochi metri, situata a mezza quota al termine di una grande cresta rocciosa (faglia) che scende ripida nel versante Nord del Monte Cacamillo, in un luogo alquanto impervio e di difficile accesso. Secondo i racconti fu infatti utilizzato anche come nascondiglio dai Partigiani della vallata di Acquacanina-Bolognola durate la seconda guerra mondiale proprio per la sua difficoltà di accesso. Il suo nome deriva dal colore delle rocce della formazione geologica a Scaglia Rossa che la creano.
ACCESSO: La Grotta è stata raggiunta dalla Valle di Rio Sacro. Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).
DESCRIZIONE: Si scende per la strada chiusa fino al ponte sul Fiastrone quindi si riprende a risalire la valle fino a superare il punto di salita per la Grotta dello Scortico, già descritta nel sito, si prosegue e si giunge ad un ponticello di cemento dove il Rio Sacro forma un laghetto (351126,5 E – 4762277,1 N; 810 m; 30 minuti dall’auto).
Dal ponticello si percorrono 50 metri e si trova sulla sinistra della strada un omino di pietre che indica l’inizio di un vecchio sentiero che sale nel bosco. Il sentiero dopo pochi metri si fa subito ripido e sale verso sinistra (secondo omino di pietre) per condurre all’interno di un canale detritico all’interno del bosco che scende ripido sulla strada poco dopo il ponte ma che non è consigliabile risalire per il fondo sconnesso. Il canale è chiuso ai lati da paretine rocciose molto ripide, giunti quasi al suo termine si nota nel lato roccioso sinistro l’unico passaggio possibile che permette di superare il canale (2 omini di pietre che segnalano l’imbocco del sentiero).
Si prosegue nel sentiero che, sebbene non frequentato da anni, risulta sufficientemente visibile all’interno del bosco e che sale con numerosi tornanti in successione. Dopo circa 40 minuti di salita si incontrano incredibilmente anche due piattaforme di vecchie carbonaie. Quindi poco sopra si intercetta una lieve traccia che proviene da destra dalla Fonte Cereseto.
Proseguendo in ripida salita il bosco si impenna e si dirada permettendo all’erba di crescere facendo cosi perdere le tracce del sentiero. Si prosegue per altri 15 minuti sempre in salita accostandosi verso sinistra a costeggiare un ampio canale formato da recenti slavine che hanno distrutto una grande porzione di bosco. Giunti a circa 200 metri dal termine del bosco (351461,6 E – 4762113,7 N; 1050 m.) si traversa in quota verso sinistra nel tratto distrutto dalle slavine, con molta difficoltà a causa degli arbusti e piante divelte, in direzione della cresta rocciosa opposta dove si intravede già l’alto scoglio denominato “La Rosa”. Raggiunta la base della cresta rocciosa, in almeno 20 minuti di difficoltà, si deve trovare il punto più adeguato, meno ripido, per raggiungere la sua sommità, questo è il tratto chiave che ha presentato le maggiori difficoltà di salita per la ripidità, orientamento e prosecuzione. Giunti alla cresta si deve trovare quindi un punto dove il bosco prosegue sotto di essa e che permette di scendere in modo più sicuro dal versante opposto (351522 E -4762242,4 N; 1090 m.). Trovato il passaggio si prosegue ancora per 100 metri in quota tra alberi e ripidi prati fino a raggiungere, in altri 30 minuti (tempo totale di salita 2,15 ore e 5,2 chilometri di sviluppo), una seconda cresta rocciosa oltre la quale si apre la Grotta della Rosa. qui abbiamo notato una traccia, forse creata dagli animali, che ci ha condotto sotto al grande scoglio di roccia rossa che forma la grotta (351588,1 E – 4762271,8 N; 1150 m.). Questo ultimo tratto prevede la traversata su erba molto ripida e scivolosa (falasco) ma la presenza di alberi ci ha permesso di effettuarla in cordata utilizzando appunto gli alberi come punti di ancoraggio per una maggiore sicurezza.
DISCESA: Stesso itinerario di salita, per chi vuole ripercorrere l’itinerario senza difficoltà di orientamento almeno nel tratto di bosco danneggiato dalle slavine si consiglia di legare in modo ben visibile su alberi nei passaggi chiave delle strisce bianco-rosse tassativamente da rimuovere al ritorno.
VALLE DI RIO SACRO e IMBUTO DEL MONTE CACAMILLO
Tra Lookdown, neve fresca e vento forte, non siamo riusciti a fare delle uscite in quota ma ci siamo limitati a fare qualche giro classico in vallate riparate.
La prima escursione si è svolta nella Valle di Rio sacro dove abbiamo percorso con le ciaspole tutta la valle e visitato la zona dei Cascinali con i ruderi della vecchia Badia di Rio Sacro e la Grotta dello Scortico.
Vorrei sottolineare che, come anche indicato nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI, i Cascinali sono delle piccole costruzioni che costituiscono un villaggio realizzato ed usato anticamente d’estate dai pastori di Acquacanina e non è l’unico nel suo genere perché un villaggio simile fu realizzato anche a Prato Porfidia nella Valle dell’Ambro.
Altri colleghi indicano invece erroneamente, nella bibliografia ufficiale, che il villaggio di pastori di Prato Porfidi è l’unico del suo genere dei Monti Sibillini.
La seconda escursione si è svolta nella parte mediana del Monte Cacamillo dove, dalla Centrale idroelettrica di Bolognola, siamo saliti per un comodo sentiero a tornanti poco conosciuto che costeggia la condotta forzata fino al canale di alimentazione della centrale (Casetta Piemà) e all’imbuto del versante Nord del Monte, denominato localmente “Buggero” ad osservare il grande accumulo di neve che si è formato a causa delle numerose slavine distaccate dal rialzo delle temperature provocato dal forte vento.
La terza escursione l’ho effettuata dopo diversi mesi, a Maggio per osservare la trasformazione che subisce con il tempo l’accumulo di neve nell’imbuto Nord del Monte Cacamillo visitato tra un Lookdown e l’altro.
RIO SACRO (Si veda anche il reportage fatto nella primavera del 2020)
IMBUTO DI MONTE CACAMILLO DALLA CENTRALE DI BOLOGNOLA
Sono ritornato nell’imbuto del Monte Cacamillo (Buggero) nel mese di Maggio a vedere lo strano fenomeno di trasformazione che subisce il nevaio con il tempo dove emerge lentamente in superficie tutta l’erba, foglie, rami e tronchi, aventi meno densità della neve compatta, trascinati d’inverno, dalle numerose slavine fino a ricoprire totalmente l’accumulo di neve. Scavando sotto lo strato di erba secca superficiale è presente neve pura totalmente bianca senza alcuna traccia di erba o foglie secche.