MONTI SIBILLINI POST SISMA : NUOVE INCREDIBILI IMMAGINI : VALLE DELLE FONTI – PIANO GRANDE DI CASTELLUCCIO DI NORCIA

Il 30 agosto 2017, partendo dalla strada alla base della discesa da Castelluccio per il Piano Grande (sentiero n.2) e ritornando da un giro al Monte Argentella,  abbiamo percorso in discesa la Valle delle Fonti per andare a vedere la scarpata cosismica provocata dal terremoto del 30 ottobre 2016 che, dall’imbocco della valle, sale verso i Colli Alti e Bassi, in direzione del Monte Abuzzago.

Molti escursionisti non sapranno neppure dove è situata la Valle delle Fonti in quanto nella bibliografia dei Monti Sibillini in commercio non vi è descritto nessun itinerario che la percorre e a malapena è riportata nella cartografia ufficiale.

Inoltre essendo coperta e perfettamente mimetizzata dai Colli Alti e Bassi non è neppure visibile da Castelluccio e sembra non essere addirittura esistente.

La si nota solo percorrendo la strada che dal Piano Grande conduce verso Forca di Presta.

Eppure da li parte un bellissimo itinerario che permette di raggiungere Forca Viola e quindi sia il Monte Argentella che soprattutto il Lago di Pilato per Forca di Pala, più corto e comodo di quello che, partendo sempre dalla base della collina di Castelluccio, si dirige per Capanna Ghezzi per poi proseguire verso Forca Viola, metà molto più conosciuta e percorsa.

La Valle delle Fonti inizia a 1650 metri circa alla base del versante sud del Monte Argentella e ad ovest sotto a Forca Viola, con un andamento da “S” è formata alla sua sinistra orografica, dalle pendici ovest di Quarto S. Lorenzo e alla sua destra orografica dalle pendici est dei Colli Alti e Bassi, termina nei campi coltivati del Piano Grande nella zona denominata “le pratarelle” a circa 1400 metri di altezza.

Nel suo imbocco, nel versante di Quarto S. Lorenzo è presente un grande fontanile (355319,3 E – 4743927,6 N; 1420 m.) posto sopra un poggio che delimita la vallata e da cui scende il sentiero che la percorre.

La valle si raggiunge prendendo la strada sterrata che inizia dalla strada alla base della discesa da Castelluccio per il Piano Grande e che conduce a Capanna Ghezzi.

Dopo circa 200 metri ad un bivio anziché andare a sinistra per Capanna Ghezzi si prende la comodissima deviazione a destra addirittura completamente percorribile in auto senza divieto, al contrario della degradatissima strada per Capanna Ghezzi, che in 10 minuti in auto o 30 minuti a piedi porta fino al grande fontanile.

Poco prima di raggiungere il fontanile non si può fare a meno di vedere la netta spaccatura nel terreno del colle posto di fronte, la grande scarpata cosismica dei Colli Alti e Bassi (foto n.1- 2).

Abbiamo quindi raggiunto ed osservato la scarpata cosismica che, nel tratto descritto e più volte osservato anche in televisione, presenta i dislivelli più alti misurati (355302,4 E – 4744166 N; 1440 m.),  come nel Cordone del Vettore nei pressi dello Scoglio dell’Aquila, partendo dalla parte più in quota con un dislivello di 40-50 centimetri, arriva a misurare fino ad oltre 1,8 metri di altezza nei pressi del fondovalle.

Dopodichè siamo scesi nella parte terminale della Valle delle Fonti per raggiungere la strada sotto a Castelluccio da dove eravamo partiti.

Qui, nel fondovalle, abbiamo iniziato a notare nel terreno delle aree (una decina) con zolle erbose fortemente fratturate dai visibili effetti del terremoto e mancanti per diversi metri quadri di superficie di cotica erbosa, infatti, come visibile nelle foto n.13-14 emergevano i sassi e la ghiaia sottostanti la cotica erbosa.

Dapprima non abbiamo dato molta evidenza al fenomeno già visto in altre zone, poi abbiamo iniziato a domandarci dove fossero finite tutte le zolle erbose cha mancavano nelle aree fratturate.

Abbiamo iniziato quindi a girare intorno a queste aree trovando qualche piccola zolla, come visibile nella foto n.15  ma mancavano all’appello molti metri quadri di cotica erbosa.

Ci siamo quindi avvicinati al poggio dove sta il grande fontanile e, alla base della scarpata ghiaiosa, abbiamo iniziato a trovare decine e decine di zolle erbose, con la cotica erbosa ormai secca rivolta verso terra e le radici dell’erba inglobanti la ghiaia del fondo della valle rivolte verso l’alto (foto n.17-19).

La cosa che ci ha impressionato maggiormente è che queste zolle erano distanti anche 20 – 30 metri dalle aree in cui erano state distaccate.

La domanda che ci è venuta spontanea è stata: ma è stato il terremoto a staccarle e a catapultarle fino a quella distanza ? Non penso che nessuna persona si sia divertita a trascinare le zolle, alcune pesanti anche 10-20 Kg, fino a quella distanza, che fatica avrebbe fatto.

Ebbene si è stato il terremoto, avuta conferma anche dal mio amico Pietropaolo, geologo UNICAM, le onde sismiche talmente potenti proprio in questa zona dove corre la faglia, hanno compresso il terreno facendo esplodere la cotica erbosa fratturandola in zolle, anche del peso di 10-20 Kg, quindi sparandole verso l’alto in aria per farle ricadere al contrario, con l’erba rivolta verso terra, perfino a diverse decine di metri di distanza.

Allora la seconda domanda spontanea è stata: E se eravamo lì nel momento in cui si verificava la scossa di terremoto che ha provocato questo fenomeno cosa avremmo visto ? e soprattutto saremo ritornati a casa o ci avrebbe preso un infarto ? 

Ancora a stento riesco ad immaginare lo spettacolo, se così si può chiamare, di un tale fenomeno, davvero impressionante, zolle erbose che si staccano a seguito delle onde sismiche e che volano in aria ricadendo a decine di metri di distanza !!!

Ho cercato di ricostruire la sezione della vallata per far comprendere meglio la grandezza del fenomeno.

Comunque credo che le immagini rendono chiaro l’ulteriore incredibile fenomeno provocato dal terremoto del 16 e 30 ottobre 2016 che abbiamo osservato.

Al ritorno abbiamo visitato anche il grande Sinkhole che si è aperto nel Piano Grande, nei pressi dell’inghiottitoio del Fosso Mergani, a seguito del terremoto.

GIANLUCA CARRADORINI, DAVIDE ANSOVINI, LEONARDO CAPPANNINI

30 AGOSTO 2017.

1- Il Monte Argentella e la Valle delle Fonti ai suoi piedi, vista da Monte Ventosola.
2- La scarpata cosismica dei Colli Alti e Bassi vista dall’imbocco della Valle delle Fonti. 
3- La scarpata cosismica dei Colli Alti e Bassi nel punto più in quota ma di minore dislivello , 40-50 centimetri.
4-5 La scarpata cosismica nella zona più spettacolare, alta già più di 50 centimetri, la roccia mostra la parte superiore esposta agli agenti atmosferici più grigia e quella che una volta stava sottoterra protetta dalla terra, più bianca, qui si vede nettamente lo stravolgimento compiuto.
4-5 La scarpata cosismica nella zona più spettacolare, alta già più di 50 centimetri, la roccia mostra la parte superiore esposta agli agenti atmosferici più grigia e quella che una volta stava sottoterra protetta dalla terra, più bianca, qui si vede nettamente lo stravolgimento compiuto, la roccia ha impresso la forma del cespuglio sceso più a valle.
6- La scarpata cosismica misurata dai geologi è già oltre i 50 centimetri, resiste solo un Eryngium amethystinum indicato dalla freccia.
7- Qui la roccia è incredibilmente liscia, l’azione millenaria dei terremoti con lo scontro tra placche tettoniche e lo sprigionarsi di enormi forze l’ha levigata in modo perfetto.
8-9 In questo tratto, scendendo verso la Valle delle Fonti, la scarpata supera già il metro di dislivello.
8-9 In questo tratto, scendendo verso la Valle delle Fonti, la scarpata supera già il metro di dislivello.
10- Qui la cotica erbosa originaria è appoggiata ancora sopra alla roccia che si è completamente scoperta dopo il sisma
11- Il dislivello massimo della scarpata in questo punto supera 1,8 metri (Leonardo, che funge da paragone, è alto 1,96 m.) 
12- La scarpata cosismica dei Colli Alti e Bassi con le placche riportate nelle immagini precedenti vista dall’imbocco della Valle delle Fonti.
13- Una delle prime zone del fondovalle fratturate e mancanti di cotica erbosa con in evidenza la breccia sottostante.
14- Un’altra area di cotica erbosa fratturata, chi immaginava che le zolle mancanti erano in fondo alle nostre spalle !!!! (zona indicata dalle frecce)
15- Il ritrovamento di una prima zolla caduta vicino all’area dove è stata staccata e perfettamente combaciante, con l’erba secca verso l’alto dopo essere stata raddrizzata.
16- Un’altra estesa area quasi totalmente priva di cotica erbosa ma nessuna traccia di zolle nei paraggi.
17- Una panoramica di alcune delle aree di cotica erbosa fratturata (indicate dalle frecce rosse) e le prime zolle erbose ritrovate capovolte (con la breccia verso l’alto) a decine di metri di distanza (indicate dalle frecce gialle).
18- Sotto alla scarpata sovrastata dal fontanile la lunga scia di decine e decine di zolle rovesciate (con la breccia verso l’alto) catapultate a decine di metri di distanza !!!!
19- L’ultimo tratto della Valle delle Fonti, in fondo si vede il primo campo coltivato, e la lunga scia di zolle erbose catapultate con la ghiaia all’insù.
20- La scarpata cosismica nel versante ovest di Monte Porche visibile anche da Castelluccio.
21- Il grande Sinkhole del Piano Grande, sullo sfondo la Cima del Redentore con il Cordone del Vettore che rappresenta la faglia che ha provocato il terremoto dell’ottobre 2016.
22- Il grande Sinkhole del Piano Grande, profondo circa 6 metri.
PANORAMICA SATELLITARE DELLA PARTE TERMINALE DELLA VALLE DELLE FONTI CON LE AREE DI COTICA ERBOSA FRATTURATA E LA ZONA DI RITROVAMENTO DELLE ZOLLE ERBOSE
PANORAMICA SATELLITARE DELLA PARTE TERMINALE DELLA VALLE DELLE FONTI CON LE AREE DI COTICA ERBOSA FRATTURATA E LA ZONA DI RITROVAMENTO DELLE ZOLLE ERBOSE



MONTI SIBILLINI POST SISMA : NUOVE INCREDIBILI IMMAGINI : CORDONE DEL VETTORE – FAGLIA DEL TERREMOTO DEL 30 OTTOBRE 2016

Il 23 settembre 2017, partendo dalla strada Castelluccio – Forca di Presta, percorrendo l’itinerario n. 6 riportato nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” anno 2014, che conduce alla Cima del Redentore, passando per la zona dei cosiddetti “frammenti metallici”, abbiamo raggiunto il Cordone del Vettore e lo Scoglio dell’Aquila , situati nel versante ovest della Cima del Redentore.

Non descrivo la salita in quanto banale anche se priva di tracciato.

Durante la salita si attraversa una seconda scarpata cosismica formatasi dopo il terremoto del 30 ottobre 2016 seppure più bassa ma che percorre praticamente tutto il versante ovest della Cima del Redentore ad una quota di 1500 – 1600 metri.

In circa 1,40 ore si raggiunge la base rocciosa del Cordone del Vettore che rappresenta la millenaria faglia cosismica che si è abbassata con il terremoto del 24 agosto 2016 di 30-40 centimetri, che ha subito un ulteriore spaventoso abbassamento con il terremoto del 30 ottobre 2016 e che successivamente ha continuato ad abbassarsi ulteriormente fino agli attuali quasi 2 metri !!!!.

In questa fascia rocciosa l’abbassamento di livello del terreno verso il Piano Grande è indicata da una netta fascia bianca alla base delle rocce, la parte superiore esposta agli agenti atmosferici è più grigia e quella che una volta stava sottoterra protetta dalla terra, più bianca.

Avevamo già osservato l’analogo fenomeno alla Valle delle Fonti il 30 agosto 2017 ma con altezze inferiori. Al Cordone del Vettore invece il dislivello è veramente eccezionale e visibile anche dal Castelluccio come una netta riga bianca che corre alla base delle pareti circostanti lo Scoglio dell’Aquila. Penso che a memoria d’uomo non si sia mai ricordata una scarpata cosismica così imponente. Non aggiungo altro, le immagini parlano da sole.

GIANLUCA CARRADORINI, ANDREA CARRADORINI, DAVIDE ANSOVINI, SERRANI FAUSTO  23 SETTEMBRE 2017.

1-La seconda scarpata cosismica posta a metà altezza lungo la salita per il Cordone del Vettore e prosegue come visibile a sinistra per tutto il pendio.
2- Il punto di maggiore dislivello della seconda scarpata cosismica.
3- Lo scoglio dell’aquila, già si nota la scarpata cosismica ai suoi piedi e nelle pareti laterali.
4- Dicembre 2016, il pendio oggetto della salita per lo Scoglio dell’Aquila, si nota la scarpata cosismica a metà altezza e quella del Cordone del Vettore ma non presentavano il dislivello attuale.
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5-6 La scarpata cosismica del Cordone del Vettore visibile come una lunga fascia bianca alla base delle rocce che diventa sempre più netta man mano che ci si avvicina .

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7-In questo punto si nota il distacco della cotica erbosa ancora aderente alla parete mentre quella più a valle è sprofondata.
8-Proseguendo verso nord-ovest la scarpata si fa sempre più netta e alta.
9- Una data, 4/10/2016, scritta da qualche geologo, indica l’abbassamento di 20 centimetri successivo al terremoto del 24 Agosto 2016, il bastoncino indica il successivo abbassamento dopo il 30 ottobre 2016.
10-Lo spostamento delle placche tettoniche  ha levigato le rocce in modo incredibile, pensate a quali forze sono in gioco.
11-Qui il calcare massiccio sembra marmo tanto è levigato dallo scorrimento delle placche tettoniche a seguito del sisma.
12- Un’altra vecchia data, 5/9/2016, nella parte più alta della scarpata cosismica, più di 2 metri di abbassamento totale !!!!
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13- 14 Nel punto più alto e più levigato della scarpata.

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15- Percorrendo la scarpata cosismica.
16- I miei amici se la ridono , non è il posto migliore per fare una sosta, basta vedere il masso caduto sotto ai piedi di Andrea !!!
17- Nel Cordone del Vettore senza scarpata cosismica, 12 luglio 2015, confrontate la freccia con la foto seguente.
18- lo stesso punto della foto n.17,  23 settembre 2017, il punto segnato dalla freccia si è innalzato di oltre un metro.
19- Cordone del Vettore, 12 luglio 2015.
20- Cordone del Vettore, 23 settembre 2017.
21- Un masso di distacco (colore bianco puro) a causa del sisma rotolato dallo Scoglio dell’Aquila fin quasi alla strada per Forca di Presta, oltre 600 metri di dislivello.
22- Al pomeriggio abbiamo visitato anche la Portella del Vao tra il Pian Perduto e il San Lorenzo, interessata da un’altra scarpata cosismica.
23- Grandi massi caduti dalle pareti sovrastanti la Portella del Vao intorno alla scarpata cosismica.
24- La scarpata in questa zona è alta circa 70 centimetri.
25- Il sentiero che attraversa la Portella del Vao costellato di grandi massi franati dalle pareti che la circondano.
26- Il caratteristico ingresso della Portella del Vao, sulle rocce in alto sullo sfondo si vedono delle grandi chiazze bianche di frane.