MONTE AMANDOLA da Garulla

Escursione organizzata dalla sezione del Club Alpino di Fermo che ringrazio per avermi concesso di pubblicarla.

Partenza da Garulla (861 m.), preso il sentiero N4 fino a Casalicchio, risalita al Rifugio Città di Amandola quindi per il sentiero E6 (241) saliti fino al Monte Amandola (1707 m.) , ridiscesi per lo stesso sentiero, ritorno a Garulla per il Rifugio Casale di Vallecaprina (11 Km di sviluppo a/r, 850 m. di dislivello).

1- 2- Nebbia mattutina nelle valli intorno ad Amandola
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3- Il sentiero N4
4- Vecchio muretto a secco nel sentiero N4
5 – 6- La frazione di Casalicchio, sullo sfondo a destra il Balzo Rosso, a sinistra Il Pizzo quindi, ancora più a sinistra, coperto dalla nebbia, il Monte Zampa.
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7 – 8- Risalita verso il Rifugio Città di Amandola
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9- Il Rifugio Città di Amandola
10- Il panorama a monte del Rifugio
11 – 16-Fasi di risalita per il sentiero E6 (241) verso il Monte Amandola
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17- La croce di cima del Monte Amandola
18- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dal Monte Amandola
19- Il Pizzo Regina.
20- Il Monte Castel Manardo ed il Casale Grascette.
21- Foto di gruppo sulla cima del Monte Amandola
22 – 23-Discesa per lo stesso itinerario.
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24- Campolungo, nei pressi del Rifugio Città di Amandola
25- Le pendici Est del Monte Amandola con, in alto, il sentiero percorso.
26- Il Rifugio Casale di Vallecaprina, ormai con il sole tramontato.
Pianta del percorso



BALZO ROSSO – MONTE AMANDOLA

Itinerario inedito ed impegnativo, risale la cengia intermedia denominata Moje Montana, che separa il Balzo Rosso, spettacolare parete verticale di rosso calcare, dalla fascia rocciosa parallela superiore, formata invece da calcare di colore bianco, fino al Monte Amandola, con un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 5 chilometri di sola salita.

Nella prima parte della salita si visita anche una grande caverna utilizzata da tempi storici dai pastori che hanno costruito intorno un imponente muro di pietre a secco protettivo denominata La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.

ACCESSO: Per effettuare la salita proposta si deve raggiungere la base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) che si può effettuare o da Capovalle o dal Santuario della Madonna dell’Ambro.

Da Capovalle si prende il tratturo 228 (non segnalato) che prosegue dal paese verso i campi sovrastanti verso la zona denominata Capo Ripa fino a Le Macchie quindi, dopo circa 2 chilometri si ignora la deviazione a destra che conduce al Rifugio Città di Amandola e prosegue in piano fin sotto alla imponente parete Est del Balzo Rosso fino ad intercettare il sentiero 226 che sale dal Santuario della Madonna dell’Ambro quindi si prosegue per un centinaio di metri fino alla base dello spigolo della parete (1 ora circa da Capovalle).

Dal Santuario della Madonna dell’Ambro si sale verso il Balzo Rosso per il sentiero 228 fino alla base dello scoglio fino ad intercettare il sentiero descritto sopra proveniente da Capovalle (40 minuti dal Santuario).

DESCRIZIONE: Dalla base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) si risale per un centinaio di metri ancora il sentiero 226 che conduce al Casale San Giovanni Gualberto fino a circa metà canalone che scende dalla fascia superiore del Balzo Rosso dove, alla sua base, in alto, già si può osservare la grande grotta (10 minuti).

Si risale il canalone fino alla fascia di rocce e, in 20 minuti, si raggiunge la grotta con il suo grande muro perimetrale (3595553,1 E – 4757646,7 N; 1190 m.) .

Visitata la grotta si continua a risalire la cengia in salita in direzione Est che conduce alla sommità del Balzo Rosso su traccia di sentiero che prosegue proprio oltre il termine della grotta.

Si risale faticosamente tra roccette, alberi e pendii rupestri ed in 30 minuti si raggiunge una forcella erbosa oltre la quale ci si affaccia dalla sommità del Balzo Rosso con una veduta verticale sul sentiero che si è percorso per l’avvicinamento (359928,8 E – 4557657,9 N; 1220 m.).

Dalla forcella erbosa si devia nettamente a sinistra, si aggira l’ultimo sperone roccioso che compone la fascia rocciosa superiore e ci si innalza sulla ripida cresta erbosa che prosegue in direzione Nord (359830,2 E – 4757708,6 N; 1355 m.).

La cresta è molto ripida e si consiglia l’utilizzo di una piccozza, raggiunte delle roccette (359763,5 E – 4757941 N; 1520 m., 30 minuti dalla sommità del Balzo Rosso) la cresta si assottiglia e si segue fedelmente il suo filo, meno ripido, fino alla cima del Monte Amandola a 1707 metri (359267.8 E – 4758566,1 N, altri 30 minuti).

DISCESA: Dalla cima del Monte Amandola si può discendere dallo stesso itinerario anche se impegnativo in particolare se si proviene dalla Madonna dell’Ambro oppure si prende il sentiero 241 che con un lungo tornante riporta verso il Balzo Rosso quindi scende, in circa 1,5 ore, fino al rifugio Città di Amandola da cui in meno di un’ora, si ritorna a Capovalle sempre per il sentiero 228 (anche se nessuno dei sentieri nominati sono indicati in loco).

1- Il Pizzo Regina con la prima neve autunnale.
2- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dalla base del Balzo Rosso.
3- I primi contrafforti del Balzo Rosso
4- Il Balzo Rosso nella sua visione completa con le tre cime.
5- La parte laterale destra del Balzo Rosso, più articolata e meno verticale.
6 – 9- L’imponente parete sinistra del Balzo Rosso di 250 metri di sviluppo verticale anche se piuttosto friabile.
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8- La triangolare parete centrale del Balzo Rosso.
9- La parete sinistra vista dalla sua base.
10- La fascia rocciosa superiore di colore bianco con la grande grotta alla sua base.
11- 17 – La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.
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18- La vecchia porta della recinzione della grotta ancora presente in loco.
19- La parte più profonda della grotta dove è presente anche una sorgente d’acqua.
20- La Croce di Pizzo posta di fronte alla grotta.
21- Una grande pianta di edera compete in altezza con la parete rocciosa di fianco alla grotta.
22- La barriera rocciosa che sale parallela alla sottostante parete del Balzo rosso.
23- Straordinario sviluppo verticale degli strati che compongono la barriera rocciosa superiore al Balzo Rosso.
24- La cengia denominata Moje Montana prosegue fino alla sommità del Balzo Rosso.
25- La sommità del Balzo Rosso.
26- La barriera sovrastante il Balzo Rosso.
27 – 28 – Veduta dalla sommità del Balzo Rosso.
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29- Veduta verticale dalla sommità del Balzo Rosso verso il sentiero sottostante che si percorre per chi proviene da Capovalle.
30- La cresta erbosa a sinistra che dalla sommità del Balzo Rosso prosegue verso il Monte Amandola.
31- Salendo per la cresta erbosa verso il Monte Amandola.
32- La cresta erbosa oltre lo spigolo della fascia rocciosa superiore
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34- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla sommità del Balzo Rosso.
35- Un Picchio muraiolo frequenta le pareti del Balzo Rosso.
36- La cima centrale del Balzo Rosso vista al ritorno.
37- L’itinerario proposto visto dal Pizzo del Monte Priora.
38- L’itinerario proposto visto da Croce di Pizzo
39 – 40 – Dettaglio dell’itinerario proposto
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41- Pianta satellitare dell’itinerario proposto ROSSO: Percorso di salita GIALLO: Percorso di raggiungimento VERDE: Percorso di discesa alternativo a quello di salita.



BALZO ROSSO, al cospetto di una grande ma sconosciuta parete rocciosa.

Il 9 settembre 2020, con il mio amico botanico Sandro, abbiamo raggiunto la base di una delle più maestose pareti rocciose dei Monti Sibillini anche se meno conosciuta.

Il Balzo Rosso si eleva per oltre 250 metri di completa verticalità dalle pendici Sud-est del Monte Amandola, del gruppo del Monte Castel Manardo. La parete, essendo formata da friabile Scaglia Rossa, non è facilmente arrampicabile, non esistono vere e proprie vie alpinistiche ma solo tentativi e brevi salite e per questo non è frequentata e quindi nota agli arrampicatori.

Eppure la parete è verticalissima, al contrario delle altre pareti del Monte Bove o del Pizzo del Diavolo, caratterizzate da torrioni, canali, e cenge che ne interrompono la verticalità.

Per raggiungere la base della parete si può partire comodamente da Capo Valle raggiungibile in auto dalla strada per il Santuario della Madonna dell’Ambro.

Dalla parte superiore della frazione si prende un evidente tratturo indicato sulle carte con il n.228 che si inoltra per campi coltivati ed incolti in direzione del Balzo Rosso. Si tralasciano tutte le diverse deviazioni laterali meno evidenti, si supera un canalone roccioso con fonte e sorgente e ci si addentra in un bosco.

In circa 40 minuti si raggiunge un incrocio dove a destra si trova un sentiero (segnalato) che conduce verso Campolungo al Rifugio Città di Amandola ed un secondo che scende verso il Santuario, si prosegue nel meno frequentato e conosciuto sentiero centrale che si dirige verso le pareti che si raggiungono in altri 15 minuti.

Dal sentiero si può salire direttamente verso la base delle pareti oppure si può continuare per il sentiero n.226 verso il Casale S. Giovanni Gualberto.

Il sentiero è indicato in alcune guide e carte dei Monti Sibillini, per il ritorno si compie lo stesso itinerario.

1- Il Monte Zampa a sinistra, il Monte Sibilla di seguito e a destra Il Pizzo, visti da Capo Ripa, nei pressi di Capovalle.
2- Il Monte Priora con Il Pizzo ed il Poggio della Croce.
3- Il Monte Zampa a sinistra e il Monte Sibilla a destra.
4- Veduta d’insieme del Balzo Rosso.
5- Allium lusitanicum
6- la particolarissima orchidea Spiranthes spiralis nei prati di Capovalle.
7- Il tratturo che da Capovalle conduce verso il Balzo Rosso per poi dividersi per Campolungo e per la Valle dell’Ambro
8- Aquila alta in volo sopra al Balzo Rosso.
9- La parete Est del Balzo rosso
10- La parete Sud del Balzo Rosso, una lama di roccia che si innalza per oltre 250 metri.
11- Bivacco di fortuna nei massi sottostanti il Balzo Rosso.
12- L’imponente parete Sud del Balzo Rosso nei pressi dell’incrocio con il sentiero che sale dalla Santuario della Madonna dell’Ambro con quello che devia a destra verso Campolungo.
13- Allium saxatile
14- Sulla verticale della grande parete.
15- Saliamo sopra al sentiero verso la parete.
16 – 17- Balestrucci si riposano sotto a dei grandi tetti prima della partenza per la migrazione.
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18 – Sandro in esplorazione alla base della parete.
19- Il sentiero passa a poche decine di metri dalla parete.
20- La Priora con il Pizzo a sinistra e Il Pizzo Regina a destra.
21 – 22- L’imponente parete del Balzo Rosso si staglia sopra al bosco.
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23- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto nell’alta Val d’Ambro con la barriera delle Roccacce in ombra
Pianta satellitare del percorso proposto.



LE FAGLIE DI CASALE RICCI

Girovagando su immagini satellitari attuali e vecchie dei Monti Sibillini mi sono imbattuto nella zona di Casale Ricci, sulle basse pendici Sud del Monte Castel Manardo, nella Valle dell’Ambro, ed avevo osservato delle spaccature del terreno, provocate dal sisma del 2016, visibili infatti nelle immagini successive a tale periodo. Il 14 novembre 2020, giusto il giorno prima del nuovo blocco per Covid19, mi sono recato nella zona per osservare gli effetti del terremoto in quanto erano diversi anni che non raggiungevo più la zona.

Sono partito dalla Pintura di Bolognola ed ho percorso la strada che raggiunge prima il Monte Berro poi il Casale Grascette situato nei pressi del Monte Amandola quindi, per prati per fare prima, sono sceso fino al Casale Ricci ed ho girovagato intorno ad esso fino a raggiungere la sommità di un panoramico torrione posto sopra Fonte Feletta e quindi sono risalito alla Forcella Bassete per ridiscendere alla strada Rifugio Fargno-Pintura di Bolognola compiendo tutto il giro del Monte Castel Manardo , di seguito le immagini della giornata.

Durante l’escursione ho trovato un guinzaglio con tanto di catena di acciaio per cani di grossa taglia, una chiave con telecomando di una auto Wolkswagen e due mascherine chirurgiche , a dimostrazione dell’elevato numero di apprendisti escursionisti che si avventurano, talvolta imprudentemente, sulle montagne, in particolare in quest’ultimo anno.

Ho fatto un elenco di tutti gli oggetti che ho trovato solo in questi ultimi 5 anni in montagna:

n.1 slitta condominiale nel bosco del versante Est del Monte Sassotetto, trasportata fino alla stazione ecologica del paese omonimo. (foto allegata)

n. 3 berretti invernali + 4 tra berretti estivi e bandane

n.1 Piccozza !!!!

n.1 vite da ghiaccio autofilettante in titanio !!!

ben 11 moschettoni vari con rinvio o senza !!!! (in un giorno 5 contemporaneamente)

n.5 chiodi da roccia e n.3 dadi (a terra, non infissi in parete)

n.2 caschi di cui uno con diversi segni di urti ma senza testa del proprietario dentro!!!

n.1 Zaino completo di dotazione da donna con tanto di cellulare corroso con scheda illeggibile, giacche, guanti, cibo, borraccia, maglia di ricambio e accessori prettamente femminili.

una macchina fotografica compatta ormai inutilizzabile con custodia.

n.3 sci spaiati tutti al di fuori di campi da sci

n. 2 (coppia integra) di bastoncini telescopici

n.2 (coppia integra) bastoncini fissi da sci

n.2 giacche di pile

n.1 giacca invernale

n.1 paio di ghette da neve

magliette varie in diverse taglie

guanti vari spaiati e in coppia

n.2 borracce

n.2 occhiali da sole

una pila ricaricabile a manovella

n.2 coltellini multiuso

n.1 pentola a pressione completa di coperchio lungo il torrente a valle di Capotenna !!!!!

alcuni scarponi spaiati !!!! e un numero indefinito di suole o porzioni di esse.

Solo in un giorno a Pizzo Regina ho trovato una maglietta, una pila ricaricabile, un coltello multiuso e un berretto.

Posso aprire un negozio di articoli da montagna usati !!!

1- Le faglie presenti intorno al Casale Ricci, visibile in alto a destra.
2- Immagine satellitare della zona prima del terremoto (2013), confrontate le frecce con l’immagine n.3
3- Immagine satellitare della zona dopo il terremoto (2018), in corrispondenza delle frecce sono visibili i crepacci che si sono aperti nel terreno e le frane staccate dalle paretine rocciose.
4 – 5- Uno dei più grossi crepacci che si sono aperti nel terreno intorno a Casale Ricci, ci entra una persona.
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6- Antiche faglie prodotte probabilmente da terremoti storici.
7- La frattura cosismica più impressionante, non sono riuscito a vederne il fondo !!!
8- La frattura è lunga una trentina di metri.
9- La parte iniziale più larga ma meno profonda
10- La parte centrale stretta ma profondissima, ho cercato di illuminarne il fondo con una torcia ma non ho visto la fine.
11- L’abbassamento del terreno nella zona è visibile alla base delle paretine rocciose presenti, mediante la fascia di rocce più bianche in quanto protette dal terreno.
12- Particolare della foto n.11 dove si nota l’abbassamento del livello del terreno di circa 50 centimetri.
13- Le varie fratture presenti nella zona, alcune avranno millenni, altre solo quattro anni..
14- Una netta separazione delle rocce probabilmente a seguito di successioni di terremoti storici.
14- Un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) nei pressi delle pareti rocciose franate dopo il terremoto del 2016.
15- Particolare delle rocce della zona, i Calcari diasprigni dove si notano le lenti di selce.
16- Nelle rocce sono anche presenti fossili di conchiglie.
17- Vista la stagione con temperature al di sopra della norma due bellissime piante di Alyssoides utriculata dai fiori gialli (sinistra) e Arabis alpina dai fiori bianchi (destra) ancora in fiore.
18- Geranium purpureum anch’esso in piena fioritura.
19 – 20- Le pareti rocciose franate.
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21- Un Faggio è cresciuto all’interno di una frattura della roccia.
22- Bellissimo Ilex aquifolium (Agrifoglio) nei pressi del Casale Ricci.
23- Il bellissimo Casale Ricci perfettamente custodito, grazie a Mauro e Betta.
24- Unico neo negativo, il fontanile del Casale non porta più acqua.
25- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro parzialmente coperti di nebbia.
26- Altre fratture nel terreno nelle vicinanze del Casale, questa è anche pericolosa perché l’erba alta nella vallecola iniziale la ricopre parzialmente
27- I torrioni rocciosi sopra a Fonte Feletta che dominano la zona.
28- Larici da rimboschimento (non autoctoni) in versione autunnale.
29- Il sentiero che da Fonte Feletta sale fino al Casale Ricci e Casale Bassete visto in verticale dai torrioni sovrastanti.
30- veduta aerea del sottostante bosco in versione autunnale.
31 – 32-Sopra al torrione più alto caratterizzato da un profondo solco che lo distacca dal pendio che scende da Casale Ricci.
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33- La sommità del torrione da cui ho scattato le foto n.28-32
34-Il Pizzo e la cresta che sale verso il Pizzo Regina con il bosco della zona di Prato Porfidia.
35- La zona delle Roccacce con le alte pareti rocciose che formano l’infernaccetto dell’Ambro.
36- Veduta del pianoro di Casale Ricci dal torrione della foto n.33
36- Le Roccacce viste dalla strada che sale verso Casale Bassete, a sinistra il torrione della foto n.33.
37- Altri larici in versione autunnale, sono le uniche conifere che perdono gli aghi in autunno.
38- Il Casale Ricci e lo scoglio panoramico visti dalla strada che sale verso il Casale Bassete.
39- Salendo verso la Forcella Bassete con il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi immersi nella nebbia.
40- La “slitta condominiale” trovata ad agosto nel versante Est del Monte Sassotetto, alle spalle il Monte Valvasseto.



GIRO DEL MONTE CASTEL MANARDO Da M. Berro per il canale Sud-est – discesa per Forcella Bassete.

ASCENSIONE N. 997 dal 1979

Il 31 dicembre 2019 con Carlo abbiamo compiuto una ascensione classica, dalla Pintura di Bolognola fino al Monte Berro per la strada sterrata quindi siamo saliti verso la costruzione della captazione dell’acquedotto a monte del Casale Grascette ed il canale Sud-est del Monte Castel Manardo fino alla sua cima.

Siamo infine discesi per la cresta dello Scoglio del Montone fino a Forcella Bassete quindi per la strada del Fargno fino alla Pintura.

Temperature superiori alla media del periodo in quota e la poca neve presente trasformata in ghiaccio a tratti vetroso caratterizzano questo anomalo inverno del 2019-2020.

Di seguito le immagini della giornata.

1- I prati leggermente imbiancati che salgono verso il M. Castel Manardo tra il M. Berro ed il M. Amandola
2- Filo d’erba glassato dalla galaverna.
3- L’inizio del canale che conduce alla captazione dell’acquedotto con la luce radente del mattino presto.
4- Le nostre ombre sulla sponda del canale
5- L’inizio del canale, in alto a destra il M. Amandola con la traccia della strada sterrata.
6- Salendo verso il M. Castel Manardo, iniziano ad apparire il Pizzo Regina a sinistra, il Pizzo Berro al centro ed il Pizzo Tre Vescovi a destra.
7- Veduta verso sud con il Corno Grande ed il gruppo del Gran Sasso, la Maiella sullo sfondo
8- Il canale sud-est del M. Castel Manardo che, dalla strada, mantiene una sottile striscia di neve che ci ha permesso di raggiungere facilmente la cima, alle spalle Il Pizzo e la valle dell”Ambro.
9- Da sinistra il Pizzo Regina, Pizzo Berro, Pizzo Tre Vescovi e M. Acuto.
10- Sulla cima del M. Castel Manardo, il M. Rotondo sullo sfondo a destra
11- Il plateau sommitale tra la cima del M. Castel Manardo e lo Scoglio del Montone con la neve talmente gelata che non riuscivano a lasciare traccia.
12- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete (nascosta), sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi ed il M. Acuto. che sembrano collegati con la stessa cresta in primo piano.
13- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete con una spruzzata di neve solo sul versante Nord, gli anni passati grosse cornici di neve rendevano impegnativa questa discesa.