MONTE LIETO Per il canale Est.

L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.

La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.

Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.

All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.

Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.

Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.

Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.

La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.

Di seguito le immagini della salita proposta.

1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.
2- Zoom sul intuitivo canale di salita.
3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.
4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.
5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.
6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.
7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte
8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.
9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.
10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.
11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.
12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.
13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.
14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.
15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.
16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.
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18- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.
19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.
20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.
21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.
22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.
23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.
24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.
25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.
26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.
27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.
28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio
30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.
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33- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.
34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.
35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.
36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.
37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.
38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.
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40- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.
41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.
42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento
43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.
44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra.
45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.
46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.
47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.
48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).
49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.



MONTE ARGENTELLA – Canale Ovest da Pian Perduto per San Lorenzo.

Nonostante l’inverno avaro di neve, il 20 aprile 2024, in condizioni pienamente invernali con tanto di nevicata a tratti, abbiamo completato le salite delle creste e canali del Monte Argentella salendo il canale Ovest partendo dal Pian Perduto passando per il San Lorenzo, con un percorso di circa 10 chilometri andata e ritorno e 900 metri di dislivello.

La salita del canale Ovest è facile, prettamente invernale, anche questa non è riportata in bibliografia ed è consigliata a chi ha superato la fase propedeutica con la montagna invernale e vuole iniziare ad approcciarsi con salite più ripide.

Il canale, oltre il bosco di San Lorenzo, nella prima parte è caratterizzato da una strettoia con una parete rocciosa laterale molto liscia per poi allargarsi di più man mano che si sale fino a diventare un ripido pendio con pendenze costanti tra i 40 e i 45°.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il Pian Perduto di Gualdo di Castelsantangelo e si parcheggia in una delle aree di sosta di lato alla strada.

DESCRIZIONE: Dalla strada si attraversa a piedi tutto il Pian Perduto in direzione Nordest verso la Portella del Vao che permette di immettersi nella Valle di San Lorenzo, dopo circa 40 minuti e 3 chilometri di prati si raggiunge la Fonte di San Lorenzo.

Dalla Fonte si prosegue il vallone erboso a monte in lieve ma costante salita in direzione dell’evidente canale Ovest del Monte Argentella fino alla strettoia rocciosa caratterizzata da un’alta parete verticale a destra. Si prosegue nel canale che subito si impenna, la prima parte del canale è caratterizzato da sponde rocciose che si allargano man mano che ci si innalza.

Si supera il sentiero che taglia il pendio, in piano, proveniente dalla Capanna Ghezzi, e si prosegue sempre dritti nel canale che diventa meno inciso per trasformarsi in un ripido pendio con pendenze costanti di 40-45 gradi fino a raggiungere l’Antecima Ovest del Monte Argentella.

Dall’Antecima si discende un po’ per poi risalire e con altri 400 metri si raggiunge la cima del Monte Argentella, a 2175 m.

DISCESA: Dalla cima del Monte Argentella si può scendere rapidamente dirigendosi in direzione del Monte Palazzo Borghese per prendere il Canale di San Lorenzo situato verso Nordovest sotto alla Anticima Ovest.

Di seguito le immagini della salita.

1- Il Laghetto del Pian Perduto.
2- Superata la Portella del Vao ci si immette nella valle di San Lorenzo, in alto il canale Ovest del Monte Argentella.
3 – L’inizio del canale a monte della Fonte di San Lorenzo ed inizia a nevicare.
4 – 5 – La strettoia del canale con la caratteristica verticale parete laterale.
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6 – 11 -Superata la strettoia si prosegue nella prima parte del canale caratterizzato da sponde rocciose.
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12- Quindi si raggiunge il sentiero che proviene in piano da Capanna Ghezzi.
13- E si continua nel canale che si allarga man mano si sale.
14- Il Monte Prata sullo sfondo al centro.
15- Il pendio canale con l’uscita ancora molto in alto.
16- Troviamo anche neve dura per un buon tratto.
17 – 18 -Si prosegue su pendio costante a 45 gradi.
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19- Il Piano Grande e Castelluccio
20- Riprende a nevicare
21 – 24 -L’ultimo tratto di ripida salita prima dell’anticima Ovest.
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25- L’uscita sull’anticima Ovest del Monte Argentella.
26- Proseguiamo verso la cima del Monte Argentella.
27- Il Monte Palazzo Borghese ed il Sasso di Palazzo Borghese si intravedono tra la nebbia.
28- In cima.
29 – 30 – La rapida e facile discesa nel canale di San Lorenzo
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31- I boschi di faggio del San Lorenzo con le foglie, un forte contrasto.
32 – 33 – I pendii ovest del Monte Palazzo Borghese
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34- Il ritorno verso il Pian Perduto per la Portella del Vao.
35- L’itinerario proposto visto dalla Fonte di San Lorenzo
36- Tuti gli itinerari estivi ed invernali della conca del San Lorenzo.



MONTE ARGENTELLA – Nel cuore della grande e selvaggia parete Est – Grotte del Fosso dell’Argentella.

Un giorno il nostro amico Paolo Petrini, recentemente scomparso, definì il nostro modo di realizzare alcuni nuovi itinerari estivi (come molti riportati nelle mie pubblicazioni e nel presente sito) come un Escursionismo Estremo Esplorativo che può essere definito dalla sigla EEE in quanto non si effettua una vera e propria salita alpinistica ma non può essere neppure paragonato ad una escursione impegnativa e con difficoltà alpinistiche come definita dalla sigla EEA.

E’ un modo diverso, alternativo di vivere la montagna che si pone tra queste due forme di attività sportiva ma che ovviamente è destinato esclusivamente a persone esperte che sappiano affrontare itinerari EEA e che, lentamente e con cautela, si spingono oltre questo limite delle escursioni e che hanno anche le basi dell’alpinismo classico per saper affrontare salite o discese su roccia applicando tecniche alpinistiche.

Questo itinerario è uno di quelli che si possono definire EEE perché si svolge in un ambiente grandioso, selvaggio, senza alcun sentiero, su terreno ripidissimo e senza alcuna indicazione su bibliografia, dove abbiamo applicato conoscenze di alpinismo nella progressione e su calate in corda doppia, neppure gli anziani della zona sono riusciti a darci indicazioni precise e non sapevano dell’esistenza di tre grotte menzionate invece in modo impreciso nel Catasto delle Grotte della Regione Marche forse a causa delle difficoltà di ricezione del segnale GPS all’interno del Fosso, per questo motivo anche io non ho potuto inserire le coordinate precise delle cavità .

Siamo quindi saliti in esplorazione, abbiamo trovato le tre grotte indicate ed un passaggio per esplorare e salire la grande e selvaggia parete Est del Monte Argentella.

Il canale dell’Argentella che esce poco più a destra della cima, d’inverno, è invece una impegnativa e lunga salita alpinistica su ghiaccio menzionata nel libro GHIACCIO D’APPENNINO di Cristiano Iurisci (Canale d’Argento, già salito nel 1983 e addirittura disceso con gli sci nel 2000).

La cresta Nord posta tra il Canale dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne è risalita da un itinerario EEA già riportato in bibliografia che inizia dal Piano della Gardosa e raggiunge la cima del M.Argentella.

Mentre la cresta Est è stata risalita da noi in un itinerario anch’esso EEA descritto a pagina 72 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

ACCESSO: Il versante Est del Monte Argentella si raggiunge da Foce di Montemonaco. Si parcheggia l’auto alla fine del paesino (il proseguimento con auto verso il Piano della Gardosa è vietato !!!) e si continua la strada sterrata a piedi che conduce verso il Lago di Pilato.

DESCRIZIONE: Si percorre tutto il Piano della Gardosa (20 minuti) fino ad arrivare sulla verticale del Fosso dell’Argentella. Nel prato a destra della strada si nota un tratturo (358040,3 E – 4746606,4 N; 1120 m.) che sale dritto verso il fosso e che veniva usato per prelevare gli alberi abbattuti dalle slavine invernali. Si prende il tratturo e si risale faticosamente il ripido pendio che attualmente presenta numerosi arbusti che obbligano molte deviazioni. Dopo circa 30 minuti di salita dalla strada si raggiunge, sulla sinistra, un alto sperone roccioso oltre il quale il canale si biforca.

Si traversa verso sinistra per raggiungere la base del torrione dove si apre una prima cavità poco profonda ma caratterizzata da una volta perfettamente circolare, che, secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna nel Fosso dell’Argentella” (foto n. 2-3; 357587,7 E – 4746807,3 N; 1350 m.).

Si prosegue la cengia di sinistra che corre alla base dei torrioni rocciosi e che prosegue dalla prima grotta, dopo 100 metri si risale un po’ e si raggiunge una grande caverna, alta almeno 4 metri e profonda una decina che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna presso il Fosso dell’Argentella” (foto n. 4-5-6-7, coordinate imprecise).

Si ritorna indietro e si riprende il Fosso dell’Argentella che, poco più a monte dello sperone roccioso si divide in due rami. Il ramo sinistro (in salita) si presenta ripidissimo e caratterizzato da saltini rocciosi e massi instabili (foto n.10) che non permettono la sua risalita. Il ramo destro (in salita) si presenta caratterizzato da un fondo erboso anche se molto ripido (foto n.11).

Qui abbiamo salito in esplorazione questo ramo del canale dove la sponda destra rappresenta la cresta che si percorre nell’itinerario EEA già riportato in bibliografia che dal Piano della Gardosa raggiunge la cima del M.Argentella risalendo appunto la cresta Nord dell’Abbandonata posta tra il Canale dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne (indicato nella pianta satellitare n. 47 e 49, foto n. 1A-17A ).

Si risale il canale fino al suo termine (357545 E – 4746947,5 N; 1435 m.) dove delle rocce obbligano a deviare verso sinistra risalendo un ripido pendio erboso e dirigendosi sempre verso sinistra in direzione dell’altro ramo parallelo del canale traversando su terreno molto ripido dove è consigliato l’uso di una piccozza (30 minuti; foto n.13-14-16).

Si superano due valloni erbosi con isolati alberi fino a raggiungere la sponda del ramo sinistro del Fosso (foto n. 19-20-21-22).

Qui dapprima la ripidità del Fosso e le incombenti stratificazioni di rocce sovrastanti sembrano precludere il proseguimento invece salendo in verticale la sponda destra (in salita) del Fosso fino alla base delle rocce ( 357311,6 E – 4746822,1 N; 1550 m.) si nota, con estremo stupore, una lieve traccia di un vecchio passaggio che taglia in quota il ripidissimo pendio destro del Fosso per entrare in esso e raggiungere così il cuore della parete Est del M. Argentella (foto n.28-29-30-31).

Si entra quindi nel canale caratterizzato da un fondo detritico e pareti rocciose laterali fino ad una grande stratificazione oltre la quale le sovrastanti pareti verticali impediscono la risalita (20 minuti).

Secondo anziani della zona il tracciato dovrebbe proseguire verso la sommità della Ripa Grande situata sulla sinistra del Fosso ma non abbiamo trovato traccia ne possibilità di traversata nonostante le nostre ricerche.

Dal cuore della grande parete Est del M. Argentella abbiamo visto però la possibilità di raggiungere la sovrastante zona denominata “l’Abbandonata” risalendo in diagonale verso destra i ripidissimi prati alternati da caratteristiche lunghe fasce rocciose affioranti facilmente superabili fino ad uscire sulla cresta Nord del Monte Argentella posta appunto tra il Fosso dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne e raggiungere la cima seguendo l’itinerario già menzionato riportato in bibliografia e che abbiamo percorso anni fa.

Per motivi di tempo e per la minaccia di temporali pomeridiani la nostra esplorazione è proseguita ancora per un centinaio di metri di quota ma poi si è fermata qui ma ciò non toglie che la porteremo a termine in altra occasione.

Durante la discesa effettuata per lo stesso itinerario di salita siamo ritornati di nuovo alla confluenza dei due rami del Fosso dell’Argentella e abbiamo quindi ricercato la terza cavità indicata nella zona, costeggiando il bosco alla destra del canale (in discesa, a valle delle prime grotte raggiunte) siamo passati sotto ad una grande parete franata quindi costeggiato in discesa uno sperone roccioso ed infine abbiamo risalito in cordata un ripidissimo canale boscoso devastato dalle frane del terremoto del 2016 fino al suo termine dove, sotto alla parete rocciosa, abbiamo ritrovato la terza piccola cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come il “Buco del Fosso dell’Argentella” (foto n.38-39-40-41-42; 357707,6 E – 4746626,7 N approssimate per difficoltà di ricezione GPS, 1295 m:).

Dalla cavità, per facilitare la discesa su questo tratto ripidissimo e pieno di ostacoli (massi, arbusti e alberi abbattuti) siamo scesi in corda doppia facendo sosta su alberi per poi raggiungere il tratto boscoso iniziale del canale fino al prato da dove siamo risaliti e ritornare quindi a Foce per il Piano della Gardosa (foto n. 45-46).

1- Il primo tratto del Fosso dell’Argentella prima del suo sdoppiamento, in basso la strada del Piano della Gardosa
2- Lo sperone roccioso oltre il quale il canale si sdoppia, a sinistra la prima cavità raggiunta (Ph. Valerio).
3- La prima cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna nel Fosso dell’Argentella”, poco profonda ma caratterizzata da una perfetta volta circolare.
4-5 – La seconda grotta più a sinistra della prima e più ampia che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna presso il Fosso dell’Argentella”
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6-7 – veduta dall’interno della grotta.
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8- Lasciamo la cengia che forma le due grotte per proseguire la salita del Fosso dell’Argentella.
9- Al lato sinistro della cengia domina la parete Est della Ripa Grande.
10- Il ramo sinistro (in salita) del Fosso dell’Argentella caratterizzato da salti rocciosi e massi instabili che impediscono la salita in sicurezza.
11- Proseguiamo per il ramo destro (in salita) erboso anche se molto ripido, di fronte la cresta Ovest del Monte Torrone (già oggetto di salita descritta nel mio sito) e la zona de Le Svolte sul sentiero per il Lago di Pilato.
12- Risaliamo ancora nel canale mantenendoci sulla sinistra.
13- Siamo giunti al termine del ramo destro, ormai si devono risalire i ripidissimi pendii erbosi con roccette affioranti che si vedono di fronte, in alto a sinistra la cima del M. Argentella.
14- Foto n. 13 vista dall’albero sovrastante nello spigolo destro.
15- La Ripa Grande in primo piano ed il M.Torrone e l’Antecima Nord del M. Vettore sullo sfondo (Ph. Valerio).
16- Il pendio di risalita sopra al ramo destro del Fosso dell’Argentella.
18- Bellissima immagine di Valerio che racchiude il senso dell’amicizia e della passione per la montagna che ci accomuna.
19- Fasi di risalita del primo vallone verso il cuore della parete Est (Ph. Valerio).
20- In alto la cima del M.Argentella (Ph. Valerio).
21- Grandi placche rocciose caratterizzano il Fosso dell’Argentella.
22- Ci apprestiamo ad affrontare il secondo vallone per raggiungere il cuore della parete.
23- Sopra le nostre teste la zona denominata “L’abbandonata” che dice tutto, con le lunghe fasce rocciose affioranti e dove è possibile una risalita a destra dello spuntone, fino alla cresta sovrastante già risalita anni fa.
24- La ripidità del pendio a 45° costanti e, di fronte, la cresta Est che risale tra il Fosso dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne, situato oltre la cresta,
25- Raggiungiamo così la sponda destra 8in salita del Fosso dell’Argentella.
26- Il Monte Banditello e la Cima delle Prata visti dal Fosso dell’Argentella.
27- Guardiamo titubanti il pendio sovrastante che, all’apparenza, non offre possibilità di proseguimento poi, raggiungendo il ginepro a destra, si scopre una vecchia lieve traccia che entra nel fosso.
28-29-30-31- Iniziamo la traversata su terreno ripidissimo che ci ricorda il Fosso La Foce.
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30 – (Ph. Valerio).
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32-33 – Ed entriamo nel Fosso, in un luogo magico nel cuore della grande Parete (Ph. Valerio).
33- In alto la cima del M. Argentella (Ph. Valerio).
34- Le sovrastanti pareti impediscono dentro al Fosso una sicura prosecuzione estiva.
35- Per cui decidiamo di ridiscendere, anche per il sopraggiungere della nebbia in quota che poi alle 14 scenderà fino a circa 1300 metri di quota.
36- La sommità della Ripa Grande che, secondo un anziano della zona, si può raggiungere da questo versante, ritorneremo !!!.
37- Le condizioni di traversata nel bosco della parte destra (in discesa) del Fosso dell’Argentella per ricercare l’ultima cavità di cui abbiamo notizia, in questo tratto le frane prodotte dal terremoto del 2016 hanno devastato il bosco lasciando integro questo altissimo Faggio.
38-39 – Quindi con una arrampicata di sicurezza in un tratto di bosco distrutto dalle frane raggiungiamo la terza cavità.
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40- La friabilissima parete che forma la terza cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come il “Buco del Fosso dell’Argentella”
41-42 – La piccola e bassa ma profonda cavità raggiunta (Ph. Valerio).
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43- Veduta dall’interno del “Buco”.
44- Il Piano della Gardosa con tende di Scout visto dalla terza cavità.
45-46 – Approntiamo una serie di corde doppie per agevolare la discesa su terreno sconnesso.
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IMMAGINI DELLA SALITA DELLA CRESTA NORD DAL PIANO DELLA GARDOSA Luglio 2013 insieme al nostro amico Bruno (Itinerario riportato in altra bibliografia).

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17A- Fausto e Bruno nei pressi della cima del M. Argentella.
Il Fosso dell’Argentella in versione invernale.
47- Pianta satellitare del percorso proposto.
48- Dettaglio satellitare delle cavità visitate.
49- Posizione delle cavità secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche.
49- Il percorso proposto visto dalla Cima delle Prata.
50- Dettaglio delle cavità visitate.
51- Il Canale d’Argento, percorso invernale di salita al Fosso dell’Argentella.



MONTE PALAZZO BORGHESE da San Lorenzo per la faglia del terremoto del 2016.

L’itinerario è particolare ed inedito, adatto a tutti coloro che sono in grado di muoversi su terreni sconnessi senza sentiero, permette di raggiungere la cima del Monte Palazzo Borghese dalla conca di San Lorenzo costeggiando la faglia che si è attivata nel 2016 e che corre in lieve salita nel versante Ovest proprio sopra alla conca stessa, anziché salire per la più comoda, conosciuta e frequentata “strada imperiale” che sale dal Colle Abieri.

La faglia è visibile sia dal salto di pendenza del pendio sia dalla differente vegetazione, più rigogliosa a valle.

ACCESSO: In auto si deve raggiungere la Madonna della Cona da Castelsantangelo sul Nera per la strada Provinciale n.136 che sale per Castelluccio. Raggiunto il valico dove è presente l’omonima chiesina con la fontana si scende ancora in direzione di Castelluccio e dopo il muraglione di cemento (352219,5 E – 4746665 N; 1495 m) si scende a sinistra per una comoda strada sterrata che si inoltra verso la conca del san Lorenzo. In 10 minuti si raggiunge la Fonte di San Lorenzo (354392,7 E – 4746413,7 N; 1405 m.) dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dalla Fonte di San Lorenzo si si continua la strada sterrata verso il bosco soprastante che conduce ad una ampia radura nel bosco al margine superiore dell’ultimo campo coltivato della zona (355075,5 E – 4746967,3 N; 1610 m.). Qui si sale verso il bosco prendendo come riferimento il Canale di San Lorenzo situato verso sinistra (foto n.1, a destra si sale invece verso il canale Ovest del M. Argentella), si supera faticosamente l’ultimo lembo del bosco presente nell’inizio del canale e si esce su ripidi prati. Un centinaio di metri sopra al bosco si individua la linea di faglia che sale in diagonale verso sinistra e che divide in due zone distinte il versante della montagna. In corrispondenza di essa si notano dei singolari torrioni rocciosi isolati (foto n.2, 355327,4 E – 4747208,6 N; 1810 m.) e grandi e levigatissime placche rocciose (foto n.3-4) che si raggiungono facilmente (45 minuti dall’auto). Ora si segue fedelmente la base della faglia che crea anche un sentiero naturale in costante ma lieve salita in direzione Nord incontrando man mano altre placche alternate da pendii ghiaiosi (foto n.6), in questa zona la levigatezza delle placche rocciose è davvero impressionante. Giunti sulla verticale Ovest della cima di M. Palazzo Borghese si incontrano degli alti torrioni rocciosi che si superano salendo facili roccette con passaggi di I° grado (1 ora, foto n.17-18, 355164,8 E – 4747848,5 N; 18935 m.) fino a svalicare il versante Ovest raggiungendo la cresta erbosa che scende dal M. Porche (foto n. 19-20) e da qui, a destra, facilmente, in 10 minuti, si raggiunge la cima del M. Palazzo Borghese.

Dalla cima è d’obbligo salire anche al Sasso di Palazzo Borghese, molto più panoramico, con veduta verticale sul sottostante “laghetto” (foto n.25-26) e volendo, si può proseguire in direzione Nord fino al M.Porche o in direzione Sud fino al M. Argentella.

DISCESA: Dalla cima del M. Palazzo Borghese si scende per sentiero nella conca sottostante verso il M. Argentella, la cosiddetta “strada imperiale” che conduce alla forcella tra i due monti dove è presente la curiosa struttura rocciosa denominata “il cammello” o “la pecora” (foto n.32) e prosegue nel versante opposto in diagonale verso il canale Ovest del M. Argentella dove si può velocemente scendere fino ai boschi di San Lorenzo sottostanti, specie se c’è ancora neve come abbiamo trovato noi il giorno dell’escursione. Oppure si segue fedelmente il sentiero fino al Colle Abieri dove si scende alla Capanna Ghezzi sottostante, da questa per comodo sentiero verso Nord si ritorna alla Fonte di San Lorenzo (1,5 ore).

1- Il canale di San Lorenzo dove passa la “strada imperiale” da cui si accede alla conca tra M.Palazzo Borghese e il M. Argentella (vedi anche foto n.32),
2- I particolari torrioni presenti a circa metà del canale di San Lorenzo, in corrispondenza della faglia che corre nel versante ovest del M. Palazzo Borghese.
3 -4- Le liscissime placche della faglia con il lieve abbassamento del terreno visibile come linea bianca in corrispondenza del terreno
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5- Una piccola piantina di Iberis saxatilis nata dopo il 2016 in corrispondenza di una fessura nelle placche rocciose nella parte inferiore (più bianca in quanto stava sotto terra) scoperta dal terremoto.
6- La faglia è ben visibile dalla continuità di lisce placche rocciose e dal salto di pendenza del versante.
7 – 8 – 9- 10- La levigatura effettuata nei millenni dallo scorrimento delle due placche geologiche che qui si incontrano è impressionante.
8- Sullo sfondo il canale Ovest e l’anticima del M. Argentella.
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10 – 11- La faglia incombe sulla conca del San Lorenzo.
11- In alto al centro della foto il Pian Perduto e nel margine a sinistra il paese di Castelluccio
12- Dettaglio dell’abbassamento del terreno che si è verificato in questo tratto di faglia.
13- Ai piedi della faglia si è formato un sentiero naturale che permette di costeggiarla agevolmente.
14- Su un tratto di roccia scoperta dall’abbassamento del terreno qualche geologo ha staccato un provino per studio.
15- L’abbassamento del terreno è limitato rispetto ad altri siti che ho documentato (Cordone del Vettore, M.Porche, Valle delle Fonti ecc.) ma comunque nettamente visibile.
16- Giunti sulla verticale della cima del M. Palazzo Borghese sono presenti dei torrioni di roccia.
17 – 18- Saliamo per facili roccette verso la cresta soprastante sempre al cospetto di grandi placche.
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19- Un breve tratto innevato prima della cresta, sullo sfondo il Monte Prata a sinistra e strada che conduce alla Fonte della Giumenta a destra.
20- Il versante Sud del Monte Porche con la faglia ben visibile che prosegue sul pendio sotto la cima.
21- Un consistente accumulo di neve forma anche un piccolo laghetto sotto alla cima del Monte Porche.
22- La cima del sasso di Palazzo Borghese.
23- Il ripidissimo canale Est del Sasso di Palazzo Borghese, la cui salita è già descritta in questo sito.
24- La parete Sud del Sasso di Palazzo Borghese.
25 – 26- Veduta verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese sul “laghetto” sottostante
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27- La cima del Monte Palazzo Borghese vista dal Sasso.
28- La ripida uscita del canale della parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese salita in prima assoluta con Stefano questo inverno. (SASSO DI PALAZZO BORGHESE Diretta Nord invernale)
29- salendo al M.Palazzo Borghese con alle spalle il sasso salito poco prima.
30- Sulla cima del M. Palazzo Borghese ancora effetti del terremoto, grossi blocchi di roccia sollevati e spezzati.
31- Scendendo per la “strada imperiale” poco prima del “cammello” incontriamo un lupo solitario.
32- Il caratteristico scoglio denominato “il cammello” o “la pecora” ai piedi del quale passa la “strada imperiale” e, nel versante Ovest, scende il Canale di San Lorenzo, conosciuto itinerario di salita invernale.
33- Discesa rapida scivolando sulla neve nella parte terminale del canale Ovest del. M.Argentella ci riporta brevemente alla conca del San Lorenzo.
34- Daphne mezereum profumatissima nel bosco di San Lorenzo.
35- L’itinerario di salita proposto, visto da M. Veletta
36- Pianta satellitare del percorso proposto.
ROSSO :Itinerario di salita
GIALLO: Itinerario di discesa.



SASSO DI PALAZZO BORGHESE Diretta Nord invernale.

Il Sasso di Palazzo Borghese è ben noto per la sua imponente parete Est che domina tutta la conca del Laghetto mentre la parete Nord è poco conosciuta.

Stretta, articolata ma ripidissima, la parete Nord di Sasso Borghese la si osserva sulla sinistra se dal Laghetto si sale per il sentiero verso la Sella tra il Monte Porche ed il Monte Palazzo Borghese ma, a quanto mi risulta dalla bibliografia, non è percorsa da alcuna via ne invernale se tantomeno su roccia.

Il 27 gennaio 2022, con Stefano, abbiamo risalito la parete Nord per il ripido canale innevato che delimita la parete Nord sulla destra, con una probabile via nuova invernale.

ACCESSO: Per salire la via si deve raggiungere il Laghetto di Palazzo Borghese partendo da Foce di Montemonaco e risalendo l’ormai conosciutissimo “canale”.

DESCRIZIONE: Giunti alla conca del Laghetto (almeno 1,5 ore dal Foce) si prosegue in direzione della parete Est piegando in netta salita verso destra fino a raggiungere la base dello spigolo Nord dove si innalza un ripido canalino innevato (foto n.1, 20 minuti).

Questo canalino è stato già salito da noi più volte in precedenza, il giorno della salita questo tratto era riempito di 30-40 cm di neve fresca accumulata dal vento che ci ha costretto a risalire il pendio ancora più a destra dove sale il sentiero estivo per poi traversare verso sinistra a riprendere il canale alla base della parete Nord.

Giunti alla base della parete si costeggiano a sinistra dei torrioni di roccia dove il canale gira ed inizia ad impennare. Si prosegue in netta salita e si continua nel canale che si stringe.

In circa 150 metri si raggiunge l’uscita del canale in corrispondenza del sentiero estivo che, dalla sella del Monte Palazzo Borghese, raggiunge la cima rocciosa del Sasso di Palazzo Borghese, poco prima del tornante dove è presente la lapide in ricordo degli alpinisti che nel 1976 precipitarono dalla parete Est durante il tentativo di scalarla (foto n.2, altri 40 minuti) .

Il canale presenta una pendenza di 45-50 nell’ultimo tratto in uscita, è facile ma chiaramente richiede attrezzatura alpinistica invernale, è interessante perché completa il panorama delle salite al Sasso di Palazzo Borghese, alcune delle quali da me effettuate e già descritte in questo sito, quale la via su roccia della cengia e cresta Est, già ripetuta da un’altra cordata, e il canale Est invernale, già diventata una salita classica ripetuta da diversi alpinisti.

La parete Nord potrebbe riservare anche una variante di salita ancora più a sinistra del canale, risalendo un canale-camino ed il sovrastante imbuto presente tra i torrioni di roccia superati ma le condizioni di scarso innevamento trovate nel giorno della salita non ce lo hanno permesso.

DISCESA: Dalla sella tra Il Monte Palazzo Borghese ed il Sasso dove si scende una volta raggiunta la cima dell’ardita parete rocciosa, si scende nel sottostante pendio-canale di destra situato alle falde delle pendici Est del Monte Porche che, in 45 minuti, riporta velocemente al Laghetto

1- Il tratto iniziale del canale che dal Laghetto costeggia la parete Nord, in alto si vede l’intaglio del canale oggetto della salita effettuata.
2- La parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese vista dal Monte Porche con il tracciato della nostra via invernale.
3- La parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese vista dal sentiero di salita per la Sella del Monte Porche con il tracciato della nostra via invernale
4- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese illuminata dalla luce del primo mattino.
5-6- Lo spigolo Nord con il canalino innevato che consente, in caso di neve buona, di raggiungere l’attacco della via proposta.
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7-8- L’imbocco del canale di salita con, a sinistra i torrioni rocciosi che lo caratterizzano (ph. Stefano Ciocchetti).
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9- Partiamo con il primo tiro di corda per affrontare il tratto più ripido del canale (ph. Stefano Ciocchetti) .
10- Sulla sinistra è visibile un camino-canale che , in caso di buon innevamento, potrebbe consentire una variante di salita parallela (ph. Stefano Ciocchetti) .
11 – 18- Momenti di salita nel tratto più ripido
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16 (ph. Stefano Ciocchetti)
17 (ph. Stefano Ciocchetti)
18- Sullo sfondo il Monte Sibilla (ph. Stefano Ciocchetti) .
19- 20- L’uscita del canale sui ripidi pendii sotto alla cima di Sasso di Palazzo Borghese.
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22- La cima di Sasso di Palazzo Borghese, a sinistra il M.Palazzo Borghese, a destra il M. Porche (ph. Stefano Ciocchetti) .
23- Castelluccio emerge dalla nebbia del Pian Grande
24- I Monti Gemelli sullo sfondo a sinistra e la cresta del Torrone dietro alle spalle di Stefano.
25- Veduta verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese sulla sottostante conca del Laghetto, 250 metri più in basso di salto verticale.
26- Veduta verso Sud, il Monte Argentella al centro, la cima del Redentore a destra ed il Monte Vettore a sinistra.
27- I ripidi scivoli della parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese con il Monte Porche sullo fondo.
28- L’ombra della stretta ma ripidissima parete Nord di Sasso di Palazzo Borghese.
29- Veduta verso Nord, il Monte Sibilla a destra e Cima Vallelunga al centro.
30- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese con la cengia appena innevata della nostra via su roccia del versante.
31- La conca tra il Monte Palazzo Borghese di fronte e il Sasso.
32- Discesa rapida verso il Laghetto, tra rare strisce di neve ghiacciata e alti riporti di neve fresca modellata dal vento.
33- La conca del Laghetto
34- Nonostante erano solo le 13 la parete Est era già in ombra.
35- Arbusto di Rhamnus alpina e steli di Verbascum spp. nei pressi del Laghetto



MONTE ARGENTELLA salita invernale per il Canale Gemello di sinistra.

Il 22 Gennaio 2022, con Alicia, Angelo e Valerio, abbiamo raggiunto la cima del Monte Argentella da Castelluccio salendo per la Valle delle Fonti e per il “canale gemello” di sinistra.

La salita del canale di destra l’avevamo effettuata il 22 Dicembre 2020 in condizioni completamente diverse e descritta nel sito a cui rimando.

Stavolta l’innevamento era scarso e in alcuni punti quasi inesistente e comunque anomalo per il periodo ma almeno la giornata era limpida e calda.

Nei pressi della Fonte de Matte’ di cui è rimasta solo la piattaforma di cemento, all’imbocco della Valle delle Fonti è stato messo da poco un tabellone che descrive gli effetti del terremoto del 2016 nella valle che avevo già descritto nella rubrica “reportage posto sisma” a cui rimando.

Di seguito le immagini della salita.

1- Il versante Sud del Monte Argentella visto dalla Valle delle Fonti, per fortuna aveva nevicato il giorno prima altrimenti il versante Sud della montagna sarebbe stato scoperto dalla neve.
2- L’ultimo fontanile della valle, la Fonte dei Casceri, sopra le rocce ci sono gli attacchi dei due canali gemelli.
3- Traversiamo il canale gemello di destra per andare a risalire quello di sinistra.
4- Sulla cresta che divide i due canali.
5- Imbocchiamo il canale di sinistra, la pendenza non è eccessiva e la neve buona, nei prati laterali emerge l’erba, di fronte la cresta del Redentore.
6- Nel canalone che forma un continuo con la Valle delle Fonti sottostante, a destra Castelluccio. il Piano Grande è praticamente senza neve.
7- L’uscita del canale nei pressi del pianoro del Casale dell’Argentella di cui esce dalla neve solo il camino, visibile poco sotto i due salitori sullo sfondo.
8- Traversata verso la cresta Sud del Monte Argentella.
9- Sulla cresta Sud del Monte Argentella con la cima di fronte.
10- Il ripidissimo versante Est del Monte Argentella che scende verso il Piano della Gardosa, sullo sfondo La Cima delle Prata e il Monte Banditello.
11- Il versante Ovest del Monte Torrone.
12- Vista verso Sud, a sinistra il Monte Vettore, a destra la Cima del Redentore.
13- 14- Grandi cornici nella cresta Sud del Monte Argentella.
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15- 16- 17- Iniziamo la discesa verso Forca Viola (ph. Angelo)
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18- La Cima di Forca Viola domina la forca omonima. per lo scarso innevamento è ben visibile il sentiero che sale verso la Cima del Redentore.
19- L’inizio della discesa da Forca Viola, di fronte Castelluccio da dove siamo partiti.
20 – 21- Momenti di discesa nel facile canale sottostante Forca Viola.
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22- Il versante Sud del Monte Argentella visto al pomeriggio dalla Valle delle Fonti, si noti come già si è sciolta la neve del giorno prima rispetto alla foto n.1
23- Video di Angelo
24 – 25 Video di Valerio.
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MONTE LIETO per la cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

Salita classica adatta a tutti dalla Forca di Gualdo (1496 m.) al Monte Lieto (1944 m.) per la cresta Nord passando per il rimboschimento a monte della casetta di pastori.

Di seguito le immagini della giornata.

1 – 2- La cresta Nord di Monte Lieto con il primo tratto di rimboschimento vista dalla stazione di rilevamento sismico a monte della casetta di pastori.
2- (Ph. Monica Capretti)
3- Nuvole arcobalenanti verso il Monte Cardosa.
4 – 5 – Neve fresca all’interno del rimboschimento
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6 – Finalmente usciti dl bosco iniziamo a trovare neve più consistente, alle spalle il Monte Porche.
7- La Cima del Redentore ed il Pian Perduto
8 – 9- Gli ultimi larici isolati prima della cresta.
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10- Finalmente neve ottima sulla cresta, sullo sfondo il Monte Bove Sud ed il Monte Bicco.
11- Il Pian Falcone visto dalla cresta.
12 – 13- Il tratto più ripido della cresta Nord, alle spalle la Forca di Gualdo con la Madonna della Cona dove si dividono le strade per il Monte Prata (sopra) e per Castelluccio (sotto).
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14 – 15- Verso la cima (Ph. Monica Capretti)
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16- Il Pian Perduto, il Monte Argentella e la Cima del Redentore visti dalla cima di Monte Lieto.
17- La cresta che scende dal Monte Lieto al Pian Falcone e la valletta di Valloprare sottostante.
18- In cima al Monte Lieto.
19- Il versante Ovest del Monte Porche (a sinistra) ed il Monte Palazzo Borghese (a destra).
20- I canali Ovest della cima di Forca Viola e del Quarto San Lorenzo
21- Castelluccio ed io Piano Grande con la strada per Forca di Presta.
22- La Cima del Redentore vista dal Monte Lieto.
23- Veduta verso Nord con Camerino che emerge al centro della vallata a sinistra del Monte Careschio ed il Monte San Vicino a destra sullo sfondo.
24- Veduta aerea del Pian Perduto e della conca del San Lorenzo.
25- la cima del Monte Lieto.
26- Strane tracce lasciate da porzioni di neve scivolate a valle dopo il nostro passaggio.
27 – 28 – 29-La Cima del Redentore in tempi diversi con diverse illuminazioni.
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30- Zoom sullo scoglio dell’Aquila glassato da Alpine ice.

Castelluccio non è solo fioritura estiva ma anche d’inverno regala immagini sensazionali in bianco e nero naturale.




MONTE ARGENTELLA salita invernale per il Canale Gemello di destra.

Il 22 dicembre 2020, con Stefano e Monica abbiamo raggiunto la cima del Monte Argentella salendo per uno dei cosiddetti “Canali Gemelli” nel versante Sud della montagna, raggiungibili dalla Valle delle Fonti.

La salita prettamente di carattere invernale è facile anche se, chiaramente, richiede attrezzatura alpinistica quale ramponi e piccozza, non essendo riportata in alcuna bibliografia pur essendo stata da noi salita molte altre volte, rappresenta una possibile via di salita piuttosto rapida alla cima del Monte Argentella e viene perciò descritta come via di salita invernale inedita ed adatta a tutti.

I due canali sono invece usati e descritti come via di discesa in alcune pubblicazioni di itinerari di scialpinismo.

Il giorno dell’ascensione, fatta poco prima del lookdown natalizio, abbiamo trovato condizioni meteo avverse quali forte vento in quota e soprattutto da 1600 metri fino alla cima siamo saliti sotto condizioni pressoché continue di Whiteout con visibilità ridotta anche a meno di 10 metri che hanno trasformato la facile salita in una vera e propria avventura di alta quota.

Cos’è il whiteout: Reinhold Messner narra in occasione di una tragedia in montagna accaduta nelle Alpi il 30 aprile 2018: «Quanto ti trovi nel whiteout, un mix di nebbia, neve e vento gelido, non c’è colpa, perché non si vede più niente. Da quello che ho capito le condizioni erano queste e purtroppo è accaduta una tragedia». «In quelle condizioni – spiega – se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi non riesci a metterli a fuoco. Basta essere anche a meno di 100 metri da un rifugio ed è impossibile trovarlo».

Salire in montagna in tali condizioni è riservato solo a chi conosce molto bene il luogo di salita altrimenti è un attimo mettersi in grosse difficoltà e in situazioni di pericolo perché solo chi passa una esperienza di whiteout capisce cosa significa, proprio come narra Messner, i propri occhi non riescono a mettere a fuoco dove si cammina e si procede come in una nuvola bianca tutta intorno che crea un disagio visivo e psicologico davvero difficile da gestire per cui è facilissimo perdere l’orientamento e la direzione giusta o mettere i piedi oltre una cornice di neve.

ACCESSO: Per effettuare l’ascensione si deve raggiungere in auto il paese di Castelluccio quindi si scende dalla collina e appena terminata la discesa si gira a sinistra e si parcheggia nello spiazzo erboso. Dal parcheggio parte la strada sterrata che conduce allo spiazzo di raccolta delle macerie del paese per poi dividersi. A Sinistra si va per Capanna Ghezzi interdetta alle auto che si ignora.

DESCRIZIONE SALITA: Dall’area di raccolta delle macerie proseguendo invece verso destra, (addirittura anche in auto in quanto non ci sono divieti ed il fondo della strada è ottimo se non c’è neve), si raggiunge in circa 20 minuti a piedi la fontana dell’imbocco della Valle delle Fonti (355313,2 E – 4743932,5 N; 1415 m.) . Si scende il pendio oltre la fontana che si addentra nella Valle delle Fonti e si percorre tutta la valle su comodo sentiero. Giunti, in altri 25 minuti, nei pressi di una vecchia fonte (355772,6 E – 45184,5 N; 1610 m.) si devia a destra per 100 metri verso Forca Viola per raggiungere l’attacco dei “canali gemelli” (355828,5 E – 4745286,1 N; 1645 m.). Si inizia a risalire il pendio che si fa sempre più ripido ma mai eccessivo scegliendo uno dei due canali, generalmente quello destro è più profondo quindi conserva più neve e sempre in buone condizioni. Una volta entrati nel canale lo si risale completamente su facili pendii di 30 – 40° fino ad uscire, in circa 60 minuti, nel pianoro che precede la cima nel versante Sud. Dal pianoro, in altri 20 minuti, ci si dirige verso destra in direzione Nord-est a prendere la cresta che sale dalla Forca Viola e che in breve conduce alla cima del Monte Argentella a 2200 metri.

DISCESA: Dalla cima si scende i per la cresta Sud in direzione di Forca Viola che si raggiunge in circa 30 minuti, giunti alla sella si scende direttamente per il canale in direzione Ovest che riporta in altri 30 minuti alla Valle delle Fonti nel punto dove si è iniziata la salita di uno dei due “canali gemelli”.

1- La Valle delle Fonti con l’inizio dei due “Canali gemelli” coperti in alto dalla nebbia.
2- A sinistra di Stefano c’è a vecchia fonte della valle, in corrispondenza di alcune formazioni rocciose, al centro l’imbocco del canale gemello sinistro, a destra si nota l’imbocco del canale gemello destro di salita.
3- Primo tratto di salita nel canale destro.
4- Più saliamo più si fa fitta la nebbia.
5 – 6 – 7- Il tratto centrale più ripido del canale gemello di destra.
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8 – 9- Il tratto finale del canale prima del pianoro sommitale.
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10- A quota 1900 metri la neve ricopre tutta l’erba e siamo immersi nel più totale whiteout.
11- A quota 2000 metri abbiamo trovato numerose Chionee, insetti senza ali che straordinariamente in pieno inverno, girovagano sulla neve e già trovati nella Valle del Fargno.
12 – 13- Giunti alla cresta che sale da Forca Viola procediamo verso la cima avvolti in una nebbia fittissima con meno di 10 metri di visibilità.
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14- Finalmente la cima del Monte Argentella sbuca dalla nebbia.
15- A dimostrazione che siamo arrivati sulla cima del M.Argentella la solita pietra con la scritta col pennarello.
16- Stefano e Monica in cima
17- Riprendiamo la discesa verso Forca Viola.
18- Il canale Ovest di Forca Viola nel tratto caratterizzato da massi di conglomerato permette una rapida discesa verso la Valle delle Fonti, anche la fotocamera ha difficoltà di messa a fuoco in condizioni di whiteout.
19- Il versante Sud del Monte Argentella con in giallo : Itinerario di Raggiungimento, rosso: Itinerario di salita, Verde: Itinerario di discesa.
Pianta satellitare del percorso proposto. Giallo : Itinerario di Raggiungimento. Rosso: Itinerario di salita. Verde: Itinerario di discesa.



CIMA VALLELUNGA DA ISOLA SAN BIAGIO

Il 12 Dicembre 2020, con Federico e con tanta voglia di camminare sulla neve dopo il nuovo lookdown, siamo partiti all’alba da Isola San Biagio (932 m.) e abbiamo raggiunto Cima Vallelunga (2221 m.), percorrendo oltre 15 chilometri andata e ritorno e compiendo uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini. Il primo tratto di salita è poco conosciuto e non è riportato ne nella bibliografia ufficiale ne in alcune cartine dei Monti Sibillini per cui ho reso interessante descriverla, l’avevamo percorso alcuni anni fa in discesa in occasione della salita della cresta Nord-est del Monte Zampa a cui rimando all’itinerario riportato alla stessa sezione “nuovi itinerari”. La seconda parte si limita a risalire la strada del Monte Sibilla tagliando per prati innevati alcuni tornanti per evitare i grandi accumuli di neve formatisi sulla strada.

L’itinerario invernale non presenta difficoltà alpinistiche ma essendo molto lungo e con un dislivello di quasi 1300 metri è adatto solo ad escursionisti ben allenati soprattutto se si incontrano accumuli di neve fresca sulla strada che rendono faticosa l’andatura, come è capitato a noi. Consigliatissimo come allenamento estivo.

Chiaramente da evitare con il versante Est del Monte Sibilla sovraccarico di neve per l’elevato pericolo di slavine. Le slavine che scendono per il Fosso del Balzo giungono ad interrompere la strada per Foce !!!

Accesso: Si raggiunge Isola San Biagio da Montemonaco, al bivio della strada del Monte Sibilla si gira a destra e si raggiunge la frazione.

Salita: Da Isola S. Biagio si prende una stradina asfaltata che passa nelle case più in alto del paese dove al suo termine parte un tratturo sterrato in piano che si dirige verso Nord. (361841,3 E – 4752191,8 N; 950 m.). Il tratturo si snoda quindi in lieve salita sempre verso nord, dopo circa 650 metri m si superano due tornanti sempre in salita. Giunti ad una netta curva in un ripiano erboso (30 minuti; 361539,6 E – 4753102,7 N; 1130 m.) si lascia il tratturo principale che si dirige verso un edificio situato nei prati più in alto a destra. Si devia quindi a sinistra per un sentiero appena accennato ma recentemente segnalato con numerosissimi bolli rossi a terra che, passando vicino alla piccola Fonte di Pianamonte sotto a caratteristici evidentissimi massi denominati “i guardiani” (foto n.31; 361106 E – 4752613 N; 1300 m.), in circa 1,20 ore dal paese conduce al tornante della strada per il Monte Sibilla, poco prima del Rifugio omonimo (360653 E – 4752103,8 N; 1520 m.). Quindi abbiamo proseguito seguendo la strada e tagliando per prati alcuni tornanti, fino al termine della strada nella cresta tra il Monte Sibilla e Cima Vallelunga (ore 2 dal Rifugio).

Da qui, in altri 30 minuti per parte, si raggiungono le cime dei due monti poste una opposta all’altra rispetto al termine della strada.

Discesa: Obbligatoriamente si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

1- Erba glassata al mattino intorno alla fonte di Pianamonte nei pressi dei cosiddetti “guardiani”, a monte di Isola San Biagio (vedi foto n.31).
2- Giunti nei pressi del Rifugio Sibilla si vede anche il Casale della Banditella.
3- Versante Est del Monte Sibilla con la cosiddetta “corona” rocciosa.
4- Il Sasso di Palazzo Borghese con la sua parete Est in piena forma invernale.
5- Il versante Nord e Nord-Est del Monte Argentella.
6- La Valle del Lago di Pilato con il Monte Vettore a sinistra e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
7- IL versante Est di Cima Vallelunga che sale dalla Frondosa.
8- Il Monte Porche e la zona della Fonte del Faggio e Ramatico, sotto alle pareti del versante Est di Cima Vallelunga
9 -Saliamo il pendio sopra alla Banditella per evitare gli accumuli di neve fresca sulla strada della Sibilla.
10- La cima del Monte Sibilla vista a monte della Banditella.
11 – 12- La strada della Sibilla con accumuli anche di più di un metro di neve fresca.
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13- Nei pendii parzialmente scoperti invece la neve non supera mediamente i 30 centimetri.
14- Il Fosso del Balzo scende ripidamente verso la Valle di Foce., per fortuna l’innevamento è scarso e non si ha pericolo di distacco di slavine.
15- Giunti ormai quasi alla cresta con la strada praticamente sommersa dalla neve.
16- Cima Vallelunga con gli scogli denominati ” i tre Vescovi”
17- La cresta Ovest del Monte Sibilla con Federico che si appresta a raggiungere la cima.
18- Il Monte Sibilla visto dalla cresta per Cima Vallelunga.
19. Cima Cannafusto e il Monte Bove Sud sullo sfondo.
20- Il Pizzo Regina (M.Priora) a destra ed il Pizzo Berro a sinistra.
21- Il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
22- Il versante Sud del Pizzo Regina.
23- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese .
24- Il Pian delle Cavalle illuminato, nel versante Nord del Monte Argentella.
25- All’improvviso arriva la nebbia, in 10 minuti si è chiuso il cielo, cosa normale in montagna.
26- Scendiamo da Cima Vallelunga immersi nella nebbia.
27- Per fortuna la nebbia forma una fascia in quota.
28- La zona della Fonte del Faggio.
29- 30- La lunga discesa nella strada della Sibilla piena di neve.
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31- Ritorniamo alla fonte di Pianamonte, l’erba intorno si è scongelata, sopra si vedono i due scogli isolati denominati i “guardiani”, a monte di Isola San Biagio.
Pianta satellitare del solo primo tratto di salita meno conosciuto, da Isola San Biagio al Rifugio Monte Sibilla, il secondo tratto segue la strada del Monte Sibilla fino al suo termine.



MONTE ARGENTELLA E MONTE PALAZZO BORGHESE Da S. Lorenzo per il canale Ovest.

Anello classico, il 15 febbraio con Federico abbiamo raggiunto in auto la zona del S.Lorenzo dalla Madonna della Cona di Castelluccio e siamo partiti a piedi dalla fonte omonima.

Abbiamo risalito in tratto di bosco in direzione del canale Ovest del Monte Argentella quindi, su neve gelata e continua (avevo visto il canale dal M. Cardosa che era l’unico con neve fino alla cima) abbiamo raggiunto l’antecima ovest del M. Argentella quindi la cima più alta e siamo scesi anche verso il versante Nord per affacciarci sulla ripida parete denominata l’Abbandonata che scende a picco verso il Piano della Gardosa.

Quindi siamo risaliti di nuovo in cima e proseguito la cresta in direzione del Sasso di Palazzo Borghese, abbiamo raggiunto la cima dello scoglio gemello.

Siamo quindi scesi al fianco nord dello scoglio gemello un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese, oggetto già di una nostra salita invernale inedita, per fare delle foto e far provare a Federico una breve ma impegnativa salita su ghiaccio, infatti siamo risaliti su un canalino di neve gelata piuttosto ripido fino alla Sella di M. Palazzo Borghese.

Abbiamo quindi salito la cima del Sasso e quindi del M. Palazzo Borghese quindi siamo scesi dalla cresta in direzione dello scoglio denominato “il cammello” da cui abbiamo preso la “strada imperiale” fino ad intercettare il canale di salita.

Dal canale di salita siamo scesi velocemente scivolando su neve ormai ammorbidita fino ai boschi di San Lorenzo quindi brevemente fino alla fonte omonima.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il canale Ovest del M. Argentella nel tratto iniziale poco sopra al bosco al mattino presto e con forte vento, al sole la zona di San Lorenzo
2- A metà canale, sullo sfondo il Monte Prata e il Monte Cardosa.
3- Uscita del canale nei pressi dell’antecima Ovest del M. Argentella, sullo sfondo Il M. Palazzo Borghese, il Sasso e il M. Porche
4- Innevamento scarso sul plateau sommitale del M. Argentella.
5- Salendo verso la cima del M. Argentella si scopre il gruppo del M. Vettore a sinistra e la Cima del Redentore a destra
6- Le nostre ombre verso il M. Palazzo Borghese e M.Porche.
7- Scendendo dalla cima del M. Argentella verso l’antecima Nord
8- La ripidissima parete Nord del M. Argentella con la neve solo nel lato Nord mentre il lato Est è completamente pulito, scherzi di questo strano inverno. Nel filo di cresta centrale e nel canalino sinistro sale la nostra via estiva descritta nel mio secondo libro
9- Dimostrazione della verticalità della parete Nord denominata anche “L’abbandonata”.
10- veduta verso Sud, il M. vettore e la conca del Lago di Pilato.
11- Forca Viola e la cresta da Quarto S. Lorenzo alla Cima del Redentore.
12- Veduta verso Nord, sullo sfondo il M. Porche e l’imponente Sasso di Palazzo Borghese con lo scoglio gemello più piccolo ed il canalino che costeggia la parete salito per la prima volta da noi e descritto nel sito.
13- La Cima Vallelunga e sullo sfondo Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
14- Il M. Sibilla praticamente senza neve.
15- La cresta di discesa dal M. Argentella verso il M. Palazzo Borghese e i due scogli gemelli.
16- La cima dello scoglio gemello del sasso di Palazzo Borghese completamente squarciato dal terremoto del 206 con ancora un alto pericolo di crolli di massi, sullo sfondo il M. Argentella.
17- Il Sasso di Palazzo Borghese con il canalino alla base della parete Sud della nostra via invernale,.
17- Il ripido canalino ghiacciato tra i due scogli che abbiamo risalito dopo essere scesi un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese.
18- Il tratto più ripido del canalino.
19- L’uscita con alle spalle la parete Sud del Sasso di Palazzo Borghese.
20- Il tratto risalito delle foto 17-19 visto in verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese.
21- Il gruppo Sud del Monti Sibillini visto dalla cima di sasso di Palazzo Borghese.
22- La martoriata cima del Sasso di palazzo Borghese con massi ancora instabilissimi, sullo sfondo il M. Porche.
23- la cima del M. Palazzo Borghese.
24- La mia ombra si riflette su un masso della parete Nord di Sasso di Palazzo Borghese, sullo sfondo il sentiero che proviene dalla Fonte dell’Acero.
25- Facili roccette prima della cima di M. Palazzo Borghese, in fondo la sella tra il Sasso (a sinistra) e lo scoglio gemello (a destra)
26- Veduta verso Castelluccio ed il Piano Grande in condizioni autunnali o meglio primaverili.
27- La valletta tra il M. Argentella e il M. Palazzo Borghese.
28- Scogli alla forcella della “Strada imperiale”
29- Lo scoglio denominato “il cammello”
30- La rapida discesa in scivolata su neve ammorbidita nel canale Ovest risalito al mattino con neve ghiacciata.
31- 32 Steli di Verbascum e Digitalis nella Valle di San Lorenzo
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33- Larva di insetti del genere Tricottero nell’acqua della Fonte di San Lorenzo racchiusa in un guscio di sassolini incollati tra loro.
34- Il percorso dell’escursione.