A CACCIA DI MICROMETEORITI Nei canyon dei Monti Sibillini

ASCENSIONI N. 972-974/980 dal 1979.

Anni fa trovai un interessante articolo sulla Rivista Mineralogia Italiana n.3 del 2011 sulle Micrometeoriti.

In particolare l’articolo indicava come si identificano, la loro forma e come cercarle.

Le micrometeoriti sono particelle di materiale cosmico con dimensioni inferiori al millimetro che cadono numerose sulla superficie terrestre e molto spesso fungono da nuclei di aggregazione di particelle di ghiaccio presenti nell’atmosfera ricadendo poi sotto forma di fiocchi di neve o pioggia.

Le micrometeoriti quindi possono essere ritrovate con una certa facilità dopo lo scioglimento di grandi accumuli di neve come quelli che si formano dopo l’inverno nei numerosi canyon dei Monti Sibillini.

Ma come cercarle? Essendo per la maggior parte costituite da ferro presentano la capacità di essere attratte da un magnete.

Quindi ponendo un forte magnete all’interno di un barattolino in plastica con fondo piatto e facendolo scorrere legato ad un filo sopra al fondo di una valle dove c’è stato un accumulo di neve sciolto da poco le micrometeoriti magnetiche si attaccheranno al fondo esterno del barattolo.

Ponendo quindi un contenitore trasparente di plastica sotto al fondo del barattolo ed avvicinando un secondo magnete al fondo, contemporaneamente allontanando il magnete posto all’interno del barattolo si trasferiranno le micrometeoriti dal barattolo al contenitore trasparente.

Quindi osservando il contenitore trasparente con un microscopio per uso mineralogico con almeno 100 X di ingrandimenti si potranno vedere le sferule di materiale magnetico raccolte.

1- Micrometeoriti osservate al microscopio (Da Rivista Mineralogica n.3 – 2011)
2- Una parte dell’articolo sulle micrometeoriti tratto dalla Rivista Mineralogica n.3 – 2011
3- Attrezzatura per la raccolta delle micrometeoriti: un barattolo in plastica a fondo piatto munito di cordino per farlo scorrere sopra al terreno di ricerca contenente un potente magnete.

In particolare con una serie di uscite nei Monti Sibillini abbiamo perlustrato il fondo di alcuni canali della Valle del Fargno, dal Monte Castel Manardo fino al Monte Acuto, il fondo del Fosso di Buggero, alla base dell’imbuto del versante Nord di Monte Cacamillo e la base della Valle delle Cascate dell’Acquasanta dove, anche questo inverno, si erano formati accumuli di diversi metri di neve.

Di seguito le immagini anche storiche dei luoghi visitati e soprattutto ciò che abbiamo trovato sul fondo.

Mi scuso per la qualità non elevata delle foto fatte alle micrometeoriti ponendo la fotocamera sopra all’obiettivo del microscopio ma non dispongo di microscopio con fotocamera incorporata.

4- Uno dei vari canali di ricerca nella Valle del Fargno, qui in versione primaverile, alla base della parete Nord di M. Acuto
5- Il secondo luogo di perlustrazione, il versante Nord del Monte Cacamillo con il suo imbuto che ogni inverno può raccogliere anche 30 metri di neve.
6- Aprile 2017, il fondo dell’imbuto del versante Nord di Monte Cacamillo, localmente chiamato “Buggero” riempito dalle slavine del “nevone” del gennaio 2017 con circa 30 metri di neve, la cascata al centro era quasi completamente coperta.
7- Aprile 2018, Imbuto di “Buggero”, molta meno neve rispetto all’anno prima.
8- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, la cascata creando una corrente di aria ha scavato una galleria nell’accumulo di neve.
9- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, passaggio sotto l’accumulo di neve.
10- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, vista da sotto l’accumulo di neve.
11- Il terzo luogo perlustrato, qui in versione invernale, la Valle dell’Acquasanta con una delle sue tante cascate.
12- L’autore alla ricerca di micrometeoriti nel canalone nord del Monte Acuto

E CIO’ CHE ABBIAMO OSSERVATO AL MICROSCOPIO DOPO LA RICERCA CON I MAGNETI:

13- Frammenti magnetici attribuibili forse a minerali ferrosi in un canale della Valle del Fargno.
14- Frammenti magnetici non ben definiti, forse micrometeoriti o di natura antropica in un canale della Valle del Fargno.

Finalmente probabilissime micrometeoriti:

15- Probabili micrometeoriti in confronto con un righello millimetrato raccolte a Buggero.
16- Probabili micrometeoriti della foto 14 ingrandite (paragonarle con le immagini delle foto n.1-2)
17- Probabili micrometeoriti del Monte Acuto
18-Probabili micrometeoriti
19- Altra probabile micrometeorite della Valle dell’Acquasanta.
20- Frammento magnetici vari di dubbia natura, forse minerali di ferro.
21- Sferule di netta provenienza antropica raccolte all’esterno di una industria, a poche decine di metri dalla bocca di uscita di un impianto di aspirazione da un reparto di saldatura articoli metallici, molto differenti dalle possibili micrometeoriti riportate sopra.

Altri potenziali luoghi di ricerca per micrometeoriti, ovviamente dopo lo scioglimento della neve :

22-23-24 – Fosso di Casale – imbuto nord del Monte Vettore.
23
24
25- Le Pisciarelle – Infernaccio
26- Le Pisciarelle, maggio 2015 c’era ancora il ponte.
27- Fosso de “Le Vene” – Monte Sibilla, Maggio 2015
28- Fosso de “Le Vene” – Monte Sibilla, Luglio 2015, il torrente con il movimento di aria che crea ha sciolto l’accumulo di neve della foto n.24 che si è sfondato creando questo spaventoso buco.



CIMA DI COSTA VETICHE INVERNALE DA BOLOGNOLA con variante a Punta Bambucerta e/o Monte Rotondo

Il 16 febbraio 2017, grazie a condizioni di innevamento ottimali, è stata ripercorsa integralmente da Bolognola, la lunga cresta (5 km.)  Balzo della Croce – Costa Vetiche – Cima di Costa Vetiche (neppure riportata sulle carte) – Forcella Cucciolara, per poi proseguire fino alla cima di Punta Bambucerta e/o alla cima di Monte Rotondo con un dislivello di oltre 1000 metri, già percorsa da me diversi anni fa ma non documentata.

Come di consueto anche
questo itinerario invernale, percorso in una zona praticamente sconosciuta e
non frequentata del gruppo nord dei Monti Sibillini (una delle poche zone dei
Monti Sibillini facilmente raggiungibile in auto dopo il sisma dell’Ottobre
2016), non è descritto in alcuna guida in commercio.

La salita, effettuata già
anche in estate,  è di interesse
principalmente invernale e va effettuata, specie nel ripido tratto roccioso che
precede la Cima di Costa Vetiche, con condizioni di neve stabile e gelata per
l’elevato rischio slavine che il pendio nord della cima presenta.

L’itinerario proposto è
lungo e richiede attenzione nel tratto roccioso di Costa Vetiche e, per chi
prosegue verso il Monte Rotondo, nel tratto a monte di Forcella Cucciolara e
alle cornici presenti nei versanti nord, come sono state trovate
eccezionalmente in occasione della prima salita (ben visibili nella foto n.7).

Naturalmente sono
richiesti ramponi e consigliabili due piccozze e può risultare utile una corda
nella salita del tratto roccioso di Costa Vetiche.

Accesso:

L’itinerario prevede come
base di partenza il primo nucleo abitato di Bolognola denominato Villa da Piedi
o Bentivoglio (dal nome di una delle tre famiglie Bolognesi che fondarono
l’abitato, le altre sono Pepoli per Villa di Mezzo e Malvezzi per Villa da
Capo) che si raggiunge in auto per la strada Fiastra – Acquacanina – Bolognola
(354720,6 E – 4762098,8 N; 975 m).

Salita:

Dalla frazione
attualmente chiusa al traffico dopo il sisma, si scende a piedi per la strada
in direzione della chiesa, si attraversa il nucleo abitato e la strada si
trasforma in un tratturo che, evitando una deviazione a sinistra, in breve (10
minuti) porta al torrente Fiastrone.

Si supera il torrente su
un vecchio ponte e si inizia una ripida salita sul versante opposto all’interno
del bosco su un ampio sentiero.

Si raggiunge Balzo Bonomo
e si prosegue fino ad incrociare il tracciato in piano del canale di raccolta
delle acque della condotta forzata della Centrale idroelettrica di Bolognola.

Volendo si può proseguire nel tracciato del canale ed uscire sempre sulla cresta di salita 50 metri più a valle (questo è una parte dell’itinerario descritto sulle guide che permette di raggiungere le cascate dell’Acquasanta da Villa da Capo di Bolognola)

1-La cresta di salita vista dalla strada Pintura di Bolognola – Sassotetto.
2-La lunga cresta di salita vista dal Balzo della Croce.
3- La cima di Costa Vetiche in ombra a sinistra e la Punta Bambucerta a destra, al centro sullo sfondo la cima del M. Rotondo.
4- Da sinistra la Punta Bambucerta, il Monte Pietralata e Monte Cacamillo, al centro in ombra la Valle dell’Acquasanta.

Si prosegue sempre in
salita e dopo 30 minuti si sbuca nei prati sommitali della cresta tra lo
Scoglio Ramaggiore e il Balzo della Croce (foto n.1; 354427,3 E – 4761567,2 N;
1125 m).

            Si
prosegue la cresta erbosa in salita fino a raggiungere, in altri 20 minuti, il
Balzo della Croce caratterizzato da una alta ma esile croce in ferro (354693 E
– 4761232 N; 1276 m.).

            Quindi
seguendo fedelmente il filo di cresta sempre in salita costante si raggiunge la
Macchia dell’Aratro, (30 minuti; 355281 E – 4760025,5 N; 1500 m.) bellissima
faggeta di alto fusto.

            Oltrepassato
il tratto di bosco la cresta inizia a impennarsi ed assottigliarsi sempre di più.

            Dopo
altri 45 minuti si arriva in prossimità di uno scoglio verticale di scaglia
rossa che rappresenta la parte più impegnativa della salita (354247,5 E –
4758916,3 N; 1790 m.).

            Dalla
base dello scoglio si traversa delicatamente verso destra per una ventina di
metri per evitare le friabili rocce quindi si risale su un tratto innevato
molto ripido.

Scavalcata una crestina
innevata si devia quindi verso sinistra con un lungo traverso per andare a
riprendere il ripido filo di cresta sopra allo scoglio stesso.

Si raggiunge così una
prima cima senza nome a quota 1870 m. (354144,7 E – 4758801,5 N) dove, del
versante sud, esce la via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL
FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” edito nel 2014.

            Si
prosegue per cresta meno ripida e con circa 45 minuti dallo scoglio si
raggiunge la cima di Costa Vetiche a quota 1950 m. (353681 E – 4758613,7 N) da
cui si domina l’intera Valle Tela e la parete nord del Monte Rotondo.

Variante a Punta Bambucerta:

            Dalla
Cima di Costa Vetiche si scende con attenzione nel versante nord a prendere la
lunga cresta (800 m.) che la collega alla Punta Bambucerta, denominata anche in
zona “l’Abbandonata” proprio per la sua difficoltà di accesso.

            In
circa 30 minuti di facile ed aerea cresta si giunge alla cima di Punta
Bambucerta a quota 1869 m. (353542,4 E – 4759469,2 N) a picco sopra alla Valle
dell’Acquasanta a nord e la Val di Tela a ovest.

            Da
questa cima si può osservare la selvaggia area che risulta praticamente
frequentata solo dalla mia cordata; infatti ricordo le vie da me aperte in zona:

  • Parete
    nord di Punta Bambucerta; Via dell’Abbandonata estiva ed invernale; itinerario
    n. 7 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” Anno 2011.
  • Grotte
    di Angilino; itinerario estivo n. 3 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI
    SIBILLINI” Anno 2011.
  • Canale
    ad “S” del Monte Cacamillo e sentiero dimenticato, dalle sorgenti
    dell’Acquasanta; itinerario n. 10 descritto nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
    SIBILLINI”, anno 2014.
  • Salita alla Cima di Costa Vetiche, via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,  anno 2014
5- La cresta e lo scoglio prima della Cima di Costa Vetiche, visibile in alto  a destra
6- Il tratto più impegnativo, il superamento del grande scoglio di roccia rossa, in corrispondenza delle stelline le successive foto n.8, 9 e 10
7- Panoramica del tratto di cresta più bello e più impegnativo dell’intera salita in ottime condizioni d’innevamento.
8- Il tratto iniziale del traverso di destra per il superamento dello scoglio, a destra il M. Pietralata.
9- Il tratto centrale del traverso sinistro per andare a riprendere il filo di cresta.
10- L’ultima ripida salita prima della Cima di Costa Vetiche, con la neve nel versante est che si stava già
      ammorbidendo

In occasione di questo itinerario
abbiamo individuato nella zona una ulteriore possibile via nuova che sarà
oggetto di una nostra futura salita !

Variante a Monte Rotondo:

            Dalla Cima
di Costa Vetiche si scende per 150 metri, con attenzione specie nell’ultimo
tratto,  nel ripido versante sud-ovest in
direzione di Forcella Cucciolara (353572 E – 4758547,5 N) posta più in basso a
quota 1917 m.             Dalla Forcella
Cucciolara si prosegue e ci si innalza sempre in direzione sud-ovest per la
cresta che si fa sempre più ripida, in direzione di Monte Rotondo.

            Questo
itinerario è già stato percorso più volte e lo si può raggiungere più
brevemente e facilmente utilizzando come itinerario di salita la discesa di
seguito descritta.

Si raggiunge una paretina
rocciosa che si supera direttamente (foto n.16) su passaggio di II° o
aggirandola a sinistra su ripido pendio nevoso se in buone condizioni.

            Si
riprende il filo di cresta che dopo circa 100 metri si corica diventando meno
ripido fino alla antecima del Monte Rotondo a quota 2058 m. (353329 E –
4758372,3 N)

            Da
questa cima dapprima per cresta in lieve discesa poi per salita e ampio pianoro
sommitale in circa un’ora si raggiunge la cima del Monte Rotondo a 2012 m.
(352825,8 E – 4758570 N).

11- Il versante sud-est del Monte Cacamillo che incombe sopra alla Valle dell’Acquasanta, evidenziato dalle frecce si nota il “sentiero perduto” , dietro alla cresta rocciosa invece corre l’itinerario del “Canale ad “S” al Monte Cacamillo descritto nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
12- La verticale parete nord del nostro piccolo “Cervino”, il Monte Acuto, a destra il Pizzo Tre Vescovi con una enorme cornice di neve nel versante nord, visti dalla Cima di Costa Vetiche.
13- La strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno sotto a M. Acuto, in condizioni invernali, per il rischio slavine non è raccomandabile percorrerla come ha fatto qualche incosciente, come ben visibile dalla traccia lasciata sulla neve fresca, ci sono ben due lapidi (stelle) a memoria di chi è precipitato a valle !!!!
14 – La Cima di Costa Vetiche, sullo sfondo a sinistra il M. Sassotetto ed il Pizzo di Meta, al centro il M. Valvasseto, a destra la Pintura di Bolognola, a sinistra in basso la cresta di salita e il Poggio della Croce
15- La cresta percorsa con il tratto finale più impegnativo fino alla Cima di Costa Vetiche, visto dal Monte Acuto, all’interno del cerchio lo scoglio della foto n.6 visto dal versante est.
16- L’itinerario di salita da Forcella Cucciolara al Monte Rotondo con la paretina rocciosa da superare.

Discesa:

            Dalla
Cima di Costa Vetiche e dalla variante a Punta Bambucerta si scende nel
versante sud nel canalone che da Forcella Cucciolara conduce alle Sorgenti del
Fiastrone (itinerario in giallo della foto n.17).

            Tale
itinerario è stato più volte percorso anche in salita per raggiungere più
brevemente la cima del Monte Rotondo d’inverno partendo dal primo tornante
della strada che collega Bolognola alla Pintura.

            Quindi
raggiunto il torrente lo si percorre dapprima per tracce di sentiero poi per
strada sterrata fino ad una zona attrezzata per pic-nic quindi fino a prendere
la strada che da Bolognola sale fino alla Pintura.

            Per
strada asfaltata si scende per gli abitati di Bolognola fino a Villa da Piedi.

            Da
Monte Rotondo si consiglia di scendere per la cresta sud-est (itinerario
arancio nella foto n.17) fino a raggiungere il Rifugio del Fargno quindi si
segue un tratto di strada che scende verso la Pintura di Bolognola, all’altezza
del Rifugio scende sottostrada nel versante nord e per tracce di sentiero si
raggiungono le sorgenti del Fiastrone.

            Quindi
si percorre l’itinerario di discesa descritto sopra.

            Si
ricorda che il vallone di Forcella Cucciolara e soprattutto il versante sud-est
del Monte Rotondo e di Costa Vetiche sono fortemente esposti a rischio slavine
(all’interno del cerchio della foto n.17) anche in considerazione che vanno
percorsi in discesa al pomeriggio, con il sole che ha riscaldato i versanti fin
dal mattino presto, pertanto per questo itinerario vanno scelte condizioni di
innevamento stabile e basse temperature.

GIANLUCA CARRADORINI – CIOCCHETTI STEFANO                          

16 Febbraio 2017

17- L’itinerario di salita al M. Rotondo in rosso e gli itinerari di discesa da Cima di Costa Vetiche – Punta Bambucerta in giallo e da M. Rotondo in arancio (utilizzabili anche come itinerari di salita).

ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

GIALLO: ITINERARIO DI DISCESA




ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.

Come per gli altri
itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.

Questi itinerari
permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di
neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile
accedervi.

Premetto che gli
itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari
ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da
possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre
camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di
terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti
naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.

Essi vanno pertanto
percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte
le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a
lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari,
si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.

Anzitutto l’inverno dovrà
essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da
trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo
riempito i canali di salita.

Può capitare quindi che
in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per
mancanza di neve di accumulo.

Inoltre ci si deve
accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio,
generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è
da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali
diventano pericolosi  da percorrere.

Inoltre, regola generale,
per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una
distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove
la neve e di maggiore spessore e più compatta.

Questo perché al centro
del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una
galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete
e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.

Inoltre evitate il bordo
del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando
delle spaccature molto pericolose.

Gli itinerari proposti si
trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio
e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle
Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce,
dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto
del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio
visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
2014).

In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.

1

1-2 .Le
“Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo
di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio
2015.

3. La “Bocca dell’Inferno”, l’impressionante ingresso del Fosso delle Vene, nel versante nord del M. Sibilla, Luglio 2015, la volta della neve assottigliandosi ha ceduto ed ha mostrato la galleria che il torrente ha scavato.

ITINERARIO
N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: L’itinerario prevede come partenza il
parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica
escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            In
questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi
canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.

Da qui è possibile già
osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso
(appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte
arriva fino al fiume Tenna.

Addirittura nella
primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le
slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.

            Quindi
se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza
di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente
in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.

            Si
risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a
raggiungere le prime pareti rocciose.

            Qui
il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai
piedi, piccozza e casco alla testa.

            Ci
si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta
neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in
corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su
ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.

            Fare
molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi,
a contatto  con la roccia, crea delle
grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile
semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la
successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere
migliore tenuta.

Quindi il canale si apre
e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il
grande salto di 70 metri
che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte
scoperta, è sufficiente  ad interrompere
la salita.

4. Il Fosso di Meta III al centro, riempito di neve, visto dal sentiero che dal romitorio di S. Leonardo sale verso i Grottoni e il Casale della Priora, da destra in successione i  fossi di Meta II e I e della Corona.
L’itinerario proposto permette di arrivare fino al punto contrassegnato dalla stella.
5. Giunti alle prime alte pareti di roccia si trova il restringimento del Fosso di Meta III .
6. Fosso di Meta III in corrispondenza del primo salto di roccia, anche la neve si innalza ripidamente, notate la quantità di neve che era stata depositata nel fosso dalle slavine.
7. La parte superiore del Fosso di Meta III oltre il primo salto di roccia, si prosegue ma ancora per poco, dietro alla curva  a destra il grande salto di 70 metri

ITINERARIO
N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: Anche questo itinerario prevede come
partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la
classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            Si
entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo
Romitorio.

Si prosegue sempre
costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la
valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti
verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.

Questo è l’imbocco del
Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di
valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e
obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di
neve.

Si risale il fosso verso
le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del
fosso su tracce di sentiero.

Dapprima il fosso è, a
fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si
restringe e si fa più ripido.

Si raggiunge così il
restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è
consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo
punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.

Superato il
restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire
ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto
veramente magico.

Fare molta attenzione a
tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve
sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.

Ci si trova in un imbuto
con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio
di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di
fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la
cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata
primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo
imbuto può raggiungere diverse decine di metri.

Assolutamente non
avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e
soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla
neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro
peso.

8. L’ingresso del Fosso delle Vene, al centro le alte pareti roccia grigia del primo restringimento del fosso, a preludio del superbo ed impressionante spettacolo della natura che seguirà.
9. La parte iniziale del Fosso delle Vene, in fondo al nevaio il sentiero Infernaccio-Capotenna e di fronte i torrioni dei “Grottoni” del M. Priora.
10. La parte centrale del Fosso delle Vene, dopo il primo restringimento, in alto la grande cascata, notate al centro, subito a destra dell’escursionista, le grandi e pericolose fenditure laterali della neve.

ITINERARIO
N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE  VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.

Accesso: Per raggiungere le sorgenti del
torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord
del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.

Dal paese si continua in
auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa
in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una
deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi
tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande
frana dove c’è il divieto di accesso.

Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana
e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà
è già il  sentiero dei Mietitori.

Si
supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio
tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette
di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di
sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in
piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente,
a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti.  Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma
poco ripida per altri circa 300
metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la
neve non riesce a ricoprire.

La risalita del canale,
se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai
vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei
canali non crea più rischio di slavine.

Dall’anfiteatro si nota a
sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite
invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.

Se dal grande nevaio ci
si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di
neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.

Si scende con attenzione
semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più
agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a
contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la
volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare
rischio di crolli.

Si entra così in una
delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.

La cavità generalmente è
alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e
presenta diverse aperture verso il cielo.

Altre cavità di ghiaccio
primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la
base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata
“Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I
MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011.

L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di
Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei
Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero
impressionanti.

1. La parte iniziale del Fosso di Colleluce, in basso la frazione di Colleluce di Montegallo e sullo sfondo la montagna di Montefalcone.
12. L’autore nella parte finale del Fosso di Colleluce, in alto l’anfiteatro roccioso sotto il quale si apre la grotta di ghiaccio.
13. L’ingresso nascosto della grotta di ghiaccio.

14. Un pò di difficoltà nell’entrata della grotta di ghiaccio.
15

15-16.
All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini.

16
17. Il Fosso di Colleluce, al termine del nevaio, sotto all’anfiteatro roccioso si apre la grotta di ghiaccio, l’ingresso è posto nel lato sinistro rispetto alla salita, in corrispondenza delle prime rocce.
Al centro, tra alberi e rocce, si innalza il canale erboso utilizzato per le salite alpinistiche invernali all’imbuto del M. Vettore.
Pianta satellitare del Fosso di Casale
Pianta satellitare della Valle dell’Infernaccio con i percorsi proposti