L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.
La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.
Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.
SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.
All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.
Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.
Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.
Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.
La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.
Di seguito le immagini della salita proposta.
MONTE LIETO – DIRETTISSIMA
Il pomeriggio successivo all’escursione al Monte Castel Manardo, approfittando delle limpide giornate, ho salito di pomeriggio il ripido canale che si apre nel versante Est del Monte Lieto, nella Val Canatra.
L’escursione è breve, può essere fatta in mezza giornata, non presenta difficoltà ma è piuttosto ripida, in soli 2,2 km di salita si effettuano ben 650 metri di dislivello.
ACCESSO: Si raggiunge con l’auto il Pian Perduto salendo da Castelsantangelo sul Nera, si prosegue in direzione di Castelluccio e una volta arrivati all’imbocco della Val Canatra si parcheggia nello slargo della strada.
SALITA: Dallo slargo della strada si risale la Val Canatra per traccia di tratturo. Giunti alla base del canalone Est del Monte Lieto ci si dirige verso l’intaglio che esso forma nel versante della montagna.
Si risale all’interno del canale superando alcune facili formazioni rocciose alternate ad erba e massi fino ai più ripidi pianori sommitali, in 1,5 ore dall’auto si raggiunge la cima di Monte Lieto (1940 m.).
DISCESA: Si ritorna all’auto visibile dalla cima percorrendo il pendio erboso al lato sinistro (in discesa) del canale stesso senza tracciato.
MONTE LIETO per la cresta Nord dalla Forca di Gualdo.
Salita classica adatta a tutti dalla Forca di Gualdo (1496 m.) al Monte Lieto (1944 m.) per la cresta Nord passando per il rimboschimento a monte della casetta di pastori.
Di seguito le immagini della giornata.
Castelluccio non è solo fioritura estiva ma anche d’inverno regala immagini sensazionali in bianco e nero naturale.
LA GROTTA “BOCCA LARGA” DELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA E L’ANELLO DELLE TRE CIME (GUALDO DI CASTELSANTANGELO).
Itinerario che permette
di raggiungere la grande grotta denominata “Bocca Larga” situata di fronte
all’abitato di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera per poi proseguire fino alla
Punta di Valloprare (1776 m.)
attraverso la cresta che lo collega al Monte Pagliano (1386 m.) e per finire
compiendo un giro circolare raggiungendo Monte Pian Falcone (1854 m.) e la cima del Monte
Lieto (1944 m.)
per poi ridiscendere a Gualdo attraverso la Valle dell’Acqua Gilarda.
Itinerario aperto il 30 aprile 2016.
L’itinerario, pur essendo
all’interno del parco Nazionale, è praticamente sconosciuto e chiaramente non è
descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio,
Si consiglia di percorrere
l’itinerario in estate o comunque dopo un periodo di siccità in quanto
l’ingresso della grande grotta presenta dei salti rocciosi, facilmente
arrampicabili, ma a primavera o d’autunno si presentano bagnati e quindi resi
scivolosissimi dall’acqua di stillicidio.
Accesso:
L’itinerario prevede come
base di partenza la frazione di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera facilmente
raggiungibile attraverso la strada che lo collega a Castelluccio.
Dopo
aver parcheggiato in uno slargo al termine della lunga frazione si prosegue a
piedi lungo l’ampia sterrata che prosegue dal paese e si inoltre nella Valle
dell’Acqua Gilarda.
Descrizione:
Dopo
circa 300 metri
dallo slargo dove si è lasciata l’auto si nota sul versante opposto della
montagna, la cresta che collega Monte Pagliano a Punta di Valloprare un enorme
buco nero all’interno del bosco, a circa 150 metri di dislivello
dal fondovalle.
Dopo
averlo superato in linea d’aria si nota alla destra della strada una traccia
che scende nel fosso.
Si
segue la traccia e la si lascia in corrispondenza di un fosso incassato che
scende dalla parte sinistra del torrione dove si apre la grotta.
Si
risale faticosamente il fosso all’interno del bosco fino ad un salto roccioso,
agevolati da alberi si supera il salto passando sulla sua sinistra.
Salendo
ancora all’interno del bosco in direzione delle rocce sovrastanti si nota verso
sinistra la caverna.
Dirigendosi
verso di essa si raggiunge la sua base dove corre una cengia parallela (30
minuti dall’auto).
L’interno
della grande grotta “Bocca Larga” si raggiunge risalendo, con passaggi di I°
grado, la sua base rocciosa,
facendo attenzione alle zone di rocce
bagnate che possono essere molto scivolose soprattutto in discesa.
La
caverna ha dimensioni davvero grandi per la zona, con una enorme e spessa volta
rocciosa alta circa 30
metri, si estende in profondità per una ventina di
metri.
Visitata
la grande grotta si scende e si continua la traversata alla sua base
percorrendo verso destra la cengia che corre sotto ad una fascia rocciosa.
Si
prosegue per altri 200
metri fino ad intercettare un ripido e roccioso fosso
caratterizzato nel versante destro da un panoramico terrazzino con un curioso masso
a forma di tavolo.
Qui
si sale in verticale all’interno del ripido e faticoso bosco per altri 300 metri fino ad uscire
nei prati della cresta che collega Monte
Pagliano a Punta di Valloprare (40 minuti).
Usciti
nei prati si prosegue per il panoramico filo di cresta, si può osservare quasi
tutto il versante ovest della catena dei Monti Sibillini, da M. Bicco e M.Bove
Sud fino alla Cima del Redentore.
Terminata
la cresta una traccia di sentiero attraversa la faggeta di Punta di Valloprare
per uscire a circa 100
metri dalla sua cima.
Dalla
Punta di Valloprare proseguendo per facile cresta, in circa 30 minuti si
raggiunge la cima del Monte Pian Falcone.
Quindi
compiendo un cerchio praticamente perfetto si continua per aerea cresta fino
alla cima di Monte Lieto (45 minuti) e con altri 15 minuti si chiude il cerchio
raggiungendo la cima di quota 1853
m. che sovrasta il rimboschimento a conifere della Forca
di Gualdo e da cui si inizia la discesa.
Discesa:
Dalla cima di quota 1853 m. per la aerea ma
facile cresta nord-ovest (sentiero n. 23 della normale salita alla cima del
monte) si scende facilmente (30 minuti) alla Forca di Gualdo e alla Madonna
della Cona visibile sotto di esso in direzione nord-ovest.
Prima
di raggiungere la strada asfaltata si incontra più in basso un sentiero che,
dalla Forca di Gualdo, si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una
deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30
minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si
intercetta la strada sterrata di salita.
Con
altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua e una
edicola sacra.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI – SERRANI FAUSTO 30 APRILE 2016
TRAVERSATA DA FOCE PER IL SENTIERO DI CIVITETTO ALTO AL M. LIETO PER LA ANTICA VIA IMPERIALE
Il presente itinerario, percorso il 15 giugno 2015, non è descritto in tale forma in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio. La parte superiore relativa al cosiddetto sentiero di Civitetto alto o via imperiale viene descritta con partenza dalle Grotte Nere, presenti nel versante est del M. Sibilla, proprio nella strada che risale il monte, fino al bosco della Frondosa, in una guida in commercio e su un sito internet, in modo non sufficientemente dettagliato. Tale descrizione invece permette di salire da Foce per il Fosso del Balzo fino ad intercettare un vecchio sentiero che si inoltra verso la zona denominata Civitetto (basso) quindi anziché seguire il sentiero verso lo Scoglio della Volpe, posto nel versante sud-est del M. Sibilla, risale una cresta rocciosa per riprendere più in alto il terzo sentiero di Civitetto (strada imperiale) che proviene dallo scoglio stesso, che in realtà è lo stesso sentiero basso che, a causa di formazioni rocciose, forma un ampissimo tornante nel versante della montagna. Si arriva piuttosto faticosamente così sotto ai grandi torrioni rocciosi che delimitano, a valle, la zona chiamata “Banditella” posta nel versante sud del M. Sibilla. Dai ripidi pendii erbosi posti sotto a tali torrioni si compie una traversata in quota mozzafiato, su tracce di sentiero espostissimo sopra a canali e pareti verticali, fino a raggiungere la sconosciuta zona denominata Monte Lieto, che in realtà non è una cima vera e propria ma una vallata, situata nel versante est tra la cima del M. Sibilla e la Cima Vallelunga, a valle della sorgente del Meschino. Dalla vallata si raggiunge facilmente la zona denominata “i campi” con una visibile fontana e da qui si ritorna a Foce scendendo per il classico sentiero del Fosso Zappacenere terminando così questa aerea e difficile traversata nel circo roccioso che il M. Sibilla forma proprio di fronte al paese. Oppure dal M. Lieto il sentiero (descritto nelle guide ufficiali, sentiero n. 8) prosegue e dalla zona denominata “i campi” raggiunge la Fonte dell’Acero quindi prosegue in direzione de “il laghetto” di M. Palazzo Borghese e rappresenta la cosiddetta “strada imperiale” (sentiero n. 5). Il percorso è piuttosto lungo e faticoso ed è consigliato ad escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi, e che conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti non più visibile. In particolare la traversata del Fosso del Balzo e dei successivi numerosi canali che caratterizzano il versante sud-est del M. Sibilla fino al M. Lieto, sicuramente una delle più impegnative dei Monti Sibillini, richiede una attenzione massima costante, non si può sbagliare un passo e soprattutto non vi è via di uscita a monte o a valle in quanto si cammina tra due alte fasce di rocce, o si va avanti o si torna indietro. Mentre è assolutamente sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine che essi comportano. Il tratto di traversata interna del Fosso del Balzo è stato percorso a fine giugno 2015 in presenza di un grande accumulo di neve creato dalle slavine invernali che si scaricano a valle fino a raggiungere la strada di Foce (foto n.10). Nella presente descrizione sono state allegate numerose foto che illustrano dettagliatamente l’itinerario proposto proprio per facilitarne la sua difficile percorrenza.
Accesso: L’itinerario ad anello prevede come partenza la strada che arriva fino a Foce di Montemonaco. In particolare 600 metri prima di arrivare all’abitato, in corrispondenza di una edicola e di un piccolo edificio inutilizzato nei pressi della strada sulla destra, si parcheggia nel piazzale di fianco alla strada, al termine del Fosso del Balzo che scende dal versante sud del M. Sibilla, dove negli inverni più nevosi le slavine raggiungono la strada proprio in questo punto isolando il paese di Foce (358759,5 E – 4749072,1 N , 925 m).
Descrizione itinerario: Dalla strada si prende un tratturo incassato e delimitato da alberi che si insinua nel fosso, piuttosto largo nella prima parte (sentiero n.8 segnalato su alcune carte). Quando il tratturo, dopo circa 350 metri, devia verso dei prati a sinistra verso il Fosso Zappacenere, ci si mantiene a destra e si risale la sponda orografica del Fosso del Balzo su pendio erboso e giunti alla vista delle rocce che iniziano a chiudere in alto il fosso si entra nel suo interno, facendosi faticosamente largo tra alberi abbattuti, massi e arbusti. Giunti 100 metri prima della prima parete rocciosa che forma un salto all’interno del fosso si nota a destra un accumulo detritico al di sopra del quale inizia, verso destra, un ampio sentiero che sale nel bosco (358454,7 E – 4749666,4 N, 1075 m., ometto di sassi). Si sale facilmente per il comodo sentiero all’interno del bosco fino a raggiungere (45 minuti dall’auto) uno sperone roccioso con una piccola cavità annerita da fuochi di boscaioli. Proseguendo si esce dal bosco e si raggiunge un terrazzo roccioso con una ampia veduta sulla vallata di Foce (Foto n.1; 358998,3 E – 4749826,4 N, 1265 m.) Qui il sentiero sembra finire, in realtà prosegue nei prati 100 metri in piano ancora verso destra e si dirige verso lo Scoglio della Volpe ma si consiglia di ignorarlo in quanto l’itinerario proposto diventa molto più interessante ma anche più impegnativo. Dal terrazzo roccioso si risale liberamente la cresta rocciosa sovrastante fino alla base di uno sperone di rocce verticali. Qui si devia nettamente verso destra (Foto n.8) dirigendosi alla base di un circo roccioso (358978,4 E – 4749987,3 N, 1345 m.) caratterizzato da salti rocciosi alternati a tratti erbosi che si supera al centro con passaggi di I° grado. Superato il circo roccioso ci si trova su un pendio erboso molto ripido che si risale per circa 150 metri in verticale. Si raggiunge, in 40 minuti dal terrazzo roccioso, un ampio pianoro dove si scorge più a sinistra, un vecchio fontanile senza acqua (foto n. 9; 358864,6 E – 4750060,2 N, 1440 m.) Dal fontanile si aggira il pendio verso sinistra tenendosi dapprima in quota per circa 200 metri quindi scendendo lievemente in corrispondenza di una caratteristica fila di piante poste ad una certa distanza l’una dall’altra. Si traversa su terreno ripido a circa 100 metri sotto ad un classico campanile di roccia fino a raggiungere, con una ultima discesa di pochi metri, l’ultima pianta della fila di alberi. Questa pianta si trova a picco sul Fosso del Balzo che si apre sotto ai vostri piedi (foto n. 11, 30 minuti dal fontanile, 358489,5 E – 4750245,8 N, 1430 m.). Questo rappresenta il tratto più impegnativo del percorso, si scende con molta attenzione all’interno del fosso tenendosi su dei ginepri (utile una corda e piccozza). Al momento dell’apertura di questo itinerario il fosso era riempito ancora di neve pertanto abbiamo dovuto prestare particolare attenzione al crepaccio laterale che si era formato nel bordo sinistro del fosso. Raggiunto il centro del fosso lo si risale per circa 50 metri fino ad uno slargo dove, sotto a delle rocce strapiombanti sulla destra, si nota la traccia di sentiero che continua al sua traversata nel versante opposto (358438,9 E – 4750255,7 N, 1450 m.). Si prosegue su tracce di sentiero sotto a pareti rocciose salendo lievemente per riprendere delle tracce più in alto che permettono di scavalcare attraversando con saliscendi, altri tre canali posti in successione sempre su terreno ripidissimo per cui prestare moltissima attenzione (foto n. 13). Ci si mantiene in quota per altri due canali quindi si sale lievemente in direzione di un piccolo nucleo di faggi (358038 E – 4750348,1 N, 1535 m.) oltre il quale, con 40 minuti di cammino dal fosso, su un evidente ghiaione, si nota una netta linea di sentiero che occorre raggiungere (foto n. 14, 357849,6 E – 4750340,1 N, 1545 m.). Una volta arrivati al ghiaione, nei pressi del M. Lieto, le difficoltà sono finalmente terminate. Scendere liberamente tra prati ed arbusti di ginepro tenendosi verso destra in direzione di un evidente sentiero posto molto più a valle, che sale dal bosco della Frondosa alla fonte dell’Acero (30 minuti).
Discesa: dal sentiero si continua in discesa e si giunge così alla Fonte di S. Maria, (357937,5 E – 4749715,2 N, 1360 m.) si continua la discesa per l’evidentissimo sentiero che poi, più a valle, prima di addentrarsi nel bosco della Frondosa, si trasforma in un ampio tratturo. In circa un’ora si scende alla strada, nei pressi de “il canale” dove è presente un’area pic-nic e da qui all’auto posta 200 metri più a valle.
GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI – BARTOLAZZI BRUNO