VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA – I sentieri estivi de Le Vene.

L’imponente, selvaggio e ripidissimo versante Nord del Monte Sibilla contiene una quantità di itinerari estivi incredibile, ben 7 tracciati, paralleli grazie alle cenge naturali o creste in salita, che permettono di attraversare questo versante, all’apparenza impraticabile.

Il tracciato di cresta n.7 è il classico percorso facile, conosciuto e frequentatissimo da tutti gli escursionisti che intendono salire alla cima del Monte Sibilla e perciò riportato in tutta la bibliografia dei Monti Sibillini.

Degli altri, di fatto, il tracciato più evidente e comodo, anche se poco frequentato, è solo il n.1, mentre gli altri sono pressoché lievi tracce, sconosciuti e molto impegnativi quindi non percorsi dai normali escursionisti.

Anche su richiesta di alcuni miei amici facciamo chiarezza sui vari tracciati indicati nelle foto n.1-2 presenti nel versante Nord del M. Sibilla.

1- Panoramica di tutti i tracciati estivi del versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla visti dal Pizzo Regina.
2- Panoramica di tutti i tracciati estivi del versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla visti dalla cima del Monte Sibilla (itinerario n.7).

ITINERARIO N.1

Questo itinerario, l’unico con una certa frequenza da parte di escursionisti, oltre al frequentatissimo itinerario n.7, in quanto di media difficoltà, con partenza dal Rifugio M. Sibilla, raggiunge la Sella di M. Zampa per discendere nel versante opposto, è descritto in questo sito per il raggiungimento dell’Arco di Meta nel mio reportage “LE “FINESTRE” DEI MONTI SIBILLINI PARTE 1 IL TEMPIO DELLA SIBILLA, L’OCCHIO DEL CICLOPE, ARCOFÙ E L’ARCO DI META NELLA VALLE DEL TENNA” e nel reportage “MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 2016 – TORRIONE DI MÈTA”  percorrendo il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante Nord.

E’ anche riportato anche nella bibliografia dei Monti Sibillini di cui allego link della descrizione più dettagliata.

(http://www.auaa.it/articoli-escursionismo/175-anello-della-sibilla-monti-sibillini).

Il tracciato supera il fosso de Le Vene all’altezza dei torrioni che lo delimitano e prosegue in direzione del Casale Lanza che non conviene raggiungere ma per risalire al Casale della Sibilla da cui, con una lunga salita, si raggiunge la cresta Ovest del Monte Sibilla, nei pressi del termine della strada.

Per il suo tracciato, valutato EE, rimando pertanto a questi articoli e bibliografia.

ITINERARIO N.2

Notevole itinerario adatto solo ad esperti e valutato EEA, l’unico in totale risalita su cresta, aperto da me e alcuni miei amici il 29 luglio 2017, è descritto dettagliatamente in questo sito nel reportage “MONTE SIBILLA PER LA CRESTA DEGLI IMBUTI” a cui rimando, per la sua risalita è consigliata una piccozza.

ITINERARIO N.3 concatenazione dell’itinerario n.1 con l’itinerario n.4

Questo itinerario è stato proposto dal mio amico Giuseppe S. che ringrazio anche per le immagini.

Sicuramente anche questo è un itinerario difficile, valutato EEA, risale i contrafforti dei fossi delle Vene che scendono nell’imbuto verso valle e congiunge l’itinerario n.1 con il numero 4; anche qui è strettamente consigliata una piccozza.

ACCESSO: Si raggiunge la cima del torrione destro orografico del Fosso Le Vene mediante il tracciato n.1 descritto sopra.

Anziché proseguire la traccia dell’itinerario n.1 che scende nel fosso si risale su pendio erboso senza traccia in direzione del centro del fosso, si superano due tratti ghiaiosi arrivando a costeggiare le pareti da cui scendono le numerose cascatelle delle sorgenti del Fosso Le Vene.

Superato il quarto canale roccioso inciso, si giunge al tratto chiave e più impegnativo del percorso, si inizia a salire un costone erboso molto ripido alla destra del canale, si sale in verticale e, giunti sotto le sovrastanti pareti rocciose, si devia nettamente verso sinistra su cengia erbosa, si entra quindi nel canale e si risale il suo fondo roccioso per alcune decine di metri fino ad uscire nel tratto erboso della sponda di sinistra. Si continua a risalire in verticale il ripido pendio erboso sovrastante fino a raggiungere la cengia superiore dove si incontra il tracciato n.4 che si prosegue o verso destra per uscire sui pendii ghiaiosi ad Ovest della cima del Monte Sibilla oppure verso sinistra per ritornare indietro verso Est da cui si giunge all’accesso dell’itinerario n.4.

3- Percorso n.3 di concatenamento tra l’itinerario 1 e 4.
4- Il Fosso Le Vene visto dal torrione destro orografico che si raggiunge tramite l’itinerario n.1
5- Il pendio erboso che si deve risalire verso il centro del fosso, al centro della foto la sommità del torrione destro de Le Vene.
6- La traversata del Fosso Le Vene implica l’attraversamento di tratti ghiaiosi e ripidi pendii erbosi.
7- I primi contrafforti del Fosso Le Vene, in alto la cengia dell’itinerario n.4 che si deve raggiungere.
8- Altri canali dove , a primavera, scendono diverse cascate.
9- Il tracciato del tratto chiave dell’itinerario n.3.
10- Giunti sotto al quarto fosso si prosegue verso il ripido pendio di lato, in direzione dell’arbusto in basso a destra.
11- Il pendio erboso che, oltre l’arbusto in primo piano, si risale fin sotto le pareti a prendere la cengia erbosa che, verso sinistra, permette l’attraversamento del canale.
12- Raggiunto il canale si entra nel suo interno fino alla sponda sinistra meno ripida.
13- Il tratto di risalita del fosso, forte esposizione su erba e roccette fino a raggiungere gli arbusti in alto a destra.
14- Il pendio erboso ed il fosso di risalita.
15- Il pendio erboso nella parte sinistra del fosso.
16- salendo sul ripido pendio erboso ci si avvicina lentamente alla cengia dove passa l’itinerario n.4
17- L’esile tracciato n.4 si può osservare nel pendio erboso in primo piano.

ITINERARIO N.4

Altro notevole itinerario adatto solo ad esperti, valutato EE fino alle sorgenti e alpinistico (F) fino all’uscita sul ghiaione sottostante la cresta, riportato anche nella bibliografia dei Monti Sibillini: http://www.auaa.it/articoli-escursionismo/1086-fosso-le-vene-monti-sibillini.

ACCESSO: Dal rifugio Sibilla (1540 m) si sale per il sentiero (n. 155/E10, segni bianco-rossi ) che in breve raggiunge la sella nei pressi del monte Zampa (1780 m circa, 0,30 ore), come indicato anche nell’itinerario n.1

DESCRIZIONE: Raggiunta la sella si prosegue l’evidente sentiero di cresta (itinerario n.7) fino a quota 1880 m circa dove si sdoppia, una traccia prosegue sotto cresta sul versante Sud e l’altra sul filo di cresta (359638,1 E – 4751671,1 N), qui ci si immette nel pendio erboso del versante Nord e si inizia a traversare in quota su traccia di sentiero tra l’erba, a tratti poco evidente, attraversando i Fossi di Meta e fino ad arrivare sulla cresta che divide il Fosso di Meta III dal Fosso Le Vene, risalita dall’itinerario n.2, (358417,5 E – 4751758,8 N; 1850 m.), questo punto rappresenta anche la partenza dell’itinerario n.5 descritto di seguito.

(E’ possibile anche una variante per raggiungere il filo di cresta di partenza dell’itinerario n.4; raggiunto il poggio erboso oltre il quale si apre il terzo ed ultimo imbuto di Meta (358854,1 E – 4751670 N; 1850 m.), caratterizzato sulla cresta sovrastante da uno spuntone roccioso, l’unico prima della “Corona”, anziché proseguire in quota si può scendere liberamente sul filo di cresta sottostante per circa 60 metri per prendere un tracciato più evidente in questo tratto (358845 E – 4751797 N; 1800 m.), che, in altri 500 metri di percorso in quota, facendo attenzione nell’attraversamento del fosso di Meta III, conduce direttamente all’imbocco del tracciato n.4 (358376 E – 4751898,8 N; 1785 m., 1,15 ore dal Rifugio)).

Qui si inizia a scendere il filo di cresta fino ad incrociare la netta cengia che traversa verso l’imbuto de Le Vene (358376 E – 4751898,8 N; 1785 m., 1,15 ore dal Rifugio ). Si continua in quota sotto la fascia rocciosa attraversando i fossi che a primavera generano diverse cascate fino al centro dell’imbuto (1760 m circa, 2,5 ore dal Rifugio).

Da qui si può ritornare per lo stesso percorso fatto all’andata oppure continuare a traversare.

La prosecuzione è consigliata sono ad escursionisti esperti con pratica di alpinismo in quanto non ci sono tracce di sentiero ed occorre risalire prati e ghiaioni molto ripidi dove è assolutamente necessaria una piccozza.

Si prosegue delicatamente la cengia che passa in quota sempre sotto alla barriera di rocce fino ad un canale ghiaioso con a destra una ampia zona ghiaiosa di colore rosa.

Raggiunto il canale riempito di detriti si sale faticosamente su ghiaia per alcune decine di metri nel suo interno poi ci si sposta sulla sua sponda destra cercando di tenersi nelle zone erbose fino a superare la zona di ghiaia rosa più in alto. Oltre la zona ghiaiosa si sale liberamente in verticale in direzione della cresta sovrastante, nei prati si intercetta una traccia di sentiero che si sale verso un canale detritico obliquo dove qui si nota un netto sentiero che risale fino sulla cresta ovest dove si riprende il sentiero (segnato, pannello panoramico ) che, in direzione Est, segue fedelmente l’affilato crinale fino alla vetta del monte Sibilla (2173 m, 4,0 ore dal Rifugio ).

18- La cengia che permette di traversare l’imbuto de Le Vene a media altezza.
19- Il tracciato del percorso n.4.
20- La cengia erbosa attraversa tutti i canali de Le Vene.
21- il torrione sinistro orografico de Le Vene visto dall’itinerario n.4.
22- La parte inferiore, molto più ripida, dei canali de Le Vene, in basso a destra, sopra al nucleo boschivo, si vede il sentiero n.1 che attraversa l’imbuto e risale il torrione sinistro de Le Vene. Al centro della foto risale invece l’impegnativo itinerario n.3
23- Veduta verso la “Corona” del M. Sibilla alla base della quale passa l’itinerario n.6, al centro della foto si nota, in alcuni tratti, la debolissima traccia dell’itinerario n.5

ITINERARIO N.5

Una ennesima cengia principalmente erbosa che taglia in quota il versante Nord del Monte Sibilla, parallelamente all’itinerario 4 e 6, viene percorsa da una sottile traccia che a volte si perde ma rimane intuitiva, anche perché non si hanno altre possibilità di deviazioni.

Percorso da me molti anni fa come per l’itinerario n.6, non mi risulta descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini, è destinato solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti con esperienza alpinistica, rigorosamente necessaria una piccozza, da percorrere in estate quando i canali dell’imbuto de Le Vene sono sgombri dalla neve altrimenti il tracciato può essere reso molto pericoloso.

ACCESSO: Il primo tratto di raggiungimento di questo percorso è in comune con l’itinerario n.4; una volta traversati i Fossi di Meta ed arrivati alla cresta che divide il Fosso di Meta III dal Fosso Le Vene, risalita dall’itinerario n.2, (358417,5 E – 4751758,8 N; 1850 m. 2 ore dal Rifugio).

DESCRIZIONE; Dalla cresta ci si immette nel versante Nord dove si nota, in alcuni tratti un po’ più evidente, una lieve traccia in quota che passa anch’essa in una cengia erbosa che inizia ad attraversare i vari fossi de Le Vene.

Dopo circa 300 metri dove si attraversano due canali con fondo ghiaioso fino a raggiungere il centro del Fosso Le Vene dove un ripidissimo canale con sponde rupestri richiede dei passaggi delicati su una strettissima cengia obbligata che ricorda molto la Cengia dei Fiumarelli.

Si prosegue quindi su un tratto erboso meno ripido fino a raggiungere un secondo canale molto intagliato caratterizzato da una zona rocciosa con una fascia più in alto di colore rosa, questo è il tratto più impegnativo, si attraversa con molta attenzione il canale passando proprio alla base delle rocce per poi ritrovarsi su pendio ghiaioso ma meno ripido dove si individua di nuovo una traccia che attraversa lunghi pendii ghiaiosi alternati ad erba e che riporta facilmente verso la cresta Ovest del Monte Sibilla (4 ore dal Rifugio).

24 – 25- I tracciati di raggiungimento nel versante di Meta degli itinerari proposti al versante Nord del Monte Sibilla.
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26 – 27- Veduta dalla cima del Monte Sibilla degli itinerari del versante Nord de Le Vene .
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28 – 29- Veduta dalla cresta degli imbuti (itinerario n.2) degli itinerari proposti al versante Nord del Monte Sibilla.
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30- Pianta satellitare del Fosso Le Vene, dettaglio dei percorsi 3 e 4.
31- Pianta satellitare del Fosso Le Vene, dettaglio dei percorsi 5 e 6.

ITINERARIO N.6

Questo itinerario è veramente una sottile traccia, larga poco più di 20 centimetri, che attraversa in quota l’imbuto delle Vene, poco sotto la cosiddetta “Corona della Sibilla”, al di sopra di tutti gli altri itinerari descritti, dal n.1 al n.5.

E’ un itinerario che si snoda su un pendio di oltre 45-50 gradi di pendenza dove non ci si può permettere di scivolare ed è anch’esso valutato EEA, è anch’esso destinato solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti con esperienza alpinistica, rigorosamente necessaria una piccozza, come per l’itinerario n.5 da percorrere in estate quando i canali dell’imbuto de Le Vene sono sgombri dalla neve.

L’uscita di questo tracciato è indicata nel reportage “VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA Ancora effetti del Terremoto del 2016” del 14 luglio 2021.

Percorso da me molti anni fa come per l’itinerario n.5, non mi risulta descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Per percorrere questo tracciato si sale dal Rifugio Monte Sibilla per il classico itinerario n.7 (come indicato per il raggiungimento degli attacchi degli altri itinerari) , si percorre la cresta in direzione dalla cima del Monte Sibilla ed una volta giunti a quota 1960 metri il sentiero dell’itinerario n.7 scende leggermente verso il versante Sud in corrispondenza di uno spuntone roccioso che sporge verticale verso il versante Nord (359064,3 E – 4751494,4 N; 2 ore dal Rifugio).

DESCRIZIONE: In questo punto si devia nettamente nel versante Nord e si passa sotto allo spuntone dove si nota una lieve traccia che, in quota, raggiunge, in 20 minuti, la cresta degli imbuti percorsa dall’itinerario n.2 (358439,3 E – 4751533,1 N; 1945 m.). Ci si sporge verso il versante de Le Vene dove la traccia prosegue vertiginosamente in quota attraversando pendii rupestri alternati a canali molto ripidi dirigendosi verso un canale obliquo ghiaioso dove la traccia diventa un sentiero che permette di salire sulla cresta Ovest dove si riprende il sentiero (segnato, pannello panoramico ) che, in direzione Est, segue fedelmente l’affilato crinale fino alla vetta del monte Sibilla (2173 m, 3,5 ore dal rifugio ).

32- Pianta satellitare della prima parte dell’itinerario n.6 (imbuto di Meta).
33- Pianta satellitare della seconda parte dell’itinerario n.6 (imbuto Le Vene).
34- Veduta del tracciato n.6 dalla cima del Monte Sibilla. dall’alto si nota la traccia di sentiero presente sotto alle rocce della “Corona”
35- La cima del Monte Sibilla vista dall’imbocco del tracciato n.6

ITINERARIO N.7

E’ il classico itinerario escursionistico facile, adatto a tutti, che risale dal Rifugio M. Sibilla alla Sella del Monte Zampa per proseguire poi per cresta con evidente sentiero, superando il tratto attrezzato con catene della “Corona della Sibilla”, fino alla Grotta delle Fate ped alla cima del Monte Sibilla (3 ore dal Rifugio).

Rappresenta anche la discesa in comune di tutti gli altri itinerari descritti.

E’ riportato sulla bibliografia classica e cartografia dei Monti Sibillini a cui rimando.

36- >Pianta satellitare del versante Nord del Monte Sibilla con tutti gli itinerari proposti.



MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – Ancora effetti del terremoto del 2016 – Torrione di Mèta

Il 16 luglio 2022, dopo quasi sei anni dal terremoto del 2016, ho visitato un ennesimo luogo dove sono visibili i disastrosi effetti di tale evento.

Su indicazione del mio amico geologo Pietropaolo ho raggiunto il primo torrione della zona denominata “Mèta” sul versante Nord del Monte Sibilla, dove il terremoto ha provocato una profonda spaccatura della sommità del torrione di cui una parte si è pericolosamente piegata verso valle e sta incombendo nel bosco sottostante. Non si può stabilire se e quando cadrà ma certamente la visione non è delle più rassicuranti.

Il sito geologico si raggiunge salendo dal Rifugio Sibilla per la forcella del Monte Zampa quindi scendendo per il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante opposto, riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Il sentiero che attraversa tutto il versante Nord del Monte Sibilla fino al fosso Le Vene prosegue poi per il Casale Lanza per poi risalire al Casale della Sibilla, raggiungere la cresta e quindi la cima del Monte Sibilla e scendere per la cresta Est chiudendo così il grande giro.

Una volta raggiuto il primo torrione di Mèta si scende dal sentiero e si raggiunge la sua sommità che presenta tre cime distinte, la faglia si trova nella cima del terzo torrione più a sinistra, chiaramente si raccomanda la massima attenzione per raggiungere la zona del distacco in quanto si trova proprio sulla parte esterna laterale del torrione, a piombo sul sottostante bosco di Mèta con quasi 500 metri di salto.

Una volta visitato il sito si consiglia di proseguire il giro del versante come indicato sopra.

1- Il versante Nord del Monte Sibilla con i tre Torrioni di Mèta e il Torrione de Le Vene a destra. Il sito geologico è situato sulla cima del torrione in primo piano, parzialmente il ombra.
2- La Valle dell’Infernaccio con, da destra, il Monte Priora, Pizzo Berro, Monte Bove Sud e Cima Cannafusto.
3- Il sentiero de Le Calle della Sibilla, prima di raggiungere il primo torrione di Mèta.
4- Il sentiero della foto n.3 visto dalla cima del primo torrione di Mèta.
5- Dalla forcella del Monte Zampa, il sentiero de “Le calle della Sibilla” il più in alto, si dirama in tornanti per scendere verso i torrioni del Monte Zampa.
6- La caratteristica “corona” del Monte Sibilla e il primo torrione di Mèta, la faglia si trova nel lato opposto della cima più alta.
7- Il Pizzo visto dal primo torrione di Mèta, a destra i torrioni Nord di Monte Zampa.
8- Veduta verticale dal primo torrione di Mèta con la sommità devastata dal terremoto.
9- la prima cima del torrione, completamente distrutta dal terremoto e con grandi massi ancora in bilico.
10- La parete della prima cima del torrione.
11- La seconda cima del torrione.
12- La seconda cima e il Monte Sibilla sullo sfondo, la faglia si trova nella parte opposta di questa cima
13- Una grotta sotto alla seconda cima.
14 -Veduta verticale dal primo torrione di Mèta nel sottostante bosco omonimo, si vedono distintamente le ombre dei torrioni del Monte Zampa.
15- Di fronte, nel costone boscoso, il Romitorio di San Leonardo.
16- La terza cima del torrione con l’enorme spaccatura prodotta dal terremoto del 2016.
17- Il pinnacolo rimasto in piedi.
18 – 19- La parte esterna del torrione piegata verso valle, per fare la foto mi sono messo seduto sulla sommità del torrione, a sinistra avevo il vuoto.
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20- Le dimensioni del sito geologico.
21- Il sentiero continua verso i Fossi di Mèta e le successive Vene.
22- La sommità del secondo Torrione di Mèta.
23- Pecore al pascolo verso la Corona del Monte Sibilla.
24- La parete del primo Torrione di Mèta vista da secondo torrione.
25- La valle dell’Infernaccio con il torrione de Le Vene franato a sinistra ed i Grottoni a destra ed il sottostante Fosso di Mèta 1.
26- La traccia di sentiero che sale di quota rispetto al sentiero de “Le Calle della Sibilla” ed il sovrastante sentiero che corre parallelo più in alto, i tre sentieri proseguono paralleli anche nel ripidissimo versante de Le Vene
27-28-29-30 Noduli di pirite e stratificazioni di Rosso Ammonitico nella sommità del primo torrione di Mèta, in corrispondenza del sentiero stesso (foto n.30).
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31- Veratro nero, velenoso (Veratrum nigrum).
32-33- Parnassius apollo su carduus.
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34- veduta dell’itinerario proposto dalla Cengia delle Ammoniti.
35- Pianta satellitare dell’itinerario proposto.



I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 3

Dopo aver percorso la Cengia delle Ammoniti fino al Tempio della Sibilla ed oltre fino al Casale Pantanelli o alla cima del Monte Priora per qualche decina di volte, insieme a Luca e Manuel, ho raggiunto la cima dei sei torrioni di Grottoni della Priora per vedere il panorama mozzafiato che offrono sulla sottostante valle del Tenna, dall’Infernaccio a Capotenna e sui vari canyon del versante Nord del Monte Sibilla, dai fossi di Mèta a Le Vene fino ai Fossi della Corona e della Sibilla che scendono verticalmente sulla valle, oggetto di vari itinerari di discesa con tecniche di torrentismo.

L’itinerario per raggiungere la Cengia delle Ammoniti e il Tempio della Sibilla è descritto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” consultabile alla voce “Pubblicazioni”.

Una volta giunti al Tempio della Sibilla si scende nel primo torrione sottostante proseguendo la cresta in discesa poi, traversando nei ripidi pendii sottostanti la cengia, senza necessariamente raggiungerla, si raggiunge la cima degli altri quattro ritornando indietro in direzione del Casale dei Grottoni da cui inizia la cengia delle Ammoniti.

Il quinto torrione si raggiunge direttamente dalla vecchia fonte posta sulla sella, poco prima del Casale dei Grottoni e, da qui, si scende riprendendo il sentiero di raggiungimento, proveniente dal Romitorio di San Leonardo.

Dai torrioni si può osservare il fondo della valle situato ben 500 metri più in basso, chiaramente fare molta attenzione a sporgersi sulle cime dei torrioni, si consiglia di coricarsi a terra sul bordo per avere una migliore visione e godere così in sicurezza il balzo aereo mozzafiato.

1- Il Casale dei Grottoni e il sentiero della Cengia delle Ammoniti che passa sotto alla barriera rocciosa sovrastante
2 – 3- Il Tempio della Sibilla.
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4- Scendendo dal Tempio verso la sommità del primo torrione.
5- L’arco di roccia del Tempio della Sibilla visto dalla sommità del primo torrione.
6- Il primo torrione sotto al Tempio della Sibilla
7- Camoscio all’incrocio delle due frecce, sul secondo torrione
8- Veduta verso il fondo valle dal primo torrione, in fondo la strada per Capotenna.
9- La sottile cresta sommitale del primo torrione, sullo sfondo Capotenna e la Valle Lunga.
10 – 11- Veduta in verticale dal primo torrione
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12- I lati Ovest del secondo e del terzo torrione visti dal primo.
13- il camoscio della foto n..7 risale tra luce ed ombra verso la sommità del secondo torrione dove siamo noi.
14- Dopo alcuni minuti ci ha raggiunto.
15- Ne emerge un secondo e proseguono verso la cengia delle Ammoniti
16- I due camosci salgono verso la cengia tra liscissime pareti rocciose
17- 18- Di vedetta sotto alla Cengia delle Ammoniti
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19- Le verticali pareti con un inciso canale tra il primo ed il secondo torrione.
20- Il lato Est del primo torrione visto dal secondo.
21-Veduta in verticale dal secondo torrione
22- In successione i lati Ovest del terzo, quarto e quinto torrione.
23- Particolare della cima del terzo torrione.
24- 25- Frana sulla sommità del secondo torrione.
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26- Il terzo torrione
27- Il quarto e quinto torrione visti dal terzo.
28- Veduta in verticale dal terzo torrione, in fondo la strada per Capotenna.
29- Il secondo torrione con la frana delle foto n.24-25 visto dal terzo torrione, in alto la cima del Pizzo Berro.
30- Veduta in verticale dalla cima del terzo torrione
31- Ci avviciniamo al quarto e quinto torrione
32- Agrifoglio sulla cima rocciosa del terzo torrione.
33- Veduta dal terzo torrione verso i segni della frana prodotta dal terremoto dell’ottobre del 2016 che ha formato il laghetto all’interno della valle del Tenna, poco prima de Le Vene..
34- Il lato Ovest del quarto torrione.
35- Il versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla.
36- Il Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
37- La prima parte del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
38- La seconda parte del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla, la grande cascata di oltre 70 metri rimane nascosta dalla roccia..
39- La parte centrale del Fosso della Corona, a destra del fosso Le Vene.
40- Luca, in alto, scende verso la sommità del quinto torrione
41- La cima del quarto torrione
42- Risalita verso il quinto torrione, alle spalle il quarto e a destra il terzo torrione
43- In successione da sinistra il quarto, il terzo ed il secondo torrione
44- La cima del quinto torrione e a destra più in basso, il quarto torrione
45- Il Casale dei Grottoni visto dal quinto torrione.
46- La frana del torrione destro orografico del fosso Le Vene prodotta dal terremoto dell’ottobre del 2016 che ha formato il laghetto all’interno della valle del Tenna.
47- In cima al quinto torrione, di fronte il versante Nord del M. Sibilla.
48- Il versante Ovest del Monte Zampa ed il bosco di Mèta.
49- La Cengia delle Ammoniti (percorso in rosso) e i cinque torrioni raggiunti (percorso in giallo) visti dal Monte Sibilla.



VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA Ancora effetti del terremoto del 2016.

Da una attenta visione effettuata dalla cima del Pizzo Regina sul versante Nord del Monte Sibilla avevo notato un esile sentiero che, dalla cresta Ovest, scendeva su un ghiaione sottostante per poi traversare in quota sotto cresta e collegarsi al sentiero che sale dal Casale della Sibilla per uscire in cresta in prossimità del termine della strada.

Incuriosito da questo esile tracciato avevo notato anche che attraversava una zona caratterizzata da una profonda frattura longitudinale.

Un esame delle immagini satellitari storiche ed attuali del versante Nord del Monte Sibilla sembravano dare l’impressione che tale frattura avesse subito una sensibile trasformazione dopo il sisma del 2016.

Chiaramente con la curiosità che ho ho raggiunto la zona per vedere sia il sentiero che la frattura.

Sono partito dal Rifugio Sibilla e percorrendo la strada sono salito sulla cresta Ovest, poco prima del termine della strada, in corrispondenza di una rampa erbosa che conduce ad un profondo intaglio della cresta da cui discende il sentiero osservato dalla Priora e che si stacca dal sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.

Il sentiero scende ripidamente nel ghiaione sottostante, una lieve traccia si dirige a destra verso l’imbuto Nord de “Le Vene” dove rappresenta la impegnativa uscita dei tre percorsi paralleli di difficoltà crescente con l’altezza, che permettono di attraversare il ripidissimo l’imbuto del versante Nord del M. Sibilla (descritti nel presente sito o in altra bibliografia).

La traccia più evidente piega invece in direzione Ovest parallela alla sovrastante cresta per poi ridiscendere ulteriormente, prosegue sul bordo della frattura osservata dalla Priora per congiungersi più avanti con il sentiero che sale fino in cresta dal sottostante Casale della Sibilla, posto diverse centinaia di metri più in basso.

Pertanto l’esile traccia è probabilmente un tracciato percorso dai pastori che portavano le greggi al pascolo nei prati sovrastanti il Casale della Sibilla e scavalcare nel versante Sud ed è la via più breve per raggiungere la cima della Sibilla per chi sale dal Casale.

La frattura osservata da lontano è una ampia e impressionante trincea longitudinale lunga un centinaio di metri prodotta da terremoti storici ed ampliata in larghezza e profondità dal terremoto del 2016 come dimostrano le rocce rotte e di colore più bianco che sono venute alla luce dopo il sisma (che erano protette dagli agenti atmosferici dalla terra che poi ha subito un abbassamento del livello) presenti nel bordo a monte.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La valle del Lago di Pilato vista dalla strada del M.Sibilla.
2- Il casale della Banditella sul versante Sud-est del M. Sibilla, sopra il Sasso di Palazzo Borghese, a destra il M. Porche e a sinistra il M. Argentella.
3- La cima del M. Sibilla vista a monte del cssale della Banditella, in primo piano Verbascum longifolium.
4- I ripidi contrafforti erbosi del versante Sud del M. Sibilla precipitano verso la vallata di Foce.
5- IL casale della Banditella.
6- Il ripido Fosso del Balzo che d’inverno convoglia le slavine fino alla strada per Foce.
7- Il sentiero che dalla cresta Ovest del M. Sibilla scende nel versante Nord, a destra l’inconfondibile profilo della cima del M. Sibilla.
8- I versanti Sud del Monte Priora o Pizzo Regina a destra ed del Pizzo Berro a sinistra.
9- Grandissimo cuscinetto di Arenaria bertoloni nel ghiaione Nord del M. Sibilla.
10- Dettaglio dell’Arenaria bertoloni.
11- La piccolissima ombrellifera Bunium petraeum tra le pietre del ghiaione.
12- Armeria canescens.
13- Astragalus australis
14- Il raro Trifolium noricum subsp.praetutianum
15- Isatis allionii caratteristica dei ghiaioni
16 – Il sentiero attraversa il ghiaione e scende verso il Casale della Sibilla, visibile come punto bianco nel tratto più verde del pendio al centro della foto.
17- Il malridotto Casale della Sibilla
18- Gli imponenti torrioni dei Grottoni della Priora.
19- La cengia delle ammoniti ed il tempio della Sibilla al centro della foto, sulla sommità dei Grottoni.
20- Veduta verso nord con il PIzzo con il lungo canalone erboso che scende verso il fiume Tenna ed il grande scoglio a sinistra denominato “il castello”..
21- Grandi frane prodotte dal terremoto del 2016 nel versante Est di Cima Cannafusto.
22 – 23 -La grande trincea a mezza costa nel versante Nord del M. Sibilla prodotta da terremoti storici ed ampliata sensibilmente dal terremoto del 2016, nel primo tratto non è ricresciuta neppure l’erba.
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24- La trincea in tutta la sua lunghezza, di circa 100 metri.
25 – 26 – 27- L’abbassamento del fondo della trincea visibile dalla differenza di colore della roccia, quella bianca era quella che stava sottoterra prima del terremoto.
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28- La parte terminale della trincea, ben visibile il cambio di pendenza del versante.
29- Anche nel versante Sud della cresta Ovest del M. Sibilla le trincee storiche già presenti si sono allargate ed abbassate ulteriormente.
30 – La cresta Ovest del M. Sibilla con l’intaglio erboso dove è presente la traccia di sentiero che scende nel versante Nord verso il Casale della Sibilla.
31- Il versante Nord del M. Sibilla verso Cima Vallelunga con il lungo ghiaione bianco dove scende il sentiero percorso.
32- Il versante Nord de “Le Vene” sulla verticale della cima del M. Sibilla, sullo sfondo il M.Zampa, nella cresta di fronte ci sono ben 3 tracciati paralleli di difficoltà crescente con la quota che permettono di attraversare il grande imbuto.
33- Il ripidissimo imbuto de “Le Vene” sulla Nord de M. Sibilla, di fronte i Grottoni della Priora.
34 – La cima del M. Sibilla vista arrivando dalla cresta Ovest.
36 – Edraianthus graminifolium sul sentiero di cresta, nei pressi della cima.
37 -38 – La cima del M. Sibilla.
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39- La “corona” del M: Sibilla nel tratto attrezzato della cresta Est.
40- La cima del M. Sibilla vista arrivando dalla cresta Est con la caratteristica “corona” di rocce.
41 – Immagine satellitare della frattura sul versante Nord del M- Sibilla, Anno 2013
42 – Stessa immagine satellitare della foto n.41 ma scattata nel 2019, si nota una variazione dell’aspetto della trincea dopo il sisma del 2016.
43 – Pianta satellitare del percorso.



IL LAGHETTO DI MONTE PALAZZO BORGHESE

1 Maggio 2021, visita al Laghetto di Monte Palazzo Borghese da Foce per Il Canale per osservare il livello idrico .

Quest’anno lo scioglimento delle relativamente abbondanti precipitazioni nevose ha già riempito la conca dove si forma il laghetto temporaneo garantendo lo sviluppo del Chirocefalo della Sibilla, specie di crostaceo Endemica dei Monti Sibillini insieme al cugino più conosciuto Chirocefalo del Marchesoni che vive nelle acque del Lago di Pilato.

L’anno scorso la scarsità delle precipitazioni nevose non erano riuscite a far formare il laghetto.

Di seguito le immagini dell’escursione, anche se non ottime per la giornata con cielo velato che poi si è trasformato in copertura nuvolosa con pioggia al pomeriggio

1- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese vista dal “Canale” a monte di Foce.
2 – 3 Il Laghetto ancora parzialmente gelato
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4- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese incombe sulla conca del Laghetto.
5- Al mio arrivo, poco prima delle 9, ero da solo.
6- Verso le 10 il primo arrivo.

6 – 11 – Immagini del Laghetto da diversi punti di vista:

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12- Il Laghetto con il Monte Sibilla sullo sfondo.
13 – 14- – 15- Fioritura di Crochi nei prati della meravigliosa conca del Laghetto.
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16- Scilla bifolia in fioritura.
17- Lo scoglio a sinistra della parete Est di Sasso di Palazzo Borghese.
18- Riflessi sul Laghetto.
19- Roditori subacquei hanno scavato anche sotto l’acqua……. come avranno fatto senza affogare
20- Una scilla emerge dall’acqua del Laghetto, di lato una ha fiorito anche sottacqua.
21- Salita verso la base della parete di Sasso di Palazzo Borghese
22- Il Laghetto visto dalla base della parete.
23- Le mie orme durante la salita verso la parete.
24- La parete ed il canale Est oggetto di nostra salita già riportata nel sito.
25 – 26- Grandi massi staccati dal terremoto del 2016 continuano a cadere dalla parete
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27- Masso caduto in tempi immemorabili è stato circondato da arbusti.
28- Aperitivo delle ore 12 al Laghetto con 15 persone.
29 – 30- Bolle di aria o gas ? salgono di continuo dal fondo del Laghetto nella parte verso valle.
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31- Poi dopo le 12 il tempo cambia repentinamente e si leva un forte vento.



CIMA VALLELUNGA DA ISOLA SAN BIAGIO

Il 12 Dicembre 2020, con Federico e con tanta voglia di camminare sulla neve dopo il nuovo lookdown, siamo partiti all’alba da Isola San Biagio (932 m.) e abbiamo raggiunto Cima Vallelunga (2221 m.), percorrendo oltre 15 chilometri andata e ritorno e compiendo uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini. Il primo tratto di salita è poco conosciuto e non è riportato ne nella bibliografia ufficiale ne in alcune cartine dei Monti Sibillini per cui ho reso interessante descriverla, l’avevamo percorso alcuni anni fa in discesa in occasione della salita della cresta Nord-est del Monte Zampa a cui rimando all’itinerario riportato alla stessa sezione “nuovi itinerari”. La seconda parte si limita a risalire la strada del Monte Sibilla tagliando per prati innevati alcuni tornanti per evitare i grandi accumuli di neve formatisi sulla strada.

L’itinerario invernale non presenta difficoltà alpinistiche ma essendo molto lungo e con un dislivello di quasi 1300 metri è adatto solo ad escursionisti ben allenati soprattutto se si incontrano accumuli di neve fresca sulla strada che rendono faticosa l’andatura, come è capitato a noi. Consigliatissimo come allenamento estivo.

Chiaramente da evitare con il versante Est del Monte Sibilla sovraccarico di neve per l’elevato pericolo di slavine. Le slavine che scendono per il Fosso del Balzo giungono ad interrompere la strada per Foce !!!

Accesso: Si raggiunge Isola San Biagio da Montemonaco, al bivio della strada del Monte Sibilla si gira a destra e si raggiunge la frazione.

Salita: Da Isola S. Biagio si prende una stradina asfaltata che passa nelle case più in alto del paese dove al suo termine parte un tratturo sterrato in piano che si dirige verso Nord. (361841,3 E – 4752191,8 N; 950 m.). Il tratturo si snoda quindi in lieve salita sempre verso nord, dopo circa 650 metri m si superano due tornanti sempre in salita. Giunti ad una netta curva in un ripiano erboso (30 minuti; 361539,6 E – 4753102,7 N; 1130 m.) si lascia il tratturo principale che si dirige verso un edificio situato nei prati più in alto a destra. Si devia quindi a sinistra per un sentiero appena accennato ma recentemente segnalato con numerosissimi bolli rossi a terra che, passando vicino alla piccola Fonte di Pianamonte sotto a caratteristici evidentissimi massi denominati “i guardiani” (foto n.31; 361106 E – 4752613 N; 1300 m.), in circa 1,20 ore dal paese conduce al tornante della strada per il Monte Sibilla, poco prima del Rifugio omonimo (360653 E – 4752103,8 N; 1520 m.). Quindi abbiamo proseguito seguendo la strada e tagliando per prati alcuni tornanti, fino al termine della strada nella cresta tra il Monte Sibilla e Cima Vallelunga (ore 2 dal Rifugio).

Da qui, in altri 30 minuti per parte, si raggiungono le cime dei due monti poste una opposta all’altra rispetto al termine della strada.

Discesa: Obbligatoriamente si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

1- Erba glassata al mattino intorno alla fonte di Pianamonte nei pressi dei cosiddetti “guardiani”, a monte di Isola San Biagio (vedi foto n.31).
2- Giunti nei pressi del Rifugio Sibilla si vede anche il Casale della Banditella.
3- Versante Est del Monte Sibilla con la cosiddetta “corona” rocciosa.
4- Il Sasso di Palazzo Borghese con la sua parete Est in piena forma invernale.
5- Il versante Nord e Nord-Est del Monte Argentella.
6- La Valle del Lago di Pilato con il Monte Vettore a sinistra e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
7- IL versante Est di Cima Vallelunga che sale dalla Frondosa.
8- Il Monte Porche e la zona della Fonte del Faggio e Ramatico, sotto alle pareti del versante Est di Cima Vallelunga
9 -Saliamo il pendio sopra alla Banditella per evitare gli accumuli di neve fresca sulla strada della Sibilla.
10- La cima del Monte Sibilla vista a monte della Banditella.
11 – 12- La strada della Sibilla con accumuli anche di più di un metro di neve fresca.
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13- Nei pendii parzialmente scoperti invece la neve non supera mediamente i 30 centimetri.
14- Il Fosso del Balzo scende ripidamente verso la Valle di Foce., per fortuna l’innevamento è scarso e non si ha pericolo di distacco di slavine.
15- Giunti ormai quasi alla cresta con la strada praticamente sommersa dalla neve.
16- Cima Vallelunga con gli scogli denominati ” i tre Vescovi”
17- La cresta Ovest del Monte Sibilla con Federico che si appresta a raggiungere la cima.
18- Il Monte Sibilla visto dalla cresta per Cima Vallelunga.
19. Cima Cannafusto e il Monte Bove Sud sullo sfondo.
20- Il Pizzo Regina (M.Priora) a destra ed il Pizzo Berro a sinistra.
21- Il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
22- Il versante Sud del Pizzo Regina.
23- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese .
24- Il Pian delle Cavalle illuminato, nel versante Nord del Monte Argentella.
25- All’improvviso arriva la nebbia, in 10 minuti si è chiuso il cielo, cosa normale in montagna.
26- Scendiamo da Cima Vallelunga immersi nella nebbia.
27- Per fortuna la nebbia forma una fascia in quota.
28- La zona della Fonte del Faggio.
29- 30- La lunga discesa nella strada della Sibilla piena di neve.
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31- Ritorniamo alla fonte di Pianamonte, l’erba intorno si è scongelata, sopra si vedono i due scogli isolati denominati i “guardiani”, a monte di Isola San Biagio.
Pianta satellitare del solo primo tratto di salita meno conosciuto, da Isola San Biagio al Rifugio Monte Sibilla, il secondo tratto segue la strada del Monte Sibilla fino al suo termine.



MONTE CASTEL MANARDO

Ascensione classica pomeridiana del 5 marzo 2020 con partenza dalla Pintura di Bolognola.

Montagne appena imbiancate oltre i 1700 metri e praticamente solo sui versanti Nord, come consuetudine di questo anomalo inverno.

Iniziato la salita con il sole ed in maniche di camicia, una spessa barriera di nuvole avanzava da Ovest, giunto in cima in 45 minuti di cammino è iniziato a montare un vento sempre più forte, durante la discesa addirittura è anche iniziato a nevicare.

Questa è la montagna, anche in una banalissima ascensione di alcune ore.

Di seguito le immagini della ascensione.

1- Il versante Nord del Monte Castel Manardo con la strada per il Monte Amandola giunti a marzo senza neve.
2- L’uscita del canale Nord di Fonte Gorga, anch’esso senza neve.
3- Veduta verso Il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e dalla parte opposta della vallata, il Monte Rotondo.
4- Nei pressi della cima di Monte Castel Manardo, caratterizzata da prati di Falasco.
5- Il Pizzo Regina con il palo che delimita il perimetro del Parco, che rappresenta nel migliore dei modi la sua situazione.
6- Da destra il M. Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Pizzo Berro.
7- Sul Pizzo Regina già soffia vento. ma verrà peggio in pochi minuti.
8- Le pendici Nord del Pizzo Regina con addirittura delle slavine arrivate fino al bosco, eppure la neve è pochissima e appena imbianca l’erba., sullo fondo il M.Sibilla.
9- Il laghetto di Pescolletta, quasi asciutto e gelato con la neve solo sul versante Nord.
10- Il Monte Acuto con le nuvole di maltempo.
11-Le pendici superiori del Pizzo Regina con ancora una striscia di sole.
12- 13 Il versante Nord del Monte Sibilla emerge dalle pendici del Pizzo Regina.
13
14 – Il vento aumenta sulla cima di Pizzo Regina.
15 – Dopo 15 minuti dalla foto n.14
16 – 17 Dopo altri 15 minuti della foto n.15
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18- Successione di creste dal Pizzo Regina, Monte Zampa (con sole), Monte Banditello, Monti della Laga e, in fondo, Gruppo del Gran Sasso.



MONTE SIBILLA PER LA CRESTA DEGLI IMBUTI.

Finalmente, dopo le
ultime visioni dello sconvolgimento attuato dal terremoto dell’ottobre 2016
nella Val di Bove e a Passo Cattivo, siamo ritornati alla nostra ricerca di
itinerari inediti e non riportati nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.

Il 29 luglio 2017, in una
zona accessibile agli escursionisti, senza alcun divieto, abbiamo risalito la
ripidissima cresta del versante nord del Monte Sibilla che divide l’imbuto di
“Mèta” dall’imbuto de “Le Vene”.

Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, è adatto solo ad
escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Accesso:

L’itinerario prevede come base di partenza
il Rifugio Sibilla (360523,4 E – 4751966 N; 1545 m.) facilmente raggiungibile
in auto dal paese di Montemonaco in direzione di Isola S. Biagio.

Avvicinamento:  

Dal Rifugio si prende il
classico itinerario n.9 per il Monte Sibilla che in 30 minuti sale alla Sella
di Monte Zampa (360158,5 E – 4752667,5 N; 1785m.).

            Dalla
sella di Monte Zampa si prosegue la cresta in direzione del Monte Sibilla per
altri  200 metri fino ad intercettare una
traccia di sentiero (360176 E – 4752482,8 N; 1780 m.) che scende nel versante
nord-ovest che rappresenta l’inizio del sentiero riportato in diversa
bibliografia ufficiale che conduce al Casale Lanza – Casale della Sibilla passando
per i torrioni del versante nord del M. Sibilla.

            Lo
stesso tracciato è anche indicato per raggiungere gli attacchi dei vari fossi
del M. Sibilla (in successione Fosso di Mèta I –II-III, Fosso le Vene, Fosso
della Corona, Forra della Sibilla o Arcofù) attrezzati per le discese in doppia
da chi pratica torrentismo.

Presa la traccia di
sentiero la si percorre scendendo fino al margine del bosco e superando quindi
in quota i vari canali che scendono verso la Valle del Tenna in un ambiente
molto suggestivo e selvaggio.

Si superano in
successione il Fosso di Mèta I (359219,5 E – 4751970,2 N; 1615 m.) caratterizzato
da uno stretto canale roccioso con tratto di sentiero molto esposto dove fare
particolare attenzione quindi si supera il Fosso di Mèta II più ampio e si
raggiunge il Fosso di Mèta III caratterizzato da alte pareti verticali e
generalmente pieno di neve fino ad estate inoltrata (358697,5 E – 4752012 N;
1560 m.).

Superato anche il nevaio
il sentiero prosegue per altri 200 metri fino a raggiungere un boschetto (1
ora) .

Qui parte l’itinerario
proposto e si abbandona il sentiero (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.).

Il sentiero prosegue
oltre il bosco scavalcando il filo di cresta che separa l’imbuto di Mèta da
quello successivo de Le Vene per poi proseguire per l’imbuto de Le Vene e
quindi verso il Casale Lanza ed è descritto in bibliografia, si consiglia di percorrerlo
in altra occasione in quanto molto lungo ma molto spettacolare per i panorami
che si osservano essendo posto in quota sulla Valle dell’Infernaccio. 

Descrizione

            Dal
boschetto (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.) si lascia il sentiero e si risale
il pendio erboso sovrastante tenendosi verso il filo di cresta.

Il pendio erboso si fa in
breve molto ripido con pendenze di 45 – 55° dove è necessario fare molta
attenzione per evitare scivolamenti che sarebbero molto pericolosi.

            E’
consigliabile l’utilizzo di una piccozza anche d’estate.

            Si sale in verticale sulla cresta rocciosa strapiombante sulla destra (foto n.9) ed in 40 minuti piuttosto faticosi si supera una traccia che in piano (intorno a quota 1800 m.) prosegue verso l’imbuto de “Le Vene” (358384,3 E – 4751903 N; 1790 m.) quindi sempre in salita si raggiunge un ripiano erboso (358411,5 E – 4751810,5 N; 1835 m.) dove si scopre l’intero versante nord del M. Sibilla nel suo cosiddetto Imbuto de le Vene.

1-Il versante nord del M. Sibilla visto dall’inizio del sentiero che scende verso Mèta con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto.  
2– Il versante nord del M. Sibilla visto dall’eremo di S. Leonardo con il percorso di salita

Si prosegue senza difficoltà la
cresta erbosa, in direzione della cima del Monte Sibilla, che si innalza
lievemente ma mano che si sale e si supera una seconda traccia di sentiero
(358428,1 E – 4751735 N; 1860 m.) che, anch’esso in piano, taglia l’imbuto di
Mèta circa a quota 1850 metri proveniente, come il primo incontrato a quota
1800 m., dalla cresta est del Monte Sibilla e proseguenti entrambe per l’imbuto
de Le Vene (indicati nella foto n.52 del mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI Anno
2011) e non riportati in alcuna bibliografia.

Le due tracce che si incontrano e che procedono verso il Fosso de Le Vene sono state da noi percorse negli anni ’90 ma è necessaria particolare attenzione in quanto sono molto impegnativi (il primo è stato descritto di recente sul sito www.auaa.it) perché attraversano in quota il quasi verticale imbuto de Le Vene
fino a raggiungere i prati sovrastanti il Casale della Sibilla (foto n. 13-15).

3- Il versante nord del M. Sibilla visto dalla deviazione Casale I Grottoni – Casale Il Rio con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto.

Si arriva quindi ad un
tratto roccioso dove la cresta si impenna verticalmente (358464,4 E – 4751522,7
N; 1960 m.) , qui si inizia a traversare tra rocce ed erba verso sinistra in direzione
dell’unico tratto della caratteristica fascia rocciosa che cinge tutta la cima
del Monte Sibilla, denominata la “corona”, superabile senza eccessive
difficoltà in quanto costituito da un ripidissimo canalino erboso che taglia in
due l’alta fascia rocciosa.

Giunti sulla verticale
del canale (358522,5 E – 4751358,4 N; 2065 m.) ci si impegna al suo interno su
erba molto ripida e scivolosa e superando al termine una paretina di roccia di
5 metri con brevi passaggi su roccia.  Quindi
facilmente in cresta e in altri 5 minuti in vetta al Monte Sibilla (2175 m.) .

Le immagini riportate sono una successione cronologica della salita.

4- Il torrione destro de Le Vene  con la grande frana prodotta dal sisma dell’ottobre 2016 che ha formato il lago effimero dell’Infernaccio, a destra i Grottoni del Monte Priora
5- Attraversamento del Fosso di Mèta I, il tratto più ripido dell’avvicinamento, a sinistra il Pizzo (M.Priora)
6- Attraversamento del Fosso di Mèta III con ancora un grande nevaio.
7- Iniziamo quindi a risalire la cresta erbosa a monte del boschetto
8- Che si fa subito estremamente ripida (45 – 55° di pendenza).
9- La cresta di salita nel suo tratto iniziale molto ripido, sullo sfondo Il Pizzo del M. Priora, il S. Leonardo e la valle dell’Infernaccio (attualmente chiusa alle escursioni).
10- La salita del primo tratto di cresta, alle spalle la selvaggia parete nord M. Zampa percorsa dall’itinerario n.8 riportato (pagina 66) nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014
11- Il versante nord-ovest del M. Zampa con la cresta che lo collega al M. Sibilla. Sopra ai torrioni ben visibile il sentiero di accesso alla salita proposta.
12- Il ripiano erboso oltre il primo ripido tratto di cresta (a destra), di fronte i “grottoni” con la cengia delle ammoniti e la cima del M. Priora. 
13- L’imbuto di “Mèta” nel lato sinistro della cresta di salita con Davide che ha preso la corsa, si notano i due vecchi tracciati paralleli che attraversano l’imbuto per proseguire nel versante de Le Vene.
14- L’imbuto de “Le Vene”, molto più ripido, nel lato destro della cresta di salita
15- L’Imbuto de “Le Vene” con i due tracciati della foto n.13 che proseguono nel ripidissimo versante.
16- Arrivati dove il pendio si impenna si traversa verso la “corona” del M. Sibilla nell’unico tratto superabile senza eccessive difficoltà
17- Fausto in avvicinamento al canalino erboso della “corona”, sotto ai piedi il ripido imbuto di Mèta che arriva fino al torrente Tenna (veduta praticamente in verticale !!!!).
18- Oltre la fascia rocciosa della “corona”, sullo sfondo al centro il Pizzo Berro e a destra il M. Priora o Pizzo Regina con le cime in ombra .
19- Canalino superato
20- Oltre la fascia rocciosa della “corona” , gli ultimi 50 metri di ripida salita su erba prima della cresta del Monte Sibilla, si sale tra alti esemplari di Gentiana lutea, sullo sfondo il M. Priora o Pizzo Regina

20- Il primo tratto di salita della cresta che inizia dal boschetto, visto dalla cresta est del Monte Sibilla.
21- L’ultimo tratto di salita con la caratteristica “corona” del Monte Sibilla.

Discesa:

Dalla cima del Monte Sibilla si scende la cresta est in corrispondenza del tratto della “corona”  visibile nelle foto n.21-22, attrezzato con catena,  quindi per classico itinerario di salita per la cresta M. Zampa – M. Sibilla, in 1,30 ore si raggiunge il Rifugio Sibilla dove si è lasciata l’auto.

GIANLUCA CARRADORINI     – FAUSTO SERRANI – DAVIDE ANSOVINI            29 LUGLIO 2017

22- I miei compagni di salita contemplano “l’impresa”, la salita della cresta in ombra.

CARTA
SATELLITARE DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




TRAVERSATA DA FOCE PER IL SENTIERO DI CIVITETTO ALTO AL M. LIETO PER LA ANTICA VIA IMPERIALE

Il presente itinerario, percorso il 15 giugno 2015, non è descritto in tale forma in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.
La parte superiore relativa al cosiddetto sentiero di Civitetto alto o via imperiale viene descritta con partenza dalle Grotte Nere, presenti nel versante est del M. Sibilla, proprio nella strada che risale il monte,
fino al bosco della Frondosa, in una guida in commercio e su un sito internet, in modo non sufficientemente dettagliato.
Tale descrizione invece permette di salire da Foce per il Fosso del Balzo fino ad intercettare un vecchio sentiero che si inoltra verso la zona denominata Civitetto (basso) quindi anziché seguire il sentiero
verso lo Scoglio della Volpe, posto nel versante sud-est del M. Sibilla, risale una cresta rocciosa per riprendere più in alto il terzo sentiero di Civitetto (strada imperiale) che proviene dallo scoglio stesso, che in realtà è lo stesso sentiero basso che, a causa di formazioni rocciose, forma un ampissimo tornante nel versante della montagna.
Si arriva piuttosto faticosamente così sotto ai grandi torrioni rocciosi che delimitano, a valle, la zona chiamata “Banditella” posta nel versante sud del M. Sibilla.
Dai ripidi pendii erbosi posti sotto a tali torrioni si compie una traversata in quota mozzafiato, su tracce di sentiero espostissimo sopra a canali e pareti verticali, fino a raggiungere la sconosciuta zona denominata Monte Lieto, che in realtà non è una cima vera e propria ma una vallata, situata nel versante est tra la cima del M. Sibilla e la Cima Vallelunga, a valle della sorgente del Meschino.
Dalla vallata si raggiunge facilmente la zona denominata “i campi” con una visibile fontana e da qui si ritorna a Foce scendendo per il classico sentiero del Fosso Zappacenere terminando così questa aerea e difficile traversata nel circo roccioso che il M. Sibilla forma proprio di fronte al paese.
Oppure dal M. Lieto il sentiero (descritto nelle guide ufficiali, sentiero n. 8) prosegue e dalla zona denominata “i campi” raggiunge la Fonte dell’Acero quindi prosegue in direzione de “il laghetto” di M. Palazzo Borghese e rappresenta la cosiddetta “strada imperiale” (sentiero n. 5).
Il percorso è piuttosto lungo e faticoso ed è consigliato ad escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi, e che conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti non più visibile.
In particolare la traversata del Fosso del Balzo e dei successivi numerosi canali che caratterizzano il versante sud-est del M. Sibilla fino al M. Lieto, sicuramente una delle più impegnative dei Monti Sibillini, richiede una attenzione massima costante, non si può sbagliare un passo e soprattutto non vi è via di uscita a monte o a valle in quanto si cammina tra due alte fasce di rocce, o si va avanti o si torna indietro.
Mentre è assolutamente sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine che essi comportano.
Il tratto di traversata interna del Fosso del Balzo è stato percorso a fine giugno 2015 in presenza di un grande accumulo di neve creato dalle slavine invernali che si scaricano a valle fino a raggiungere la strada di Foce (foto n.10).
Nella presente descrizione sono state allegate numerose foto che illustrano dettagliatamente l’itinerario proposto proprio per facilitarne la sua difficile percorrenza.

Accesso: L’itinerario ad anello prevede come partenza la strada che arriva fino a Foce di Montemonaco.
In particolare 600 metri prima di arrivare all’abitato, in corrispondenza di una edicola e di un piccolo edificio inutilizzato nei pressi della strada sulla destra, si parcheggia nel piazzale di fianco alla strada, al termine del
Fosso del Balzo che scende dal versante sud del M. Sibilla, dove negli inverni più nevosi le slavine raggiungono la strada proprio in questo punto isolando il paese di Foce (358759,5 E – 4749072,1 N , 925 m).

Descrizione itinerario: Dalla strada si prende un tratturo incassato e delimitato da alberi che si insinua nel fosso, piuttosto largo nella prima parte (sentiero n.8 segnalato su alcune carte).
Quando il tratturo, dopo circa 350 metri, devia verso dei prati a sinistra verso il Fosso Zappacenere, ci si mantiene a destra e si risale la sponda orografica del Fosso del Balzo su pendio erboso e giunti alla vista
delle rocce che iniziano a chiudere in alto il fosso si entra nel suo interno, facendosi faticosamente largo tra alberi abbattuti, massi e arbusti.
Giunti 100 metri prima della prima parete rocciosa che forma un salto all’interno del fosso si nota a destra un accumulo detritico al di sopra del quale inizia, verso destra, un ampio sentiero che sale nel bosco
(358454,7 E – 4749666,4 N, 1075 m., ometto di sassi).
Si sale facilmente per il comodo sentiero all’interno del bosco fino a raggiungere (45 minuti dall’auto) uno sperone roccioso con una piccola cavità annerita da fuochi di boscaioli.
Proseguendo si esce dal bosco e si raggiunge un terrazzo roccioso con una ampia veduta sulla vallata di Foce (Foto n.1; 358998,3 E – 4749826,4 N, 1265 m.)
Qui il sentiero sembra finire, in realtà prosegue nei prati 100 metri in piano ancora verso destra e si dirige verso lo Scoglio della Volpe ma si consiglia di ignorarlo in quanto l’itinerario proposto diventa molto più interessante ma anche più impegnativo.
Dal terrazzo roccioso si risale liberamente la cresta rocciosa sovrastante fino alla base di uno sperone di rocce verticali.
Qui si devia nettamente verso destra (Foto n.8) dirigendosi alla base di un circo roccioso (358978,4 E – 4749987,3 N, 1345 m.) caratterizzato da salti rocciosi alternati a tratti erbosi che si supera al centro con
passaggi di I° grado. Superato il circo roccioso ci si trova su un pendio erboso molto ripido che si risale per circa 150 metri in verticale.
Si raggiunge, in 40 minuti dal terrazzo roccioso, un ampio pianoro dove si scorge più a sinistra, un vecchio fontanile senza acqua (foto n. 9; 358864,6 E – 4750060,2 N, 1440 m.)
Dal fontanile si aggira il pendio verso sinistra tenendosi dapprima in quota per circa 200 metri quindi scendendo lievemente in corrispondenza di una caratteristica fila di piante poste ad una certa distanza l’una dall’altra.
Si traversa su terreno ripido a circa 100 metri sotto ad un classico campanile di roccia fino a raggiungere, con una ultima discesa di pochi metri, l’ultima pianta della fila di alberi.
Questa pianta si trova a picco sul Fosso del Balzo che si apre sotto ai vostri piedi (foto n. 11, 30 minuti dal fontanile, 358489,5 E – 4750245,8 N, 1430 m.).
Questo rappresenta il tratto più impegnativo del percorso, si scende con molta attenzione all’interno del fosso tenendosi su dei ginepri (utile una corda e piccozza).
Al momento dell’apertura di questo itinerario il fosso era riempito ancora di neve pertanto abbiamo dovuto prestare particolare attenzione al crepaccio laterale che si era formato nel bordo sinistro del fosso.
Raggiunto il centro del fosso lo si risale per circa 50 metri fino ad uno slargo dove, sotto a delle rocce strapiombanti sulla destra, si nota la traccia di sentiero che continua al sua traversata nel versante opposto (358438,9 E – 4750255,7 N, 1450 m.).
Si prosegue su tracce di sentiero sotto a pareti rocciose salendo lievemente per riprendere delle tracce più in alto che permettono di scavalcare attraversando con saliscendi, altri tre canali posti in successione sempre su terreno ripidissimo per cui prestare moltissima attenzione (foto n. 13).
Ci si mantiene in quota per altri due canali quindi si sale lievemente in direzione di un piccolo nucleo di faggi (358038 E – 4750348,1 N, 1535 m.) oltre il quale, con 40 minuti di cammino dal fosso, su un evidente ghiaione, si nota una netta linea di sentiero che occorre raggiungere (foto n. 14, 357849,6 E – 4750340,1 N, 1545 m.).
Una volta arrivati al ghiaione, nei pressi del M. Lieto, le difficoltà sono finalmente terminate.
Scendere liberamente tra prati ed arbusti di ginepro tenendosi verso destra in direzione di un evidente sentiero posto molto più a valle, che sale dal bosco della Frondosa alla fonte dell’Acero (30 minuti).

Discesa: dal sentiero si continua in discesa e si giunge così alla Fonte di S. Maria, (357937,5 E – 4749715,2 N, 1360 m.) si continua la discesa per l’evidentissimo sentiero che poi, più a valle, prima di addentrarsi nel
bosco della Frondosa, si trasforma in un ampio tratturo.
In circa un’ora si scende alla strada, nei pressi de “il canale” dove è presente un’area pic-nic e da qui all’auto posta 200 metri più a valle.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI – BARTOLAZZI BRUNO

15 GIUGNO 2015

1- Vista dalla cresta rocciosa in uscita dal bosco, sotto ai nostri piedi la strada e Foce con il laghetto in alto a destra .
2- la prima parte dell’itinerario, la neve facilita l’individuazione dei sentieri all’interno dei boschi
3 – Dettaglio della cresta rocciosa, la seconda parte dell’itinerario, da qui in poi iniziano le difficoltà.
4 – La parte centrale dell’itinerario, la traversata da brivido.
5 – Dettaglio della parte centrale della traversata, nel tratto meno evidente dopo il fontanile.
6- Dettaglio della parte centrale della traversata con i quattro canali consecutivi
7- Dettaglio dell’ultima parte della traversata, gli ultimi canali, il nucleo boschivo fino al ghiaione.
8-La ripida traversata dalla cresta al circo roccioso di salita, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato
9- Il vecchio fontanile
10- Il centro del Fosso del Balzo a fine giugno 2015 ancora riempito di neve e l’ultimo albero a sinistra.
11- Superato il Fosso del Balzo e guardando indietro si osserva il campanile roccioso e la fila di alberi che bisogna seguire nella prima parte della traversata con l’ultimo albero a picco sul fosso.
12- I torrioni della zona denominata “La Banditella” dominano dall’alto tuta la prima parte del percorso
13- Traversata del terzo canale dopo il Fosso del Balzo, la traccia è appena percettibile.
14- Il ghiaione finale con il sentiero fin troppo evidente, sullo sfondo le pareti est di sasso di Palazzo Borghese ed il ghiaione della zona Fonte dell’Acero – Ramatico sotto a Cima Vallelunga.
Pianta satellitare del percorso:
PERCORSO GIALLO: DISCESA
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO



MONTE ZAMPA PER LA CRESTA NORD-EST.

Il 21 Ottobre 2017 abbiamo risalito la ripidissima cresta del versante nord-est del Monte Zampa che sale dalla Valle dell’Infernaccio a monte di Valleria.

La cresta presenta tre
caratteristici ripiani suddivisi da tratti quasi verticali, si sale su un
ambiente grandioso con la verticale parete nord del Monte Zampa che domina
sempre sul versante destro di salita.

Itinerario inedito, piuttosto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello (800 metri), è adatto solo ad
escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido in quanto
presenta tratti di arrampicata su erba e roccette che rasentano la verticalità.

Accesso:

L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Isola San Biagio di  Montemonaco
 facilmente raggiungibile in auto dal
capoluogo sia per la strada per il Monte Sibilla sia per la strada per
l’Infernaccio.

Avvicinamento:  

Da Isola S. Biagio si
prende una stradina asfaltata che passa nelle case più in alto del paese dove
al suo termine parte un tratturo sterrato in piano che si dirige verso Nord. (361841,3
E – 4752191,8 N; 950 m.).

Il tratturo si snoda quindi
in lieve salita verso nord, dopo circa 650 metri m si superano due tornanti
sempre in salita.

Giunti ad una netta curva
in un ripiano erboso (30 minuti; 361539,6 E – 4753102,7 N; 1130 m.) si lascia
il tratturo principale che si dirige verso un edificio situato nei prati più in
alto.

Si devia quindi a destra
per un tratturo in piano meno transitato in direzione Nord-ovest che più avanti
si addentra nel bosco .

Lo si percorre per circa
un chilometro tralasciando eventuali varianti in salita o in discesa meno
frequentate fino a che non diventa un sentiero poco visibile,  che sempre in piano ed in circa altri 500
metri (30 minuti) conduce di fronte alla cresta rocciosa di salita (360498,5 E
– 4753925,5 N; 1170 m.).

Descrizione:

Raggiunta la cresta si
apre subito una grande spaccatura che scende verso Valleria (attenzione).

Si risale la spaccatura
passando sui ripidi prati a sinistra per riprendere il filo di cresta rocciosa.

Si è raggiunto così il
primo ripiano.

Sempre seguendo il filo
di  resta si risale il primo tratto molto
ripido tra alberi, erba e roccette.

Si giunge al secondo
ripiano  (360374,1 E – 4753843 N; 1235
m.) caratterizzato da una sottile cresta rocciosa che fornisce visioni
mozzafiato sulla parete nord del Monte Zampa e su tutta la Valle
dell’Infernaccio con alle spalle il selvaggio versante sud-est de Il Pizzo e
della Priora (foto n.5).

            Dal
ripiano parte l’ultimo tratto di salita (foto n.6) più impegnativo che devia in
alto nettamente verso destra.

            Percorsa
tutta la cresta rocciosa del secondo ripiano ci si innalza dapprima lentamente poi
su terreno sempre più ripido verso il terzo ripiano.

            Si
superano gli ultimi alberi e si raggiunge una fascia rocciosa che rasenta la
verticalità (foto n. 10).

Si risale proprio sul
filo di cresta su un canalino erboso intervallato da roccette (foto n.11-12)
facendo molta attenzione all’erba (falasco) scivolosa, in questo tratto può
essere utile una piccozza.

Superato questo tratto
più impegnativo dell’intera salita ci si ritrova su facile pendio erboso fino a
raggiungere il terzo ripiano (foto n. 14; 360263,7 E – 4753653,2 N; 1420 m.) che
rappresenta la cima della parete nord del Monte Zampa che incombe sulla Valle
dell’Infernaccio.

Questo ripiano è stato
raggiunto anche dall’itinerario n.8  della traversata del versante nord del Monte
Zampa, proposto nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014.

            Il
ripiano è un vero e proprio terrazzo sospeso sopra la Valle dell’Infernaccio.

Il panorama che si vede
da qui è mozzafiato, si è praticamente 500 metri di dislivello in verticale
sopra la parcheggio di Valleria per l’Infernaccio (attualmente chiuso alle
escursioni), di fronte al Romitorio di San Leonardo la cui foto n.17 sicuramente
non è riportata in alcun libro in commercio dei Monti Sibillini.

             Dal ripiano erboso si percorre la cresta fino ad
incontrare a destra una traccia di sentiero che taglia in alto l’imbuto che si
apre sulla destra e che è stato percorso dall’itinerario n.6 descritto nel mio
secondo libro  (foto n.16) e quindi si
prosegue facilmente per il lungo e ripido pendio che sale in direzione sud che
in altri 30 minuti conduce alla cima del Monte Zampa (360276,8 E – 4752783,3 N;
1790 m.).

Discesa:

Dalla cima del Monte Zampa si scende
per classico itinerario di salita per la cresta M. Zampa – M. Sibilla, in 20 minuti
raggiunge il Rifugio Sibilla.

Dal rifugio si percorre la strada in
discesa per 50 metri fino al primo tornante che si incontra.

Dal tornante (360653 E – 4752103,8 N;
1520 m.)  ci si affaccia nei prati
sottostanti dove parte un sentiero appena accennato ma recentemente segnalato
con numerosissimi bolli rossi a terra che, passando sotto a caratteristici
massi (foto n.20; 361106 E – 4752613 N; 1300 m.), in circa 40 minuti conduce velocemente
e facilmente al tratturo di salita in corrispondenza della curva su un ripiano
erboso dove all’andata si è deviato a destra.

Quindi per la strada sterrata di
salita in altri 15 minuti si giunge ad Isola S. Biagio.

GIANLUCA
CARRADORINI            – FAUSTO
SERRANI             21
OTTOBRE 2017

1-La caratteristica cresta nord-est del Monte zampa vista dalla strada per Rubbiano con il percorso di raggiungimento (giallo) e di salita (rosso).
2- la sommità del primo ripiano, in basso si nota la strada Rubbiano – Parcheggio di Valleria
3- Il tratto molto ripido (pendio > 45°) con alberi, erba e roccette per raggiungere il secondo ripiano.
4- la parete nord del Monte Zampa, anch’essa sconvolta dal terremoto dell’Ottobre 2016 con tre visibili frane tiene compagnia nel lato destro per tutta la salita. A destra, ancora in ombra, il Romitorio di San Leonardo.
5- L’aerea cresta rocciosa che caratterizza il secondo ripiano, sullo sfondo il versante sud-est de Il Pizzo e dietro emerge il Monte Amandola con il Balzo Rosso.
6- L’ultimo tratto di ripidissima salita prima del terzo ripiano, in alto sotto alla cima (freccia) si nota il tratto roccioso più impegnativo, a destra la verticale parete nord del Monte Zampa.
7- Il tratto terminale del secondo ripiano con l’inizio dell’ultimo tratto di salita che si fa sempre più ripido, Fausto lungo per terra non è caduto, sta facendo una foto alle pareti verticali sottostanti.
8

8 – 9- Fasi di salita al
terzo ripiano, il pendio si fa sempre più ripido 

9
10- Giunti sotto il tratto verticale roccioso (foto n.6) si risale il canalino erboso a destra di fianco alla cresta.
11- Sotto al canalino roccioso di salita, si nota nettamente l’elevata pendenza della cresta.
12- Fausto impegnato nel superamento del tratto verticale più impegnativo dell’intera salita, in fondo la strada Rubbiano – Parcheggio di Valleria
13- Terminato il tratto più impegnativo si contempla la salita effettuata
14- Giunti sul terzo ripiano rimane da salire l’ultima facile cresta erbosa a sinistra che conduce alla cima di Monte Zampa non ancora visibile.
15- Il versante est del Monte Priora con il profondo vallone de Il Rio.
16- La sommità del terzo ripiano corrispondente alla cima della parete nord del Monte Zampa, a destra, completamente illuminata, la cresta oggetto della salita.
17- La cima della foto n.16 dove ci troviamo noi proietta la sua ombra sotto al Romitorio di San Leonardo, sembra quasi di toccarlo con le mani.
18- Il versante nord del Monte Sibilla con la cresta illuminata dal sole descritta nel nostro itinerario n.34 -2017.
19- Il ripido versante nord-ovest del Monte Zampa dove corre il nostro itinerario n.8 riportato nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014.
20-Caratteristici massi nel sentiero di discesa  (cerchio rosso nella cartina satellitare).

CARTA
SATELLITARE DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa