MONTE TORRONE E SASSO D’ANDRE’ da Foce per la cresta Ovest.
In compagnia di Paolo, Tiziana, Gilberto, Elia e Francesco, il 25 agosto 2024 abbiamo ripetuto la salita al Monte Torrone e Sasso d’Andre’ per la cresta Ovest, già descritta in questo blog.
Partiti da Foce di Montemonaco abbiamo percorso il Piano della Gardosa e siamo saliti per le Svolte.
Appena usciti dal bosco abbiamo lasciato il sentiero di fondovalle che sale al Lago di Pilato e abbiamo deviato a sinistra, con una ripida salita siamo andati a prendere la sottile cresta rocciosa Ovest che sale verso il Monte Torrone.
Saliti i primi torrioni abbiamo poi deviato a sinistra per il sentiero che gira nel versante Nord e abbiamo ripreso la cresta Ovest più in alto evitando così il punto mediano più ripido.
Dalla cima del Monte Torrone abbiamo proseguito per il Sasso d’Andre’ e siamo ridiscesi a Foce per il sentiero classico della Forcella del Banditello.
Di seguito le immagini della bellissima giornata in compagnia di fantastici amici.
LE GROTTE DEL VERSANTE SINISTRO OROGRAFICO DEL PIANO DELLA GARDOSA ED IL “MISTERO” DEL MASSO FORATO.
ASCENSIONE N. 969 dal 1979
L’11 maggio 2019 ho effettuato un giro intorno al Piano della Gardosa da Foce alla scoperta di grotte e cavità.
In particolare ho raggiunto cinque cavità poste sotto alle pareti che delimitano il versante orografico destro del Piano, situate tra il Fosso delle Tagliole e Fossa Medica di cui la più grande e più alta è ben visibile dal Piano della Gardosa.
Dopodichè mi sono spostato nel versante opposto sotto allo Scoglio del Miracolo dove ho osservato la distruzione effettuata dalle scosse sismiche dell’Ottobre 2016 ed infine ho raggiunto la palestra di arrampicata della Ripa Grande nel versante nord-est del Monte Argentella dove, oltre ad effettuare qualche salita piuttosto impegnativa, mi sono imbattuto in un mistero di cui vorrei aver spiegazione ma che, per adesso, neppure a Foce hanno saputo darmi.
Nella bella ed alta faggeta posta in una conca sotto alla Ripa Grande, dove è presente la palestra di arrampicata, sono presenti molti massi, alcuni dei quali completamente rivestiti di muschi, caduti nei secoli dalle alte pareti della Ripa Grande ma uno in particolare ha destato il mio interesse.
Il grande masso, delle dimensioni quasi cubiche di 8 metri per lato, presenta dal lato a valle una serie di fori di trapano da cava lunghi anche 3 metri eseguiti per spaccarlo in due pezzi, il secondo pezzo infatti giace a terra coricato di lato con la stessa serie di fori.
Ora la domanda che mi è sorta spontanea è:
perché si deve aver fatto tanta fatica per salire sopra al masso alto circa 8 metri, forarlo con tanto di compressore con motore a combustione di una discreta potenza portato in loco quando il masso sta lontano dal centro abitato almeno 2 chilometri, sta lontano almeno 500 metri dalla strada sterrata che risale il Piano e non è ne a pericolo di crollo ne incombe su sentieri o comunque desta alcuna forma di pericolo.
E’ una pura e semplice curiosità sapere chi ha fatto ciò e perché.
Di seguito le immagini della giornata.
DIRETTISSIMA AL MONTE TORRONE PER LA CRESTA NORD-OVEST
Il 28 luglio 2018 abbiamo
risalito (e descritto) una delle ultime creste dirette alle cime dei Monti
Sibillini, forse già percorsa da altri ma come al solito, non descritta nella
bibliografia ufficiale.
L’itinerario, percorso da
Fausto Serrani in solitaria nel 2015 e parzialmente risalito dal nostro itinerario
n.32 proposto nel 2017, è stato con l’occasione completato, fotografato e
descritto per chi volesse ripeterlo.
La cresta nord-ovest diretta,
nascosta e non facilmente osservabile, è
forse una delle più belle ed impegnative dell’intero gruppo dei Monti Sibillini
sia come sviluppo, 1200 metri di dislivello (da Foce a 945 m. fino al M.
Torrone 2187 m.), che come difficoltà, infatti se si segue rigorosamente il
filo di cresta rocciosa da Le Svolte alla cima del Monte Torrone si risalgono alcuni tratti su roccia con
passaggi di I° grado e su terreno molto ripido, come visibile dalle immagini.
Inoltre permette il più rapido
raggiungimento, con sole 3 ore, alla cima del Monte Torrone che rimane una cima
poco frequentata proprio per la sua distanza dai percorsi classici.
E’ infatti raggiungibile da Foce per
la Fonte Fredda (3,5 ore), da Altino per la cresta M. delle Prata – M.
Banditello – Sasso d’Andrè (neppure riportato su tutte le carte) (3,5 ore) oppure
dalla cima del M. Vettore scendendo per l’Antecima Nord (1,5 ore dal M.Vettore
) ma comunque tutti percorsi di cresta lunghi e relativamente interessanti.
E’ pertanto consigliata ad
escursionisti esperti ed allenati.
Accesso:
Si raggiunge in auto la
frazione di Foce di Montemonaco quindi si parcheggia al termine del paesino in
corrispondenza della fontana e area pic-nic.
Il Piano della Gardosa è
percorribile dalle auto fino quasi all’inizio della salita de Le Svolte in
quanto la strada è stata adeguatamente sistemata dopo il terremoto e slavine
dell’inverno 2016-2017 ma è necessario munirsi di permesso chiedendo, alla Taverna
della Montagna di Foce o alla Polizia Municipale di Montemonaco, esclusivamente
per poter fare camping nel Piano della Gardosa prima de Le Svolte.
Non risalite
assolutamente con l’auto il Piano della Gardosa senza permesso in quanto c’è il
divieto di transito ai non autorizzati e al mattino presto gli organi di
vigilanza si appostano poco prima de Le Svolte per fare le multe.
Descrizione salita:
Si
risale a piedi per 2,5 km la strada del Piano della Gardosa fino a raggiungere (30
minuti) un tratto alberato adibito a campeggio 100 metri prima della salita per
Le Svolte .
Si
risale il canalone detritico de Le Svolte per l’accidentato e frequentatissimo sentiero
a tornanti per il Lago di Pilato.
Usciti dal bosco de Le
Svolte, al termine della ripida salita, si devia a sinistra direttamente su
prato alternato a grandi massi in direzione della cresta rocciosa che sale verso il Monte Torrone (358147,6 E –
4745742,3 N; 1420 m.).
Si risale la cresta rocciosa
direttamente sul filo che si impenna subito formando un torrione fino a richiedere l’uso delle mani
per superare alcuni ripidi passaggi .
Quindi si devia
leggermente a sinistra impegnandosi su un secondo tratto roccioso con passaggi
di I° grado.
Usciti da questa seconda
cresta rocciosa si intercetta il più comodo
sentiero (1 ora, 358352,3 E – 4745688,7 N; 1545 m) che proviene da Fonte Fredda (a sinistra) e
si addentra nella Valle del Lago di Pilato verso il Monte Rotondo (Fonte Matta).
Raggiunto il sentiero ben
visibile dirigersi nettamente a sinistra per prati verso un terzo spuntone
roccioso che si risale ancora con passaggi su roccia di I° grado.
Si continua in verticale
su tratti erbosi alternati a tratti rocciosi facili ma comunque sempre ripidi.
Dopo altri 200 metri di
salita sul ripido filo roccioso di cresta si intercetta a destra la traccia
descritta nel nostro itinerario n.32 del 2017 a quota 1770 m. (30 minuti, 358657,8
E – 4745595,5 N).
Si continua sempre in
verticale raggiungendo la cima di un quarto sperone roccioso anche qui
aiutandosi con le mani (foto n.10).
Si sale quindi su cresta
erbosa in direzione di una caratteristica stretta forcella visibile nella foto
n.12 (358766,1 E – 4745503,1 N; 1855 m.) oltre la quale diminuiscono le
difficoltà ma non la pendenza che rimane sempre piuttosto alta, non inferiore
ai 45 °.
Con altri 45 minuti di
cresta erbosa che si fa man mano più coricata si raggiunge la cima del Monte
Torrone a 2187 m.
Discesa:
Dal Monte Torrone si consiglia di
scendere per prati nel versante nord fino a raggiungere il sentiero verso
destra che conduce da Fonte Matta a Fonte Fredda – Fonte della Cerasa e quindi
scende a Foce oppure, una volta intercettato il sentiero, girando a sinistra
verso la Valle del Lago di Pilato scendendo quindi per Le Svolte fino al Piano
della Gardosa e a Foce per l’itinerario di avvicinamento.
GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 28 LUGLIO 2018
CARTA
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO: Percorso proposto
VERDE: Percorso di discesa
DUE BREVI ITINERARI A CACCIA DI GROTTE: FOCE E FORCA DI PRESTA
Come di consueto anche questi due itinerari, aperti tra il marzo e l’aprile del 2016, non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.
Essi descrivono l’accesso
a due siti caratterizzati da torrioni e cenge che formano delle cavità molto
particolari.
Il primo itinerario si
trova a monte di Foce di Montemonaco e si innalza dal Piano della Gardosa fino
a delle pareti di roccia poste nel versante est della zona denominata “i tre
faggi”.
Il secondo itinerariosi trova in corrispondenza di una
fascia rocciosa in una zona dimenticata situata a valle tra Forca di Presta ed
il Rifugio degli Alpini, nelle pendici sud est del Monte Forciglieta (1642 m.).
Ambedue gli itinerari
sono brevissimi, si percorrono in poche
ore, ma richiedono una certa pratica in quanto presentano salite e aerei passaggi
su roccia anche se facili (massimo II° grado) o discesa su terreno ripido se in
libera oppure si possono percorrere con maggiore sicurezza ma prevedono la conoscenza
della tecnica di progressione su corda e di discesa in corda doppia .
Accesso primo itinerario:
L’itinerario prevede come base di partenza
l’area camping attrezzata situata al termine della frazione di Foce di
Montemonaco che si raggiunge facilmente in auto.
Da
Foce si prosegue a piedi per la strada che conduce al Piano della Gardosa – Valle
del Lago di Pilato, dopo circa 1200 metri si incontra su bordo sinistro della
strada sterrata un grande masso a forma di piramide.
Dal masso si sale a
destra nel bosco costeggiando gli ultimi pini di un rimboschimento situato
ancora più a valle, come visibile nella
foto n.1 per circa 150 metri di dislivello in direzione di una fascia di rocce
soprastanti che si interseca perpendicolarmente con un grande torrione.
Giunti sotto alla fascia
di rocce si individua una ampia caverna proprio tra la fascia di rocce ed il
torrione che emerge dal bosco.
D’inverno, con la
mancanza di foglie nel bosco, la grotta è visibile anche dal Piano della
Gardosa.
Ai lati della grande
caverna scendono due caratteristici canalini rocciosi simili e molto incassati,
quasi a formare due camini paralleli, che è possibile salire con brevi passaggi
su roccia fino alla grotta (I° e II° grado) oppure, più facilmente, si può
raggiungere la grotta salendo nella fascia centrale costituita da roccette
alternate a tratti erbosi di moderata pendenza che richiedono attenzione,
meglio procedere in cordata in questo tratto utilizzando ancoraggi naturali
costituiti dagli arbusti presenti.
Si raggiunge così l’ampia caverna che si snoda in due tratti tra la fascia di roccia ed il torrione posto sulla vostra destra.
La parte sinistra della
grotta, visibile nella foto n.2, si inoltra per almeno altri 5-6 metri, quelli
visibili, ma in mancanza di idonei sistemi di ancoraggio (spit) nel giorno
della prima salita, non siamo riusciti a portare a termine l’esplorazione della
cavità.
La particolarità della
cavità è che si apre nel contatto tra una parete rocciosa parallela ed una
perpendicolare che, forse tramite forze tettoniche, si sono scontrate e si sono
sollevate formando appunto lo spazio vuoto nel punto di contatto, come visibile
nella foto n.3
Dalla grotta è possibile
osservare un bel panorama nel sottostante Piano della Gardosa e verso il Monte
Torrone come visibile nelle foto. 4-5.
Interessante è notare che
nel versante opposto (ovest) della montagna, circa alla stessa quota, sono
presenti altre due cavità già conosciute e descritte in bibliografia, la grotta
dei Tre Favi e la grotta dei Briganti, di quest’ultima si suppone che ci sia un
proseguimento, come narrato nelle leggende del luogo, chissà se la grotta qui
descritta è proprio l’uscita di quella posta nel versante opposto.
Ritorno primo itinerario: Dalla grotta si può scendere in libera facendo molta attenzione a non scivolare per le roccette alternate ad erba poste nella parte centrale come indicato per la salita oppure, più facilmente e consigliato, come visibile nella foto n.6, si può scendere in corda doppia utilizzando come ancoraggi per l’appunto gli arbusti presenti indicati da utilizzare anche durante la salita.
Accesso secondo itinerario:
L’itinerario prevede come base di
partenza l’area di parcheggio situata nella zona denominata “Piè Vettore” posta circa 500 metri da Forca di Presta
sulla strada che scende verso Arquata –
Montegallo, ed in corrispondenza dell’inizio del sentiero dei Mietitori, una volta
adeguatamente segnalato.
Dal parcheggio si scende il
pendio sottostrada senza itinerario tagliandolo in costante ma lieve discesa e dirigendosi
verso la base di torrioni rocciosi che scendono da Sasso Tagliato, la parete di
roccia rossa tagliata dalla strada posta circa 100 metri dopo Forca di Presta,
come visibile nella foto n.7.
Si prosegue quindi in
quota passando alla base dei torrioni, caratterizzati da delle piccole grotte,
che si succedono e in un caratteristico passaggio obbligato posto tra due
torrioni fino a raggiungere un ampio vallone boscoso posto circa 300 metri proprio
sotto Forca di Presta, si nota infatti in alto il tratto con muro di cemento e
paracarri posto tra Forca di Presta e Sasso Tagliato.
In questo tratto abbiamo
scoperto una vera e propria discarica abusiva con cartelli stradali divelti,
bidoni, elettrodomestici, pneumatici, materiali vari e PERFINO DUE AUTOMOBILI
di dubbia provenienza, lasciate probabilmente cadere dalla strada nel canalone
ormai molti anni fa in quanto completamente distrutte e accorpate alla
vegetazione, come visibile nelle foto n. 9 e 10.
Di tale ritrovamento
abbiamo dato notizia al Corpo Forestale di Arquata del Tronto domandandoci come
mai nessuno se n’era mai accorto prima e soprattutto se mai qualcuno riuscirà a
togliere tutti quei rifiuti abbandonati nel canalone all’interno del Parco
Nazionale.
Superato questo vergognoso tratto si prosegue
entrando in un tratto di bosco all’interno di un canalone, qui si trova una
traccia di sentiero che, in piano, esce dal bosco e si inerpica su un torrione
di roccia posto di seguito sulla sinistra, (foto n.7), che rappresenta il primo
tratto della fascia rocciosa che corre proprio a valle del tratto che va da
Forca di Presta verso il Rifugio degli Alpini, sulle pendici sud-est del Monte
Forciglieta (1642 m.), come indicato nelle foto n. 14-15.
Qui parte una fascia di
rocce di altezza variabile che si percorre alla base per altri 300 metri.
Giunti sulla verticale di
grandi tetti si nota che, a circa 6 – 8 metri dalla base delle rocce, parte una
cengia parallela che si raggiunge in alcuni punti arrampicandosi per facili
roccette (foto n.11).
Giunti nella cengia la si
percorre per un lungo tratto in lieve salita attraversando ampi scavernamenti
alternati a passaggi bassi dove occorre proseguire carponi e a delicati
passaggi esposti nel vuoto, questi ultimi, è consigliabile superarli in cordata
utilizzando chiodi come protezioni intermedie.
Si raggiunge quindi l’ultimo torrione di roccia dove la cengia mediana termina con un passaggio spettacolare come visibile nella foto n.13. Dall’aereo passaggio si scende facilmente su roccette e si raggiunge quindi il bosco alla base della fascia rocciosa, volendo si prosegue dapprima in piano poi salendo nel bosco fino alla sommità del Buco d’Urie a 1528 m. quindi si intercetta a destra l’ampio tratturo che conduce fino al Rifugio degli Alpini oppure si ritorna indietro alla base della fascia di roccia fino a raggiungere il bosco intermedio per salire quindi al suo interno senza tracciato e su terreno ripido fino a raggiungere la strada che collega Forca di Presta al Rifugio degli Alpini, posto più sulla sinistra dell’uscita.
9-10 I resti
delle due auto abbandonate nel canalone, nella foto sotto, in alto si nota il
muro di cemento ed il paracarri posto tra Forca di Presta e Sasso Tagliato,
punto da dove probabilmente sono state fatte cadere le auto.
�
Ritorno secondo itinerario: Dal Rifugio degli Alpini si prende
la strada a destra per Forca di Presta quindi si scende per la strada asfaltata
che conduce a Arquata-Montegallo , passando per Sasso Tagliato dove è presente
il paracarri e il muro di cemento dove, nel sottostante vallone, come
descritto, è presente la discarica scoperta.
Quindi sempre su strada asfaltata si raggiunge l’auto lasciata al parcheggio di “Piè Vettore”.