LE PORCHE DI VALLINFANTE – Sentiero Basso.

Nuovo itinerario ad anello, si snoda in una zona dei Monti Sibillini, dimenticata ed al di fuori dei normali itinerari escursionistici conosciuti, non è riportato ne nella bibliografia e neppure nella cartografia dei Monti Sibillini eppure è un tracciato antico che permetteva ai pastori di spostarsi tra tre importanti fonti di abbeveramento presenti nelle pendici Ovest della Cima di Vallinfante, la Fonte della Giumenta, la Fonte dell’Acero e la Fonte delle Vene, attraversando la parte più bassa, e anche più ripida ma più diretta, delle cosiddette Porche di Vallinfante, i diversi canaloni che scendono dalla cima omonima verso la Valle Infante.

L’itinerario è ad anello in quanto la traccia di sentiero, all’altezza dello Scoglio della Volpe, si sdoppia e le due tracce viaggiano parallele a distanza di poco più di cento metri di dislivello per cui, all’andata si può prendere la traccia più alta ed al ritorno quella più bassa, più ripida.

L’itinerario è classificato EE, non presenta difficoltà particolari ma si snoda su pendii molto ripidi, in alcuni tratti la traccia scompare sotto un’alta cotica erbosa di Falasco e quindi bisogna muoversi su terreni scivolosi e sconnessi, a tratti ricorda la Cengia dei Fiumarelli per cui è richiesto un passo sicuro e non si deve soffrire di vertigini.

Il tracciato che propongo parte dalla Fonte della Giumenta ed arriva alla Fonte delle Vene per poi ritornare di nuovo alla Fonte della Giumenta ma volendo si può fare al contrario o anche la traversata dal Monte Prata a Macchie di Vallinfante con due auto.

Il raggiungimento della Fonte delle Vene da Macchie di Vallinfante è descritto in un mio precedente articolo: “CIMA DI VALLINFANTE DA MACCHIE PER LA FONTE DELLE VENE E LE PORCHE DI VALLINFANTE” del Maggio 2022 a cui rimando.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il nuovissimo e costosissimo parcheggio del Monte Prata (che non si è ben capito il suo utilizzo visto che gli impianti sciistici non sono stati più riaperti dopo il terremoto) da cui si parte a piedi proseguendo la strada sterrata per la Fonte della Giumenta.

DESCRIZIONE: Raggiunta la Fonte della Giumenta (354452,8 E – 4748392,7 N; 1790 m.; 40 minuti dall’auto) si devia a destra per il classico sentiero verso il Monte Porche ma dopo 150 metri si scende e si prende una traccia in piano, non facile da individuare perché il continuo passaggio delle greggi ha formato molte tracce parallele, che conduce verso la Fonte del Sambuco.

L’itinerario per la Fonte del Sambuco è riportato nel mio articolo : “FONTE DELLA GIUMENTA-FONE DEL SAMBUCO-PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016” dell’Ottobre 2018, a cui rimando.

Dopo circa 300 metri il sentiero raggiunge un ampio costone erboso (15 minuti dalla fonte) dove si scoprono le Porche di Vallinfante, qui invece di continuare il sentiero che aggira il costone ed inizia a salire, si scende liberamente il costone per circa 100 metri tenendosi verso il fosso che scende dal versante Nordovest del Monte Porche fino ad intercettare una traccia di sentiero che entra nel fosso con fondo roccioso ed esce dalla sponda opposta (354344 E – 4749040,5 N; 1700 m.).

Si prosegue su traccia di sentiero per raggiungere un secondo costone erboso dove si intercetta una traccia di scavo forse dell’acquedotto che scende a valle dalla Fonte del Sambuco posta più in alto, si scende ancora per altri 150 metri in direzione di un nucleo di Faggi sopra il quale si ritrova la traccia che conduce verso il fondo roccioso del Fosso (354374,7 E – 4749298,1 N; 1650 m.; 15 minuti).

Qui la traccia è ben visibile e scavalca anche questo secondo fosso per attraversare una zona ghiaiosa, dove il sentiero si sdoppia, una traccia sale verso la base dello Scoglio della Volpe per passare ad una decina di metri sotto allo scoglio, l’altra rimane parallela una cinquantina di metri sotto.

Si entra quindi in un fosso molto inciso e sconvolto dal terremoto del 2016, ci sono tratti franati e, guardando in direzione della cima del Monte Porche, si può osservare l’incredibile fessura e la sottostante faglia descritta nell’articolo citato sopra.

Io consiglio di prendere all’andata la traccia superiore per poi ritornare da quella inferiore.

In ogni caso le due tracce viaggiano parallele tra i 1600 e i 1700 metri e scavalcano gli altri sei fossi, più o meno incisi ma ripidissimi, che costituiscono le Porche di Vallinfante.

I tracciati non sono sempre ben evidenti per la presenza in alcuni tratti, soprattutto del sentiero più basso, di cotica erbosa a Falasco dove essi si perdono ma intuitivamente si ritrovano nel fosso successivo.

Una volta superati i vari canali delle Porche di Vallinfante si raggiunge un ampio dosso erboso (1,15 ore dallo Scoglio della Volpe) a Falasco dove si prosegue in quota (353823,3 E – 4750339,8 N; 1685m.) fino a scavalcare il dosso ed intercettare l’evidente sentiero che collega la Fonte delle Vene con la Cima di Vallinfante (già descritto come indicato sopra).

Per raggiungere la Fonte delle Vene si scende nel sentiero che raggiunge dapprima un ampio ripiano erboso sottostante e prosegue scendendo nel fondo di due canaloni detritici successivi n discesa fino alla fonte stessa.

Per il ritorno alla Fonte della Giumenta, si ritorna all’ampio ripiano erboso dove sovente sono presenti bovini al pascolo, anziché risalire il dosso erboso lo si aggira in quota passando una cinquantina di metri sopra al bosco dirigendosi verso i canali delle Porche dove, poco al di sopra di alcuni alberi isolati sopra al bosco, si intercetta la traccia bassa che avvicinandosi ai vari canali, passa sotto ad un caratteristico torrione roccioso isolato che presenta anche una piccola grotta alla sua base e che, con un’ora circa, riconduce alla Fonte della Giumenta.

Anche questo tracciato attraversa i vari canali su terreno molto ripido e si perde nel Falasco in alcuni punti e in circa un’ora si riporta sulla verticale dello Scoglio della Volpe dove si riprende il sentiero fatto all’andata.

Giunti alla Fonte della Giumenta si scende all’auto per la strada sterrata fino al Monte Prata fatta all’andata.

Interessante è anche la risalita del Fosso della Fonte del Sambuco, una volta giunti, al ritorno, nel fondo roccioso del fosso lo si risale fino ad una parete rocciosa che lo chiude in alto e che forma anche una particolare grotta.

Itinerario percorso il 3 settembre 2023 con Luca e Federico.

1- Le Porche di Vallinfante, viste dalla Fonte della Giumenta, sullo sfondo la cima del Monte Bove Sud e la Cima di Passo Cattivo.
2- Nel pendio di fronte si vede il sentiero che si sdoppi sotto lo Scoglio della Volpe, che emerge, isolato, dal pendio.
3- Arrivati vicino allo Scoglio della Volpe si vedono bene i due sentieri.
4- Il Fosso dal fondo roccioso della Fonte del Sambuco che si può risalire al ritorno.
5 – 6- Passaggio in ambiente roccioso dentro al fosso della Fonte del Sambuco.
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7- Superato il Fosso della Fonte del Sambuco (la cui parete finale è ben visibile) si osserva l’intaglio che scende dalla fonte nel pendio erboso sottostante e, sotto, la traccia dell’itinerario proposto.
8- Lo Scoglio della Volpe.
9- Oltre la verticale dello Scoglio della Volpe si osservano le due tracce viaggiare parallele.
10- Il pendio dopo lo Scoglio della Volpe, parzialmente illuminato dal sole.
11- Il tratto degradato e franato dal sisma del 2016 oltre lo Scoglio della Volpe.
12- Guardando in alto si osserva la zona spaccata dal sisma del 2016 e la relativa faglia (riga bianca) che ha subito un abbassamento di quasi due metri.
13- La Valle infante
14- I primi canaloni attraversati con lo Scoglio della Volpe illuminato dal sole, sullo sfondo la roulotte dei pastori della Fonte della Giumenta.
15 – Uno dei tratti più ripidi del sentiero superiore.
16- Un altro ripido tratto, ormai è giunto anche il sole, a sinistra il Monte Cardosa.
17- Il dosso erboso dove si ricongiungono i due sentieri paralleli.
18- La successione dei canaloni delle Porche di Vallinfante attraversati, il Monte Porche a sinistra in alto e la Fonte della Giumenta a destra in basso.
19- Il pianoro a monte della Fonte delle Vene e il canalone ghiaioso di discesa.
20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, con il caratteristico torrione roccioso isolato con piccola cavità alla sua base.
20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, a sinistra lo scoglio isolato della foto precedente..
21- Tratto erboso a Falasco molto ripido nel percorso di ritorno.
22- Il pendio attraversato ed il Monte Cardosa sullo sfondo.
23- Al ritorno si ripassa sotto alla faglia del terremoto del 2016
24 – 25 -Tratti molto ripidi al ritorno verso lo Scoglio della Volpe.
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26 – 27 -L’ultimo tratto fino al bosco, sotto allo Scoglio della Volpe visibile sul pendio.
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28 – 30 – Risalita del Fosso della Fonte del Sambuco
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31- 33 – Il salto del fosso con Grotta finale.
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34- La risalita del pendio destro del Fosso anziché ridiscenderlo completamente.
35- Pianta satellitare del percorso proposto
36- Dettaglio satellitare della prima parte dell’itinerario.
37- Dettaglio satellitare della seconda parte dell’itinerario.
38- Dettaglio satellitare della terza parte dell’itinerario.
39- Dettaglio satellitare della quarta parte dell’itinerario.



CIMA DI VALLINFANTE Da Macchie per la Fonte delle Vene e le Porche di Vallinfante.

L’itinerario ad anello proposto, come di consueto, non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini ed è indicato solo in traccia senza numerazione in alcun carte del gruppo montuoso, è stato effettuato il 30 aprile 2022 con Federico, Alicia, Davide e Valentina.

E’ un itinerario lungo ed impegnativo, consigliato a buoni camminatori, presenta infatti uno sviluppo di più di 12 chilometri e oltre 1000 metri di dislivello in quanto si parte dai 1070 metri di Macchie di Vallinfante fino a raggiungere i 2113 metri di Cima di Vallinfante, attraversando un versante praticamente sconosciuto alla maggior parte degli escursionisti dei Monti Sibillini, la zona delle “Pianelle” fino alla Fonte delle Vene e proseguendo in quota per tutte le “Porche di Vallinfante” fino a raggiungere la cima omonima per poi scendere a Macchie per il Passo Cattivo e la Fonte del Lupo – Fonte Raiole.

Presenta qualche difficoltà di orientamento per uscire dall’ultimo tratto di bosco fino ai prati sommitali prima della Fonte delle Vene in quanto recenti slavine hanno degradato il sentiero che risulta poco visibile.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Castelsantangelo sul Nera quindi si prosegue nel fondovalle in direzione di Vallinfante – Sorgenti del Nera, proseguendo in salita con due tornanti si raggiunge la frazione di Macchie dove si parcheggia su un prato in corrispondenza di uno slargo di una curva con muretto in cemento poco prima di ciò che rimane della frazione distrutta dal terremoto del 2016 (351725,3 E – 4750966,5 N; 1070 m.).

DESCRIZIONE: Dalla curva del parcheggio sale un tratturo in netta salita, dopo circa 50 metri, sotto ad uno stazzo recintato (foton.1), si dirama a destra un largo sentiero in piano in direzione Est aggirando a bassa quota il Colle la Croce (351797,3 E – 4750991,6 N; 1080 m.). Il comodo sentiero dapprima attraversa la zona denominata “Frascare” caratterizzata da resti di campi ormai incolti (foto n.2) e ricoperti da piante, divisi da vecchi muretti a secco e si inoltra in salita nel bosco. Ignorando alcune deviazioni sia a destra che a sinistra meno evidenti si aggira il costone della montagna nella zona denominata “Le Pianelle” caratterizzata da delle radure nel bosco che aprono la vista sul Monte Cardosa e sul Monte Prata. Dopo circa un chilometro di sentiero si raggiunge una radura nel bosco (foto n.5; 40 minuti, 352464,1 E – 4750374,4 N; 1260 m.) caratterizzata da un alto muretto a secco di contenimento dove forse erano presenti delle carbonare, qui il sentiero si fa meno evidente ma si prosegue sempre verso Est in netta salita fino a raggiungere in breve un tratto di bosco in media pendenza distrutto da recenti valanghe (foto n. 6-7) . Consiglio di salire il tratto costeggiando il bosco anziché raggiungere il tratto devastato senza alberi in quanto meno faticoso. In ogni caso bisogna raggiungere i prati sovrastanti meno ripidi dove, in corrispondenza di una cresta rocciosa in salita ed un grosso Faggio isolato si ritrova la traccia di sentiero (foto n. 8-9; 20 minuti, 352965,2 E – 4750571,6 N; 1485 m.). Da questo punto il sentiero si fa netto e taglia in salita un inciso canalone detritico con una piccola grotta posta una decina di metri sopra al sentiero (foto n.12-13; 353115,6 E – 4750615,2 N; 1510 m.) , si prosegue sempre in salita affacciandosi nel grande canalone detritico dove è presente la Fonte delle Vene provvista di ottima acqua (foto n. 14-15; 30 minuti, 353308,4 E – 4750640,2 N; 1530 m.). Si prosegue sempre verso Est prendendo sempre la traccia in salita più evidente in quanto la fonte, essendo frequentata d’estate da mandrie di bovini, presenta elevato degrado e numerose deviazioni che confondono le idee. In breve si raggiunge una spianata erbosa delimitata ad Est da un inciso fosso che a primavera porta acqua (10 minuti, 353468 E – 4750590,4 N; 1570 m.)

Dal pendio ghiaioso sovrastante scende da sinistra un sentiero che proviene da Colle La Croce che si deve ignorare, invece ci si addentra nel canale detritico a destra dove una traccia sale nel fondo risalendo il ramo sinistro, passando sotto ad un tratto di rimboschimenti a pini e larici fino ad uscire dal canale e raggiungere un prato a destra (foto n.18-20; 10 minuti, 353468 E – 4750590,4 N; 1570 m.) dove sopra si scorge un sentiero che sale in diagonale verso le Porche di Vallinfante (foto n.21-22). Si prende il sentiero e lo si segue in direzione del Monte Porche, ci si avvicina allo Scoglio della Volpe, caratterizzato da una profonda frattura del terreno prodotta dal terremoto del 2016 (foto n.26) già visibile dal sentiero (vedere articolo FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016). Se si segue fedelmente il sentiero in costante ma lieve salita si attraversano i vari canali delle Porche di Vallinfante fino a giungere quasi sulla verticale dello Scoglio della Volpe dove un tornante (1 ora, 354636,7 e – 4749660,2 n; 1920 m.) sempre in netta salita fa cambiare direzione fino a raggiungere, in 20 minuti, la cresta tra il Monte Porche e la Cima di Vallinfante, da questa, proseguendo verso nord, si giunge in cima. Oppure se non si vuole allungare, giunti prima dello Scoglio della Volpe, sulla verticale della Cima di Vallinfante, (354377,5 E – 4750022,7 N; 1835 m.) si sale dritti su pendii ripidi ma caratterizzati da cotica erbosa scalettata che facilita la salita fino alla cima omonima (40 minuti, 354610,5 E – 4750517,6 N; 2113 m.).

DISCESA: Dalla Cima di Vallinfante si scende per ripida cresta in direzione Nord fino ad una sella che sovrasta la Valle Orteccia per poi risalire la Cima di Passo Cattivo (20 minuti). Si scende quindi per comodo sentiero al disastrato Passo Cattivo (20 minuti) mantenendosi verso il prato anziché percorrere la cresta resa pericolosa della frane prodotte dal terremoto del 2016 fino a raggiungere la strada che scende verso il Monte Cornaccione. Si percorre la strada fino a superare tutte le formazioni rocciose sottostanti che conformano il Passo Cattivo e dopo un lieve tratto in salita della strada essa ridiscende in corrispondenza di un canalone al termine del quale si raggiungono i pendii ghiaiosi del rimboschimento a pini dove si nota un evidente sentiero che scende a tornanti (20 minuti, 352822,8 E – 4752370,3 N; 1835 m.). In breve si raggiunge la Fonte del Lupo (foto n.48; 10 minuti, 352685,5 E – 4752169,8 N; 1700 m.), si continua la discesa verso sinistra in direzione di uno sperone roccioso (foto n. 51-52) al margine del rimboschimento oltre il quale si attraversa il canalone costeggiato in alto dalla strada. Si prosegue per evidente sentiero a volte addirittura segnalato che scende a tornanti verso la vallata sottostante. Si raggiunge un tratto boschivo sotto alle pareti del Passo Cattivo e continuando la discesa appena usciti dal bosco si intercetta la strada sterrata che in breve raggiunge la Fonte Raiole (40 minuti, 352056,3 E – 4751394,7 N; 1210 m.) e da qui in altri 30 minuti si giunge a Macchie dove si è parcheggiata l’auto

VARIANTE: E’ possibile anche una variante di salita anziché dal parcheggio deviare poco dopo a destra si continua a salire per la strada sterrata di fondovalle (che si percorre poi in discesa) si raggiunge Fonte Raiole e si continua la salita fino a raggiungere l’ampio bosco sotto al Passo Cattivo dove, con un po’ di fatica, si intercetta un sentiero sulla destra che si addentra nel bosco e risale con un lungo traverso fino a Colle la Croce. Dalla Croce si continua la traccia sul versante opposto che scende in diagonale in direzione del rimboschimento a pini a larici che si intercetta nell’itinerario di salita descritto, quindi si prosegue come descritto sopra, questo itinerario l’ho percorso molti anni fa. Da tenere conto che da Colle La Croce sale per il crestone erboso in direzione di Passo Cattivo un vecchio, ripido e impegnativo sentiero che, prima del terremoto del 2016, permetteva di raggiungere il Passo Cattivo in corrispondenza della cresta attualmente franata, tale sentiero è assolutamente da evitare per l’elevato rischio di frane e cadute di massi.

Consultare anche l’itinerario : PASSO CATTIVO, SOTTO ALLE PARETI DEL VERSANTE OVEST DA MACCHIE DI VALLINFANTE Giugno 2020.

PROPOSTA DI ESPLORAZIONE: Dal pendio sottostante il canale della Fonte delle Vene parte un sentiero in piano che si inoltra nella parte mediana delle Porche di Vallinfante e che conduce, secondo alcune carte, alla Fonte dell’Acero. Dalla Fonte la traccia sembra proseguire nella zona più ripida e selvaggia delle Porche di Vallinfante fino ad uscire sotto allo Scoglio della Volpe e ricongiungersi con il sentiero che proviene dalla Fonte della Giumenta, tale itinerario sarà oggetto di una prossima esplorazione ma nel frattempo se qualcuno lo percorre mi dia notizia ed immagini che provvederò pubblicarne la descrizione.

1- La deviazione a destra sotto allo stazzo recintato, a 50 metri dall’auto
2- I vecchi campi di Macchie delimitati da muretti a secco e ormai ricoperti da alberi
3- La prima radura nella zona “le pianelle” con vista sul Monte Cardosa.
4- Il sentiero nel bosco dopo “le pianelle”
5- La radura con il grande antico muro a secco prima del tratto degradato dalle slavine.
6- Il margine del tratto di bosco distrutto dalle slavine che bisogna risalire fino al prato sovrastante.
7- Il tratto di bosco degradato dalle slavine con il Monte Prata di fronte.
8- La cresta rocciosa sopra al tratto degradato dalle slavine con il grande faggio isolato sopra il quale si ritrova il sentiero, visibile alla sua destra.
9- Il grande faggio isolato con il camping di monte Prata di fronte.
10- Il sentiero si ritrova evidente oltre la cresta rocciosa, in alto la Cima di Vallinfante, mèta dell’itinerario proposto (ph. Alicia).
11- Il fondo il Monte Porche con i ripidi canali delle “Porche di Vallinfante”.
12- Il canale detritico con la grotticella, poco prima della Fonte delle Vene.
13- Il traverso fino alla Fonte delle Vene visibile nel canalone detritico.
14- La Fonte delle Vene.
15- L’antico muretto a secco della Fonte delle Vene.
16- Il traverso della foto n. 13 visto da oltre la Fonte delle Vene.
17- La spianata a monte della Fonte delle Vene, sul pendio di fronte sopra la canale detritico si nota il sentiero che sale in diagonale verso la Cima di Vallinfante in alto.
18- Il ramo sinistro del canale detritico che si deve risalire fino a sotto il rimboschimento di pini e larici visibile in alto.
19- ramo di pino finemente lavorato dai tarli.
20- Il ramo sinistro del canale detritico sotto al rimboschimento.
21- 22- La spianata erbosa di lato al rimboschimento dove sale il sentiero per le Porche di Vallinfante.
22- (ph. Alicia)
23- Il rimboschimento a pini e larici sotto alla Cima di Passo Cattivo visibile in alto.
24- Il rimboschimento della foto n.23 con il sentiero che proviene da Colle La Croce, visibile nel pendio a sinistra sullo sfondo.
25- Il canale detritico e la spianata erbosa con il sentiero sotto al rimboschimento delle foto n.20-21-22, viste dal sentiero che sale verso la Cima di Vallinfante
26- La zona fortemente fratturata dal terremoto del 2016 posta sopra allo Scoglio della Volpe, visibile nel margine destro della foto (vedere articolo: FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016) .
27- Risalita del pendio sulla verticale della Cima di Vallinfante, in alto in corrispondenza degli accumuli di neve.
28- Il pendio di risalita nella zona delle Porche di Vallinfante.
29-Il Colle La Croce ed il rimboschimento delle foto n. 23-24.
30- Le rocce sotto alla Cima di Vallinfante, a sinistra la Cima di Passo Cattivo.
31- Discesa dalla Cima di Vallinfante con il ripido canalino Nord innevato salito in occasione dell’itinerario: LA GRANDE FRANA DI VALLE ORTECCIA – CIMA DI VALLINFANTE PER IL CANALE NORD.
32 – 33- la cresta dalla Cima di Vallinfante (a destra) che prosegue verso la Cima di Passo Cattivo.
33
34- La Valle Orteccia e la Cima Cannafusto.
35- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina (o Monte Priora) a destra.
36- Il Passo Cattivo visto dalla cima omonima, a destra il Monte Bove Sud.
37- La Cima di Passo Cattivo con lo sfondo della Cima Cannafusto.
38- La zona denominata “Le Fosse” con il laghetto e la strada che da Passo Cattivo scende a Capotenna, sullo fondo il Monte Bove Sud.
39- L’uscita del ripido canale di salita invernale de “Le Fosse” descritto a pagina 98 del mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.
40 – 41- I torrioni franati del Passo Cattivo, dalle foto fatte nel 2017 dopo il terremoto la situazione è sempre in peggioramento.
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42 – 43- Le grandi frane del Passo Cattivo.
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44- Al Passo Cattivo, proprio nei pressi di una frana, una lapide ricordativa di un amante dei nostri Monti scomparso.
45- Scille (Scilla bifolia VELENOSA) al Passo Cattivo, sullo sfondo il Pizzo Berro ed il Pizzo Regina.
46- Una trincea prodotta dal terremoto del 2016, già fotografata nel 2017.
47- Il Passo Cattivo visto dal sentiero che dalla strada scende verso la Fonte del Lupo.
48- La Fonte del Lupo
49- Lo spuntone roccioso da cui si scende dalla Fonte del Lupo verso Macchie di Vallinfante (ph. Alicia).
50- Pini sradicati dalle slavine nel rimboschimento a valle della strada Cornaccione-Passo Cattivo
51 – 52- Lo spuntone della foto n.49
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53- Dallo spuntone a valle della Fonte del Lupo si scende nel canalone che scende direttamente dalla strada soprastante.
54- Le frane del versante Ovest del Passo Cattivo.
55 – 56- Durante il tragitto dell’escursione abbiamo trovato due palchi di Cervo maschio.
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PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO PROPOSTO
Rosso: Itinerario di salita
Giallo: Itinerario di discesa
DETTAGLIO SATELLITARE DI MACCHIE DI VALLINFANTE con inizio percorso di salita e fine discesa



FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016

Gli effetti delle forti scosse di terremoto dell’Ottobre 2016 nei Monti Sibillini non finiscono mai di stupirci.

Poco tempo fa, dalla Forca di Gualdo, avevo individuato una zona situata a metà costa nel versante ovest di Cima di Vallinfante, presso le cosiddette  “Porche di Vallinfante”, fortemente fratturata dal terremoto dell’Ottobre 2016.

La zona è visibile solo dal versante di fronte (Forca di Gualdo – Monte Prata) mentre risulta invisibile sia dalla cresta di Cima di Vallinfante che dal fondo valle e quindi risulta nascosta e difficilmente osservabile.

Il 10 ottobre 2018 abbiamo raggiunto tale zona, posta sotto ad una zona rocciosa denominata “Scoglio della Volpe”, scomoda ed impervia ed abbiamo osservato altri devastanti e spaventosi effetti provocati dal terremoto.

Il versante è attraversato da un vecchio sentiero che inizia a Fonte della Giumenta, sale per la Fonte del Sambuco per condurre fino alla sella di quota 2010 m. situata poco a sud di Cima di Vallinfante.

Un secondo sentiero diventato ormai una lieve traccia prosegue in piano dalla Fonte del Sambuco, attraversa in quota le “Porche di Vallinfante” più in alto della zona fratturata, sopra allo Scoglio della Volpe,  per proseguire fino al Poggio della Croce e scendere infine a Macchie di Vallinfante.

Nessuno dei due sentieri, come ormai per la maggior parte dei sentieri dei Monti Sibillini, è segnalato ne descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Il raggiungimento della zona fratturata descritta è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto si trova su un terreno molto ripido, con un lungo tratto senza tracciato e con l’attraversamento di canali detritici e rocciosi insidiosi.

A quanto mi risulta la zona fratturata esplorata non è stata monitorata ne documentata da altri.

Anche se  la qualità delle immagini riportate è scadente, in quanto per motivi di tempo abbiamo raggiunto la zona, esposta ad ovest, con il sole mattutino che non riesce ad illuminare il versante, l’importante per noi è aver documentato l’evento.

Accesso: 

L’itinerario inizia dalla Fonte della Giumenta che si raggiunge a piedi in circa 30  minuti per la strada sterrata che parte dal Parcheggio di Monte Prata dove si lascia l’auto.

Non sussistono divieti di transito a piedi nella zona.

Descrizione salita:

Dalla Fonte della Giumenta si prende a sinistra il classico sentiero che sale per il Monte Porche. 

Dopo circa 30 metri, nel ghiaione, si nota con difficoltà una traccia prosegue in piano, si lascia quindi il sentiero in salita per il Monte Porche e si continua in piano su terreno degradato dal transito delle greggi di pecore che popolano d’estate gli stazzi della Fonte (Foto n.1).

  Dopo circa 15 minuti si raggiunge il primo inciso canalone delle Porche di Vallinfante che si supera con attenzione per il fondo detritico (foto n.4; 354540,4 E – 4748871,8 N; 1850 m.).

Si prosegue in lieve salita su terreno erboso aggirando un ampio costone fino a raggiungere un secondo canale anch’esso molto inciso e con passaggi su roccia e detriti che richiedono ancora più attenzione (354618 E – 4749170,7 N; 1815 m.). 

Quindi su prati in salita, in altri 15 minuti, si raggiunge una conca erbosa dove è presente la captazione di acqua della Fonte del Sambuco (354734,4 E – 4749301,6 N; 1845 m.).

Dalla Fonte si nota, a sinistra sul versante opposto, una cresta rocciosa in discesa, denominata lo “Scoglio della Volpe”.

Ci si dirige senza tracciato verso la parte centrale dello scoglio traversando in quota su terreno erboso alternato a tratti rupestri.

In 15 minuti si raggiunge la parte centrale della cresta rocciosa (354495,6 E – 4749530,7 N; 1800 m.) che scende ripidamente verso la Valle Infante.

Si scende lungo la cresta rocciosa nella parte sinistra tra roccette ed erba fino al suo termine.

Quindi si gira nettamente oltre la cresta rocciosa per immettersi nel versante opposto.

In questo tratto il terreno è molto ripido, con tratti erbosi e rupestri a 40 – 45° di pendenza che richiedono molta attenzione per cui il proseguimento è consigliato solo ad escursionisti esperti.

Appena aggirato lo spigolo (354382,4 E – 4749513,3 N; 1755 m.) si notano subito le prime fratture nel terreno che aumentano di numero ed in altezza man mano che ci si dirige in quota verso il canale che scende oltre la cresta.

Si entra così nella ampia zona fortemente fratturata di seguito documentata.

 La zona è percorsa da una grande scarpata cosismica, di altezza paragonabile a quella documentata sul “Cordone del Vettore”, alta anche oltre 2 metri e lunga circa 300 metri che termina in corrispondenza di una fascia rocciosa al centro di un ampio canale.

In questa fascia rocciosa con l’abbassamento del terreno si sono aperte delle cavità alte poco più di 1,5 metri ed una alta e profonda spaccatura che prosegue a monte all’interno della montagna (foto n.15-16) per un centinaio di metri come visibile anche dall’immagine satellitare.

La sua larghezza ci ha permesso di entrare all’interno per una decina di metri e di scoprire che ha formato perfino una cavità sotterranea oltre la quale abbiamo interrotto l’esplorazione per alto rischio di crolli, questa spaccatura che rimarrà come segno indelebile nella montagna l’abbiamo battezzata il “crepaccio 30 ottobre 2016”.

Nel pendio a monte e, soprattutto a valle, si sono aperte numerose spaccature nel terreno, alcune delle quali profondissime, non si tocca il fondo con un bastoncino da sci e si sono formate già delle frane di detriti e terra.

In particolare, a causa della forte pendenza del pendio, il terreno abbassatosi di livello sotto alla scarpata, è scivolato verso valle di alcuni metri (foto n.8 e n.11) aprendo delle trincee e facendo pressione su uno scoglio isolato (foto n.12-13) distaccandolo dalla sua sede e facendolo piegare pericolosamente a valle.

Questo scivolamento non l’abbiamo notato al Cordone del Vettore dove il terreno è rimasto aderente alla scarpata senza aprire trincee in quanto nel versante ovest della Cima del Redentore il pendio è meno ripido di questo sito visitato.

 Tutta la zona estremamente instabile ed a probabile alto rischio di smottamenti ma per fortuna non è percorsa da sentieri frequentati ed a valle ci sono solo boschi popolati da coppie di cervi come ci è capitato di osservare e ascoltare i bramiti dei maschi.

Discesa:

Si ripercorre l’itinerario di raggiungimento. 

GIANLUCA CARRADORINI – STEFANO CIOCCHETTI 10 OTTOBRE 2018 

1- Il versante ovest delle “Porche di Vallinfante”  dalla Cima di Vallinfante a M. Porche con il percorso descritto fino alla zona fratturata, visto da Monte Prata.
2- La zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
3- Panoramica della zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
4- La stessa zona fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
5- La stessa zona ingrandta fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
6- Il primo canale attraversato dal sentiero dopo la Fonte della Giumenta, visto dallo Scoglio della Volpe.
7- La zona fratturata con la imponente scarpata cosismica, in alto la Cima di Vallinfante.
8- La scarpata cosismica con il pendio erboso sottostante fratturato e lo scoglio in bilico.
9- Uno dei punti di maggiore altezza della prima parte della scarpata cosismica.
10- La trincea apertasi alla base della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante
11- Una delle tante profondissime fessure, questa si è aperta proprio sul bordo della scarpata cosismica, non si vede il fondo !!!
12- La seconda parte della scarpata cosismica verso il canale, ancora più alta, oltre i due metri.
13- La trincea apertasi anche alla base della seconda parte della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante.
14- Il masso in bilico sotto alla scarpata piegato verso valle dalla sua sede per lo scivolamento del terreno sovrastante.
15- La parte sommitale del masso in bilico della foto n.14, si nota la zona che stava sotto al terreno (più bianca) e che adesso dimostra che è stato spostato in avanti.
16- Il canale roccioso con le due piccole cavità (a destra) aperte dall’abbassamento del terreno. La cavità più grande a sinistra era esistente prima del terremoto.
17- La profondissima fessura aperta nella fascia rocciosa del canale, denominata “crepaccio 30 ottobre 2016”, prosegue a monte per circa cento metri.
18- L’interno del “crepaccio 30 ottobre 2016” dove più avanti si è formata anche una cavità, abbiamo interrotto l’esplorazione per le evidenti condizioni di rischio di caduta di pietre.
17-18 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
19-20 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
21 – Un imponente maschio di Cervo con due femmine al pascolo sotto alla zona fratturata. 

CARTE SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento 

ROSSO: Percorso proposto