FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016

Gli effetti delle forti scosse di terremoto dell’Ottobre 2016 nei Monti Sibillini non finiscono mai di stupirci.

Poco tempo fa, dalla Forca di Gualdo, avevo individuato una zona situata a metà costa nel versante ovest di Cima di Vallinfante, presso le cosiddette  “Porche di Vallinfante”, fortemente fratturata dal terremoto dell’Ottobre 2016.

La zona è visibile solo dal versante di fronte (Forca di Gualdo – Monte Prata) mentre risulta invisibile sia dalla cresta di Cima di Vallinfante che dal fondo valle e quindi risulta nascosta e difficilmente osservabile.

Il 10 ottobre 2018 abbiamo raggiunto tale zona, posta sotto ad una zona rocciosa denominata “Scoglio della Volpe”, scomoda ed impervia ed abbiamo osservato altri devastanti e spaventosi effetti provocati dal terremoto.

Il versante è attraversato da un vecchio sentiero che inizia a Fonte della Giumenta, sale per la Fonte del Sambuco per condurre fino alla sella di quota 2010 m. situata poco a sud di Cima di Vallinfante.

Un secondo sentiero diventato ormai una lieve traccia prosegue in piano dalla Fonte del Sambuco, attraversa in quota le “Porche di Vallinfante” più in alto della zona fratturata, sopra allo Scoglio della Volpe,  per proseguire fino al Poggio della Croce e scendere infine a Macchie di Vallinfante.

Nessuno dei due sentieri, come ormai per la maggior parte dei sentieri dei Monti Sibillini, è segnalato ne descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Il raggiungimento della zona fratturata descritta è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto si trova su un terreno molto ripido, con un lungo tratto senza tracciato e con l’attraversamento di canali detritici e rocciosi insidiosi.

A quanto mi risulta la zona fratturata esplorata non è stata monitorata ne documentata da altri.

Anche se  la qualità delle immagini riportate è scadente, in quanto per motivi di tempo abbiamo raggiunto la zona, esposta ad ovest, con il sole mattutino che non riesce ad illuminare il versante, l’importante per noi è aver documentato l’evento.

Accesso: 

L’itinerario inizia dalla Fonte della Giumenta che si raggiunge a piedi in circa 30  minuti per la strada sterrata che parte dal Parcheggio di Monte Prata dove si lascia l’auto.

Non sussistono divieti di transito a piedi nella zona.

Descrizione salita:

Dalla Fonte della Giumenta si prende a sinistra il classico sentiero che sale per il Monte Porche. 

Dopo circa 30 metri, nel ghiaione, si nota con difficoltà una traccia prosegue in piano, si lascia quindi il sentiero in salita per il Monte Porche e si continua in piano su terreno degradato dal transito delle greggi di pecore che popolano d’estate gli stazzi della Fonte (Foto n.1).

  Dopo circa 15 minuti si raggiunge il primo inciso canalone delle Porche di Vallinfante che si supera con attenzione per il fondo detritico (foto n.4; 354540,4 E – 4748871,8 N; 1850 m.).

Si prosegue in lieve salita su terreno erboso aggirando un ampio costone fino a raggiungere un secondo canale anch’esso molto inciso e con passaggi su roccia e detriti che richiedono ancora più attenzione (354618 E – 4749170,7 N; 1815 m.). 

Quindi su prati in salita, in altri 15 minuti, si raggiunge una conca erbosa dove è presente la captazione di acqua della Fonte del Sambuco (354734,4 E – 4749301,6 N; 1845 m.).

Dalla Fonte si nota, a sinistra sul versante opposto, una cresta rocciosa in discesa, denominata lo “Scoglio della Volpe”.

Ci si dirige senza tracciato verso la parte centrale dello scoglio traversando in quota su terreno erboso alternato a tratti rupestri.

In 15 minuti si raggiunge la parte centrale della cresta rocciosa (354495,6 E – 4749530,7 N; 1800 m.) che scende ripidamente verso la Valle Infante.

Si scende lungo la cresta rocciosa nella parte sinistra tra roccette ed erba fino al suo termine.

Quindi si gira nettamente oltre la cresta rocciosa per immettersi nel versante opposto.

In questo tratto il terreno è molto ripido, con tratti erbosi e rupestri a 40 – 45° di pendenza che richiedono molta attenzione per cui il proseguimento è consigliato solo ad escursionisti esperti.

Appena aggirato lo spigolo (354382,4 E – 4749513,3 N; 1755 m.) si notano subito le prime fratture nel terreno che aumentano di numero ed in altezza man mano che ci si dirige in quota verso il canale che scende oltre la cresta.

Si entra così nella ampia zona fortemente fratturata di seguito documentata.

 La zona è percorsa da una grande scarpata cosismica, di altezza paragonabile a quella documentata sul “Cordone del Vettore”, alta anche oltre 2 metri e lunga circa 300 metri che termina in corrispondenza di una fascia rocciosa al centro di un ampio canale.

In questa fascia rocciosa con l’abbassamento del terreno si sono aperte delle cavità alte poco più di 1,5 metri ed una alta e profonda spaccatura che prosegue a monte all’interno della montagna (foto n.15-16) per un centinaio di metri come visibile anche dall’immagine satellitare.

La sua larghezza ci ha permesso di entrare all’interno per una decina di metri e di scoprire che ha formato perfino una cavità sotterranea oltre la quale abbiamo interrotto l’esplorazione per alto rischio di crolli, questa spaccatura che rimarrà come segno indelebile nella montagna l’abbiamo battezzata il “crepaccio 30 ottobre 2016”.

Nel pendio a monte e, soprattutto a valle, si sono aperte numerose spaccature nel terreno, alcune delle quali profondissime, non si tocca il fondo con un bastoncino da sci e si sono formate già delle frane di detriti e terra.

In particolare, a causa della forte pendenza del pendio, il terreno abbassatosi di livello sotto alla scarpata, è scivolato verso valle di alcuni metri (foto n.8 e n.11) aprendo delle trincee e facendo pressione su uno scoglio isolato (foto n.12-13) distaccandolo dalla sua sede e facendolo piegare pericolosamente a valle.

Questo scivolamento non l’abbiamo notato al Cordone del Vettore dove il terreno è rimasto aderente alla scarpata senza aprire trincee in quanto nel versante ovest della Cima del Redentore il pendio è meno ripido di questo sito visitato.

 Tutta la zona estremamente instabile ed a probabile alto rischio di smottamenti ma per fortuna non è percorsa da sentieri frequentati ed a valle ci sono solo boschi popolati da coppie di cervi come ci è capitato di osservare e ascoltare i bramiti dei maschi.

Discesa:

Si ripercorre l’itinerario di raggiungimento. 

GIANLUCA CARRADORINI – STEFANO CIOCCHETTI 10 OTTOBRE 2018 

1- Il versante ovest delle “Porche di Vallinfante”  dalla Cima di Vallinfante a M. Porche con il percorso descritto fino alla zona fratturata, visto da Monte Prata.
2- La zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
3- Panoramica della zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
4- La stessa zona fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
5- La stessa zona ingrandta fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
6- Il primo canale attraversato dal sentiero dopo la Fonte della Giumenta, visto dallo Scoglio della Volpe.
7- La zona fratturata con la imponente scarpata cosismica, in alto la Cima di Vallinfante.
8- La scarpata cosismica con il pendio erboso sottostante fratturato e lo scoglio in bilico.
9- Uno dei punti di maggiore altezza della prima parte della scarpata cosismica.
10- La trincea apertasi alla base della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante
11- Una delle tante profondissime fessure, questa si è aperta proprio sul bordo della scarpata cosismica, non si vede il fondo !!!
12- La seconda parte della scarpata cosismica verso il canale, ancora più alta, oltre i due metri.
13- La trincea apertasi anche alla base della seconda parte della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante.
14- Il masso in bilico sotto alla scarpata piegato verso valle dalla sua sede per lo scivolamento del terreno sovrastante.
15- La parte sommitale del masso in bilico della foto n.14, si nota la zona che stava sotto al terreno (più bianca) e che adesso dimostra che è stato spostato in avanti.
16- Il canale roccioso con le due piccole cavità (a destra) aperte dall’abbassamento del terreno. La cavità più grande a sinistra era esistente prima del terremoto.
17- La profondissima fessura aperta nella fascia rocciosa del canale, denominata “crepaccio 30 ottobre 2016”, prosegue a monte per circa cento metri.
18- L’interno del “crepaccio 30 ottobre 2016” dove più avanti si è formata anche una cavità, abbiamo interrotto l’esplorazione per le evidenti condizioni di rischio di caduta di pietre.
17-18 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
19-20 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
21 – Un imponente maschio di Cervo con due femmine al pascolo sotto alla zona fratturata. 

CARTE SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento 

ROSSO: Percorso proposto 




GIRO DEL MASSICCIO DEL MONTE VETTORE PER IL “CANALE DEL TERREMOTO” DEL 24 AGOSTO 2016.

In data 3 settembre 2016 è stato risalito il monte Vettoretto per il canale situato nel suo versante sud ribattezzato “Canale del terremoto” che, dalla strada che scende da Forca di Presta verso Pretare, sale verso la cima del monte e che rappresenta la proiezione sulla superficie terrestre della faglia, che prosegue poi nel cosiddetto “cordone del Vettore” nel versante ovest della Cima del Redentore, come ben visibile da Castelluccio, il cui movimento ha scatenato il violento sisma del 24 agosto 2016.

 A seguito del sisma in tutta la faglia ed in particolare nel canale di salita si è aperta una continua e spaventosa fenditura nel terreno che, dalla strada, giunge fino al sentiero per il Monte Vettore praticamente in corrispondenza della Croce di Tito Zilioli per continuare visibile a tratti per altri chilometri lungo il “Cordone del Vettore” praticamente fino a Forca Viola.  

Tale itinerario non è attualmente consigliato percorrerlo, almeno fino a che non si placa lo sciame sismico ancora in atto anche se comunque non ci sono espliciti divieti nella zona e il canale è privo da pericoli oggettivi nel tratto dalla strada Forca di Presta-Pretare fino alla Croce di Zilioli e alla cima del Monte Vettoretto salendo nel canale per la sua sponda sinistra dopodiché, nel caso, è assolutamente da evitare nel tratto dallo Scoglio dell’Aquila fino a tutto il Cordone del Vettore per il pericolo evidente di caduta di massi che si possono verificare in caso di scosse.

Durante la salita il mio pensiero non è potuto che andare agli oltre 290 morti e a tutte le persone che hanno perso affetti, abitazioni, attività e suppellettili, sparsi nei vari paesi che si vedono, ai piedi del M. Vettore, salendo nel canale.

Tra qualche tempo, con la neve e la pioggia, la frattura nel terreno prodotta dal sisma si ricoprirà ma la più profonda frattura prodotta nelle vite delle moltissime persone che abitano la zona colpita rimarrà per sempre.

L’itinerario proposto dovrà essere un ricordo nel tempo di queste tristi giornate per chiunque lo percorrerà, nella speranza che tali disastrosi eventi non si verifichino mai più .

Accesso: 

L’itinerario prevede come base di partenza una piazzola di parcheggio raggiungibile in auto dalla strada che da Forca di Presta scende verso Pretare-Montegallo.

La piazzola si trova a sinistra scendendo a circa un chilometro da Forca di Presta, ricavata su un tratto ghiaioso del versante del monte (358092,3 E – 4739649,8 N; 1480 m.). 

Duecento metri più a valle si nota l’inizio del canalone di salita.

1- Il versante sud del M. Vettoretto con la piazzola di parcheggio (auto nera) e l’inizio del canale di salita (auto bianca).

Descrizione salita percorso fino alla cima del M. Vettoretto:

Dalla piazzola di parcheggio si sale il pendio per ampio evidente tratturo deviando al primo tornante verso il canale ghiaioso che sale a destra. (foto n.1; 358197,7 E- 4739800 N; 1490 m).

Oppure si scende a piedi per un centinaio di metri sulla carrozzabile (auto bianca nella foto n.1) dove si nota la fenditura che ha inciso la strada asfaltata e la si segue in salita verso il canale sovrastante (foto n.2).

Raggiunto il canale ci si innalza, senza itinerario tracciato, tenendosi nella sponda di sinistra più sicura da eventuali cadute di massi in quanto il pendio sovrastante è completamente erboso.

Già in questo tratto è visibile nel terreno erboso nella sponda di destra la profonda fenditura. 

Risalendo il canale la fenditura si fa più netta nel terreno ghiaioso dove è presente pochissima vegetazione.

A tratti è possibile scendere all’interno del canale in particolare nei pressi di alcune placche rocciose dove la fenditura si fa molto più evidente e profonda.

Quindi si risale completamente il canale ed un successivo tratto erboso dove la fenditura scompare, in circa 1,5 ore dall’auto si raggiunge quindi una vecchia fontana apparentemente secca (aprire la valvola nel tombino a terra per avere acqua e farla scorrere per alcuni minuti) posta in un ripiano erboso (358085 E – 4740591 N; 1825 m).

2- La fenditura, provocata dal terremoto, che ha inciso la strada asfaltata che da Forca di Presta raggiunge Pretare, sullo sfondo alcune frazioni di Arquata del Tronto colpite dal sisma.
3- La fenditura subito a monte della strada, in alto, sullo sfondo Arquata del Tronto e alcune sue frazioni distrutte dal sisma.
4- La fenditura lungo il canale visibile di continuo per un tratto di alcune centinaia di metri.
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5- 6 – Uno dei tratti più profondi ed evidenti, un dislivello di oltre 20 centimetri. 

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7-8 Risalendo il canale nel tratto più roccioso.

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9- Il sentiero per il M. Vettore nei pressi della “Croce di Tito Zilioli”, 30 metri più avanti si ritrova la fenditura nel terreno, in questo punto è profonda più di 50 centimetri. In alto a sinistra il proseguimento dell’itinerario integrale più impegnativo.
10- Il sentiero per il M. Vettore 30 metri dopo la croce di Tito Zilioli tagliato dalla faglia

Dalla fontana per tracce di sentiero che sale in verticale nel sovrastante pendio erboso, in altri 15 minuti si raggiunge la sella e si intercetta il sentiero che sale da Forca di Presta verso il M. Vettore in corrispondenza della “Croce di Tito Zilioli” (357990,2 E – 4740941 N; 1960 m).

Risalendo il sentiero per il M. Vettore, dopo circa 30 metri dalla croce metallica si ritrova di nuovo, nella sua spaventosa spettacolarità, la fenditura nel terreno dove, in questo tratto, rende ancora più evidente lo spostamento di circa 20 centimetri in altezza delle due placche poste ai lati della faglia (foto n. 9).

Dalla croce di Zilioli per ampio sentiero si prosegue per altri 15 minuti fino alla cima del M. Vettoretto e volendo fino alla Forca delle Ciaole e Monte Vettore.

Qui termina il tratto di itinerario più sicuro e facile, per il ritorno all’auto si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

Descrizione salita percorso integrale (ASSOLUTAMENTE DA NON EFFETTUARE IN QUESTO PERIODO con sciame sismico in atto) :

Dal ripiano del Monte Vettoretto anziché proseguire il sentiero per il Monte Vettore ci si sposta in lieve discesa sulla sinistra verso un canalino erboso fino a raggiungere la base della rocciosa cresta sud della Punta di Prato Pulito (357988,8 E – 4741212,3 N; 2010 m.).

Qui si ritrova la faglia che rappresenta la prima parte del cosiddetto “Cordone del Vettore” e che si fa sempre più evidente man mano che ci si avvicina allo Scoglio dell’Aquila che si nota molto più in avanti.

La traversata di questo tratto risulta impegnativa per la pendenza del terreno e la presenza di tratti erbosi alternati a ghiaioni, questo percorso è consigliato ad escursionisti esperti.

Costeggiando sempre la base del cambio di pendio, in circa 40 minuti si arriva alla base dell’imponente scoglio dell’Aquila, con le sue alte pareti di calcare massiccio punteggiate da diverse vie di roccia (visibili spit).

A quanto ci hanno riferito dei geologi UNICAM la fenditura alla base del Cordone del Vettore è visibile a tratti e percorre praticamente tutto il lungo versante ovest del massiccio fino all’altezza di Forca Viola.

Quindi sempre in piano costeggiando il “Cordone del Vettore” si superano i vari canali che scendono dal versante ovest della Cima del Redentore.

Successivamente il cordone si innalza fino a raggiungere un inciso canale denominato “La virgola” per il suo andamento sinuoso, questo tratto risulta faticoso ed impegnativo per la presenza di ghiaioni e roccette.

Quindi superato il canale la faglia si innalza e la si segue fino alla cresta tra il M. Quarto S. Lorenzo e la Cima dell’Osservatorio. 

Dalla cresta si risale alla Cima del Redentore e quindi, sempre per cresta, si raggiunge la Cima del Lago, la Punta di Prato Pulito e quindi si scende al Rifugio Zilioli ed al M. Vettoretto per il classico sentiero chiudendo l’anello di salita. 

11– Il netto cambio di pendio del “cordone del Vettore” rappresenta la proiezione della faglia sulla superficie terrestre, sullo fondo a sinistra Castelluccio ed i campi in fiore (foto del 2014). 
12– Il versante ovest dello Scoglio dell’Aquila, secondo quanto ci hanno riferito la fenditura corre alla sua base. (foto del 2014)

Discesa:

Dalla cima del Monte Vettoretto per il sentiero si raggiunge la croce di Tito Zilioli e alla sella sottostante nel versante sud ci si immette nel pendio erboso dove è presente la fonte e quindi al canale sud di salita, in circa un’ora e mezza si raggiunge l’auto.

Variante:

Per evitare invece tutto il pericoloso Cordone del Vettore, in caso di scosse, è possibile traversare il pendio sud del massiccio montuoso 200 metri più in basso per il cosiddetto  “sentiero delle fate” ormai in stato di totale abbandono e praticamente sconosciuto dalla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Solo il primo tratto di tale sentiero è visibile ed è possibile prenderlo dall’inizio quando si è giunti alla sella poco prima della Croce di Tito Zilioli dove si nota, nel pendio sottostante, la traccia che attraversa la Valle Santa e prosegue nel pendio opposto tra la Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago (foto n.14) dopodiché più avanti si perde tra l’erba per poi ritrovarsi a tratti oltre la verticale della Cima del Redentore.

Il sentiero corre pressoché in quota attraversando tutti i vari canali che scendono dalle cime soprastanti ed arriva a congiungersi con il sentiero che da Forca Viola sale al Quarto S. Lorenzo (foto n.15).

Quindi giunti alla cresta la si segue in direzione opposta raggiungendo la Cima del Redentore e scendendo per le classiche creste fino al Rifugio Zilioli ed al M. Vettoretto per “comodo” sentiero.

Quindi si riprende l’itinerario di discesa (canale di salita) per raggiungere l’auto.

14– Le levigatissime placche del versante sud dello Scoglio dell’Aquila (foto del 2014).
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14-15 Il versante sud (sopra) e ovest (sotto) della Cima del Redentore con i percorsi proposti.

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GIANLUCA CARRADORINI – ANTONIO GALDI 3 SETTEMBRE 2016 

CARTA SATELLITARE DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento in auto

ROSSO: Percorsi proposti 

VERDE: Percorso di discesa                      




PRIMA USCITA POST TERREMOTO – IMMAGINI PRIMA E DOPO

A più di un mese di distanza dalle terribili scosse che hanno sconvolto le nostre zone abbiamo fatto una prima timida uscita in montagna fino al Pizzo Tre Vescovi per vedere un po’quanto è successo.

Questo che vi propongo non è, come al solito, un nuovo itinerario, ma è una raccolta di immagini prima e dopo sisma e contemporaneamente una riflessione di come 60 secondi possono cambiare la vita di noi abitanti delle zone montane e l’aspetto dei nostri monti.

Sui Monti Sibillini ho scritto tante avventure di giorni memorabili, felici e spensierati.

Sapevo ormai da 40 anni della pericolosità delle montagne, sono passato più volte vicino a luoghi di morte come nella strada del Fargno dove sono presenti due lapidi di sventurati che hanno trovato lassù la fine dei loro giorni, nell’alta Val di Panico nel luogo dove è morto Giancarlo Grassi, uno degli alpinisti più famosi d’Italia,  ma mai avrei pensato un giorno di vivere una esperienza di  distruzione di popoli e paesi così ampia a causa delle forze di sollevamento delle montagne.

Guardo le montagne con il solito timore e rispetto di luoghi impervi e pericolosi ma ora anche con il timore di luoghi spaventosamente distruttivi.

Personalmente ho pagato anche io il prezzo di vivere vicino alle montagne, il mio ufficio e laboratorio chimico distrutti e la mia casa, seppure ancora integra per fortuna, ma tra una desolazione di palazzi distrutti e disabitati. Quando ripercorrerò i miei monti li guarderò con occhi diversi, di chi li ha tanto amati ma di chi li teme ancor di più.

Nonostante le mie più di 900 uscite nei Monti Sibillini, sembra strano ma avevo tanti altri itinerari da inventare, scoprire e da far scoprire agli appassionati di montagna, ora sarà molto difficile anche immaginarli, lassù tutto è cambiato e non sarà più come prima.

Pensavo già al mio terzo libro: “1000 giorni nei Monti Sibillini” ; comunque, con lo spirito di chi va in montagna, sempre avanti senza mai fermarsi.

Vi avevo lasciato con le foto della scarpata di faglia cosismica prodotta con il terremoto del 24 agosto 2016  (foto n.1) nel canale sud del Monte Vettoretto, purtroppo quella spaccatura descritta e documentata in un mio itinerario non era che un piccolo graffio sulla crosta terrestre.

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Dopo il 26 ottobre la scarpata si è ulteriormente abbassata ed una seconda si è aperta anche 200 metri più a valle della prima che corre sotto al cosiddetto “cordone del Vettore” alla base dello Scoglio dell’Aquila e ben più profonda ma ancora non siamo riusciti a raggiungerla e documentarla.

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2 – 3 Grandi frane si sono formate un po’ dappertutto nei Monti Sibillini; qui siamo sulla strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno in corrispondenza dell’ultima faggeta.

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4- Una volta da questo punto venivano giù solo grandi slavine !!

5- La Croce di Pizzo Tre Vescovi, che spettacolo che era con la prima nevicata autunnale !!!

6- Smossa dal sisma e terminata l’opera dal vento ormai è ridotta così
7- Il Fosso di San Simone il 22 aprile 2016, nei pressi di Casali, con il contatto di faglia tra le placche di calcare massiccio a destra e la scaglia rossa a sinistra, epicentro del sisma di Ussita.
8- Adesso il Fosso è completamente riempito da detriti di frane, il canale trasversale tra le due pareti non esiste più, è stato riempito di pietre. 
9- Il Monte Bove Nord visto dalla cima di Pizzo Tre Vescovi, estate del 2016.
10- La parete est del Monte Bove Nord con le conoidi di detriti, alla base dei colatoi, formati dalle numerose frane (chiazze bianche) che si sono staccate dalla parete e, a destra, la grande frana dello spalto Centrale.
11- La grande frana nello Spalto Centrale del Monte Bove Nord
12- La sommità dello Spalto Centrale, novembre 2015, di fronte lo Spalto Orientale e sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi  ed il Rifugio del Fargno.
13 Immagine del novembre 2015 della cima di Monte Bove Nord proprio dalla sommità dello Spalto Centrale attualmente franata (la cresta in primo piano è quella franata visibile nella foto n.12).
14 – La base del canale della via Moretti-Mainini alla est del Monte Bove con le grandi conoidi di detriti in confronto con i faggi del margine del bosco.
15- La base degli spalti nel versante nord del Monte Bove, anche qui grandi conoidi di detriti, in alto, indicato dalla freccia, il canale della via Maurizi-Taddei, dove c’è la famosa “finestra” (Vedi il mio libro “I Miei Monti Sibillini”) completamente riempito di detriti, chissà se la finestra ha tenuto o è crollata. Nel margine sinistro il camino di attacco dello spigolo nord della via “Aletto-Consiglio” ormai irripetibile a causa dei massi instabili che ancora dovranno cadere dalla parete.
16- Masso di diverse tonnellate staccato dalla sua sede e capovolto di lato a Pescolletta.
17- Dopo la visione di tanta distruzione un po’ di meritato relax; pattinaggio su ghiaccio sul laghetto di Pescolla !!!!; sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi e a destra il Monte Acuto.

Alla fine di questa terribile esperienza spero di poterci risentire in tempi migliori e magari con qualche bel nuovo itinerario.

Una ultima riflessione che ho trovato nella reception di un albergo di Alba Adriatica che ospitava terremotati senza casa di Marche e Lazio:

PIANGI, MEDITA, VIVI

UN DI’ LONTANO QUANDO SARAI DEL TUO FUTURO IN VETTA

QUESTO FIERO URAGANO SEMBRERA’ UNA NUVOLETTA

Gianluca Carradorini – Bruno Bartolazzi – Fausto Serrani   Dicembre 2016