CENGIA DEI FIUMARELLI E GROTTE DE LE CUTE Sempre meravigliose e con nuove scoperte
Una escursione da Casali di Ussita alla Cengia dei Fiumarelli, pur avendola percorsa decine e decine di volte, mi regala sempre forti emozioni.
La successiva visita alle Grotte de Le Cute, ed in particolare alla Grotta Nascosta, non riportata sul Catasto Grotte della Regione Marche, già descritta sul presente sito, stavolta ci ha fatto scoprire dei reperti ossei non osservati nella prima visita e il ritrovamento anche del raro Geotritone Italiano (Speleomanteus italicus).
Di seguito le immagini delle due escursioni effettuate nella stessa giornata.
Ringrazio Manuel e Romolo per avermi concesso alcune delle loro foto.
LE GROTTE DE LE CUTE
MONTE BOVE SUD – Itinerario alternativo a picco sulla Val di Panico
L’itinerario che propongo non è un vero e proprio nuovo tracciato ma un modo diverso di vivere il Monte Bove Sud, si può definire come un itinerario alternativo.
Anziché raggiungere semplicemente la cima del Monte Bove Sud deturpata dalla vecchia stazione della funivia, dai cavi a dai piloni, propongo un giro intorno al plateau sommitale della cima, destinato tanti anni fa ad un folle progetto di trasformarlo in pista da sci, ma passando ad una quota in modo da non vedere più quelle orribili strutture e nello stesso tempo avere una visione verticale della sottostante Val di Panico.
Ho evitato deliberatamente di fotografare la stazione della vecchia funivia e gli orribili piloni rimasti a sorvegliare l’area faunistica protetta del camoscio dell’appennino poiché purtroppo sicuramente conosciuti da tutti i frequentatori di questa zona dei Monti Sibillini.
Forse prima di liberare i camosci nella zona era opportuno rimuovere i cavi, i piloni e perché no, anche la vecchia stazione della funivia.
Molte immagini, per far notare la verticalità dei pendii, riprendono volontariamente i miei scarponi proprio per far capire che sono state scattate dall’alto verso il basso e non per pubblicizzarli.
L’itinerario alternativo proposto si snoda nel perimetro della cima, scendendo dai prati sommitali dapprima verso le pendici del versante Nord, verso il cosiddetto “Canale Maurizi”, canale di salita noto ai frequentatori invernali di questa montagna, per poi proseguire in quota su ripidi pendii erbosi con vista verticale sulle sottostanti pareti rocciose che formano la testata sinistra (orografica) della Val di Panico, superando in quota il canale Nord e raggiungendo la sommità dell’uscita della via invernale alla Cascata “Torre di Luna”.
Quindi si cambia lentamente versante dirigendosi verso i pendii del lato Est sorvolando nel vero senso della parola la testata della Val di Panico sottostante la Forca Cervara.
Quindi si consiglia di proseguire tutto il versante, scendere per il sentiero della Forca Cervara e raggiungere la cima che sovrasta la Forcella stessa in modo da avere una visione di tutto il versante Est del Monte Bove Sud appena traversato.
Quindi si risale in cima per il sentiero Monte Bove Sud-Forca Cervara, anche in questo caso, se si vuole, tenendosi bassi in modo da avere la visione dei piloni ma inevitabilmente rimarrà comunque in vista la Stazione della ex funivia.
VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali a Forca Cervara
Classica e facile escursione di fondo valle resa più impegnativa dalla recente neve ancora non assestata che ci ha costretto ad usare le ciaspole già dalla partenza da Casali di Ussita e con cui siamo arrivati, con Silvia, fino alla base della Forca Cervara, con circa 11 km di sviluppo e 800 metri di dislivello.
Senza le ciaspole saremo arrivati non oltre le sorgenti del torrente Ussita.
Di seguito le immagini dell’escursione.
CROCE DI MONTE ROTONDO DA CASALI DI USSITA
Il 15 gennaio 2022, con Angelo, Alicia e Valerio, siamo partiti da Casali di Ussita e siamo saliti ai Campi di Casali quindi dal fontanile abbiamo preso il sentiero a tornanti che sale verso l’Edicola di S. Antonio.
Giunti alla fonte Scentelle abbiamo deviato a sinistra con un lungo traverso su neve discreta verso la strada Casali-Rifugio del Fargno e da qui abbiamo raggiunto la cresta nella zona denominata Banditella fino alla Croce di Monte Rotondo.
Di seguito le immagini della classica salita.
LA GROTTA DI SANT’ANGELO – VAL DI PANICO.
Itinerario facilissimo e breve ma che si va ad aggiungere agli altri tre itinerari alla ricerca di grotte e cavità della Val di Panico arricchendoli di una ulteriore esplorazione ad una cavità, utilizzata anticamente dai carbonai della zona di Casali di Ussita, anch’essa non riportata ne il cartografia ne in bibliografia.
Gli altri itinerari citati nella zona alla ricerca di grotte, di cui ho riportato descrizione nel mio sito, sono :
Le grotte della Val di Panico
Il sentiero de Le Cute alto e la grotta di Peppe matto
Itinerario del ferro intorno a Casali di Ussita
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Casali di Ussita dal capoluogo e si parcheggia nei pressi della chiesa, d’estate all’ombra del grande Ippocastano secolare.
DESCRIZIONE: La Grotta di Sant’Angelo si raggiunge percorrendo a piedi la “super” strada (recenti lavori l’hanno trasformata inspiegabilmente in una strada a tre corsie nonostante sia chiusa al pubblico !!!) per la Val di Panico fino alla ampia curva dove si intercetta il fosso de La Foce (30 minuti, 352516,8 E – 476819,7 N; 1160 m.) che scende dal caratteristico canyon visibile più in alto. In questo punto si scende sotto strada a destra nel bosco su una traccia di sentiero che si dirige in discesa verso il sottostante torrente Ussita di cui ancora non si sente il rumore.
Si scende nella radura mantenendo il fosso sulla sinistra (asciutto d’estate) quando si inizia a sentire il rumore del torrente posto più in basso la radura si allarga e ci si mantiene sulla sinistra dove si segue la traccia che attraversa il fosso e si inoltra nel bosco, dopo 100 metri si supera faticosamente un tratto di bosco con alberi capovolti da slavine ed in breve si raggiunge una caratteristica piattaforma in piano di una antica carbonaia, guardando in verticale verso monte si nota una fascia di rocce 50 metri più in alto dove si apre la grotta (20 minuti dalla strada, 352675 E – 4756585 N; 1130 m.).
In realtà la grotta è costituita da una lunga fascia rocciosa stratificata con un grande tetto roccioso che forma un riparo dagli agenti atmosferici con evidenti tracce di antichi fuochi che ne hanno annerito pareti e soffitto.
DISCESA: Dalla grotta anziché ritornare per lo stesso itinerario si prosegue la traccia di sentiero che dalle cavità prosegue verso la Val di Panico, raggiunge una zona aperta devastata dal slavine che costringe ad una difficoltosa tra alberi rovesciati, con una bellissima vista sulla parete Nord ed Est del Monte Bove Nord posta di fronte a poca distanza, fino ad un pianoro erboso con grandi Faggi e una stradina che scende a sinistra quindi si scende al torrente e si prosegue fino alle sue sorgenti, da qui si riprende la strada della Val di Panico sovrastante e si ridiscende a Casali.
VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali.
Ciaspolata con Carlo, Monica e Stefano del 7 gennaio 2020 in Val di Panico da Casali fino alla confluenza della valle con la valletta che si snoda sotto a Pizzo Berro denominata Valle della Vipera dopodichè ci siamo fermati a causa della elevata quantità di neve fresca che, nonostante le ciaspole, rendeva difficoltosa la camminata. Di seguito le immagini della giornata purtroppo senza sole.
Nella foto 15 ho specificato che il Rifugio del Fargno è chiuso d’inverno e ricordo che non dispone neppure di locale invernale a seguito dei numerosi incontri che ho fatto di recente nella zona di Bolognola di gente che , senza adeguata attrezzatura o in tardo pomeriggio, si avventurava nella strada per andare a fare pranzo !!!! o andare a pernottare nel Rifugio senza avere informazioni sulla sua apertura e soprattutto senza rendersi conto della pericolosità invernale della strada percorribile d’estate in auto.
VAL DI PANICO – FORCA CERVARA
ASCENSIONE N. 994 dal 1979
Il 14 Dicembre 2019, con Fausto, Stefano e Federico, partendo da Casali di Ussita che abbiamo raggiunto in auto richiedendo apposita autorizzazione, abbiamo risalito tutta la Val di Panico. Nella valle si alternavano tratti di neve fresca accumulata dal vento con tratti di neve precedente ghiacciata. Nel pendio sotto a Forca Cervara (o Forcella della neve) abbiamo trovato la odiosissima neve non compattata ma con crosta superficiale ghiacciata che si sfondava ad ogni passo. Per fortuna ci siamo alternati nella traccia e alla fine, con non poca fatica, siamo riusciti a raggiungere la Forcella ma poi per il forte vento abbiamo deciso di non proseguire per altra meta
Di seguito le immagini della bellissima giornata invernale.
LE GROTTE DELLA VAL DI PANICO – Monte Cascino e Monte Bove Sud.
Trascorso l’inverno in
cui abbiamo effettuato solo alcune salite classiche ma, per diversi motivi,
nessun nuovo itinerario alpinistico invernale, continuiamo il nostro viaggio
nei Monti Sibillini alla scoperta di luoghi insoliti e selvaggi.
Il 27 maggio 2018 abbiamo
esplorato delle cavità presenti nell’alta Val di Panico, o più dettagliatamente
due grotte parallele poste nella parte centrale della Val di Panico e un
profondo pozzo posto nella testata della valle.
Come di consueto anche
questo itinerario per raggiungere le due cavità esplorate non è descritto in
alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio anche se, esclusi i tratti
terminali di raggiungimento, il percorso è un classico di fondovalle usato per
raggiungere la testata della Val di Panico.
Addirittura queste cavità,
come altre già esplorate da noi ed altre da esplorare, sono incredibilmente indicate
come possibili rifugi in caso di emergenza in una applicazione per smartphone
di navigatore satellitare, nonostante la loro difficoltà di accesso.
Considerato che entrambe
le cavità sono poste in quota rispetto al fondovalle, al termine di ripidi
pendii rocciosi o detritici si consiglia di ripetere l’itinerario proposto in
tarda primavera quando gli accumuli di neve, come quelli da noi incontrati
possono facilitare sia la salita che la successiva discesa al fondovalle.
In ogni caso l’itinerario
proposto è adatto ad esperti escursionisti con conoscenze di tecniche
alpinistiche in quanto può presentare qualche difficoltà tecnica soprattutto
per la discesa o la salita su neve dura fino alle cavità descritte.
Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Casali di Ussita che si raggiunge in auto anche se con
attenzione per la strada ancora dissestata dal terremoto dell’ottobre 2016 .
Itinerario: Dal parcheggio antistante la
devastata chiesina di Casali si prosegue la strada, chiusa con sbarra, che
permette l’accesso alla Val di Panico per le sorgenti del torrente Ussita.
Dopo circa 30 minuti si supera
il tratto finale del fosso de La Foce e dopo 10 minuti il fosso della Costa
dell’Asino dove a primavera, nella parete in alto sopra strada, si forma una
cascatina.
Poco dopo si giunge sopra
le rumorose sorgenti del torrente Ussita.
Qui la strada curva
decisamente ed in corrispondenza del cambio di versante (353209,3 E – 4756140,2
N, 1210 m.), la si lascia per risalire il pendio erboso sovrastante su sentiero
non segnalato (come del resto ormai la maggior parte dei sentieri del parco dei
Monti Sibillini !) ma abbastanza visibile, che prosegue in direzione sud verso
la testata della Val di Panico superando poco dopo le sorgenti di Panico poste
sulla destra.
Si continua la risalita della valle superando il fosso di Fonte Angagnola e l’ultimo bosco di faggi sulla sinistra e si raggiunge Monte Cascino, non riportato sulle carte, in corrispondenza dello sdoppiamento della val di Panico con la valle Vipera che si insinua sotto alle pareti rocciose del versante ovest di Pizzo Berro (353793 E – 4754923 N, 1580 m.).
Qui si lascia a sinistra
un evidente sentiero che devia nettamente verso destra e conduce a Forca
Cervara (o Forcella della neve).
Si prosegue invece la
salita verso destra nella più aperta Val di Panico in direzione delle pareti
nord del Monte Bove Sud, dove d’inverno si forma la famosa cascata “Torre di
Luna”.
Qualche centinaio di metri più avanti non si può non notare la doppia cavità in alto a sinistra, sotto ad una lama rocciosa che scende dalla cresta centrale di Monte Cascino che separa i tratti terminali delle due valli.
Giunti
sulla verticale delle due cavità si risale il ripido pendio fino alla loro base
(353875 E – 4754640 N, 1700 m.).
Il
giorno della salita abbiamo trovato un grande accumulo di neve che copriva
l’ingresso della cavità posta più in basso, ciò ha facilitato il raggiungimento
della cavità in quanto abbiamo notato poi che alla base essa presenta una breve
ma verticale paretina rocciosa che complicherebbe la successiva discesa in
assenza di neve.
Invece
l’accumulo di neve ci ha permesso di raggiungere la grotta dapprima effettuando
una ripida salita in cordata su neve dura (senza ramponi !!!) e successiva
discesa sempre su neve.
Nella
cavità più in basso, nonostante la difficoltà di accesso, abbiamo notato dei
segni di tane di animali, poco dopo sopra di noi si è affacciato un maschio di
camoscio appenninico, probabilmente la cavità è usata come riparo dall’animale
che non ha certo problemi a raggiungere tali posti inaccessibili rispetto
invece ad altri mammiferi come cinghiali o volpi.
La
seconda cavità. posta più in alto di 30 metri, sulla verticale della prima, si
raggiunge invece salendo delle roccette alternate ad erba dieci metri più a
sinistra della prima cavità, fino a raggiungere una barriera rocciosa. Quindi
con una delicata traversata verso destra si raggiunge l’ultimo ripido pendio
erboso da cui si accede alla seconda cavità che risulta più piccola della prima.
Un
albero cresciuto dentro la seconda cavità permette una rapida e facile discesa
effettuando una calata in corda doppia (sono sufficienti due mezze corde da 30
metri) fino al punto di salita.
Visitate
le due cavità, dalla grotta posta più in basso ci si dirige verso le pareti del
versante nord del Monte Bove Sud senza scendere nel fondovalle ma
intraprendendo una lunga traversata in quota passando alla base di paretine
rocciose su terreno ripido.
Dopo
15 minuti si raggiunge il plateau centrale della Val di Panico, di fronte si
aprono le rocce del versante nord della Forca Cervara e al lato destro le
imponenti pareti del versante nord del Monte Bove Sud con i sottostanti lunghi
ghiaioni.
Giunti ad una lunga
cresta rocciosa (353705,7 E – 4754011 N, 1800 m) si nota, sotto alle pareti del
M. Bove Sud, un sentiero che si innalza nei ghiaioni. Lo si raggiunge (353769,1
E – 4753857,5 N, 1825 m.) e si percorre in salita fino a raggiungere la verticale
del primo torrione (10 minuti) quindi lo si lascia e ci si innalza fino a raggiungere la base delle
pareti rocciose, si prosegue sempre in salita e si giunge in vista della ampia
parete rocciosa stillicidiosa dove d’inverno si forma la famosa cascata ghiacciata
denominata “Torre di Luna” conosciuta dagli alpinisti invernali della zona (353570
E – 4753827 N, 1865 m.)
Alla base della parete
della cascata, a sinistra, si apre un profondo ed impressionante pozzo.
Il pozzo, profondo circa
sei metri, era praticamente colmo di neve e ad un primo esame, non sembra
proseguire lateralmente. Per la colorazione nerastra delle sue pareti ed in
memoria del nostro amico scomparso nel novembre 2017 lo abbiamo battezzato il
“Pozzo Bruno”.
L’accumulo di neve ci ha
permesso di entrare nel pozzo ma non la discesa fino al fondo visibile.
La eventuale discesa estiva senza neve richiederebbe l’attrezzamento di una calata in corda di non facile realizzazione per la friabilità della roccia quindi conviene raggiungere il pozzo con una squadra di diversi componenti che siano così in grado di sorreggere un esploratore mentre si cala nel pozzo.
Anche qui, il giorno
dell’esplorazione, abbiamo sfruttato i grandi e ripidi accumuli di neve ancora
presenti sia per raggiungere la base della cascata ed il pozzo che la
successiva discesa al fondovalle.
Ritorno: Dalla base dei ghiaioni sottostanti le pareti nord del Monte Bove Sud (vedi foto sopra) si percorre il fondovalle su tracce di sentiero fino alle sorgenti del torrente Ussita dove si intercetta la strada di accesso ed in 1,30 ore si raggiunge Casali.
Itinerario inconsueto e
al di fuori degli schemi, non si raggiunge una cima ma si visitano siti di
interesse geologico, storico e naturalistico intorno alla frazione Casali di
Ussita, percorrendo un itinerario ad anello facile ed adatto a tutti.
Itinerario percorso il 21 aprile 2016.
Esso descrive la salita e
visita al Fosso di S. Simone che scende a nord-ovest da Casali, dalle pendici
sud della Croce di Monte Rotondo, sito di importanza geologica dove si possono
trovare ancora discrete quantità di minerali di ferro, scendendo
successivamente costeggiando Le Cute, barriera rocciosa situata proprio sopra
all’abitato di Casali dove sono presenti due grotte, fino al paese dove si
visita uno scavo circolare presente da tempi immemorabile, forse un sito
preistorico, per poi concludere la visita alla ricerca di scorie di fusione del
ferro, anch’esse di probabile epoca preistorica e la visita finale al grande
acero di Casali, che si trovano sulla strada che scende dalla Val di Panico verso
Casali.
Inizio primo tratto dell’itinerario: Si sale in auto da Ussita verso la frazione di
Casali, superato il cimitero, dopo 200 metri si incontra la deviazione a sinistra della
strada sterrata per il Rifugio del Fargno.
Si
sale la strada per circa 100
metri e si lascia l’auto in corrispondenza di una
traccia di sentiero che sale nei campi soprastanti.
Si
sale senza tracciato tenendosi verso sinistra superando campi incolti e tratti
di bosco per circa 300 metri, (15 minuti) fino ad intercettare un ampio sentiero
che sale verso sinistra.
Lo
si percorre per circa 200
metri fino a che esso non scende attraversando la parte
terminale incassata del Fosso di S. Simone.
All’interno
del fosso si segue una traccia che in costante salita, in altri 20 minuti,
permette un pò faticosamente di raggiungere il fondo del fosso caratterizzato
da saltini rocciosi e ghiaia fino ad arrivare sotto ad un enorme tetto in forte
pendenza oltre il quale la salita necessita di attrezzatura e conoscenza
alpinistiche (foto n.1).
Il fosso è molto
particolare perché è caratterizzato a destra, salendo (versante sinistro
orografico) da grandi placche coricate di calcare massiccio (foto n. 2) mentre
a sinistra da torrioni di scaglia rossa fortemente fratturata e a rischio di
caduta di pietre.
Inoltre si ha un
bellissimo panorama del Monte Bove nord e della Val di Panico da Pizzo Berro fino
al Pizzo Regina (M. Priora) ed al Pizzo Tre Vescovi come visibile nella foto n.
3.
Il fosso di S. Simone
coincide proprio con un piano di faglia diretta, immergente verso sud, in
corrispondenza del quale si realizza il particolare contatto tra i due tipi di
rocce indicati sopra, cosa alquanto rara nei Monti Sibillini in quanto tutti
gli altri fossi presentano ambedue i versanti che li compongono formati dallo stesso
tipo di roccia.
Inoltre sulle placche di
calcare massiccio presenti sulla destra si ritrovano estese incrostazioni di
minerali ferrosi, principalmente limonite o pirite limonitizzata, come visibile
nella foto n.2.
In particolare nella
parte bassa si nota che tali minerali sono stati asportati (o dalle acqua di
scorrimento in occasione di forti piogge
o per mano dell’uomo ?) e sono presenti solo spalmature che riempiono le
fessure, se ci si innalza sulle placche, magari con l’aiuto di attrezzatura alpinistica
in quanto sulle placche sono presenti delle vie su roccia chiodate (palestra di
arrampicata) è possibile trovare ancora dei bei noduli degli stessi minerali
che riempiono le numerose buche circolari (foto n.4), oltre ad estese
spalmature superficiali come visibile nelle foto n.5 e 6.
Si suppone che la
presenza di minerali ferrosi in questo fosso possa essere stata utilizzata
anticamente (epoca preistorica ?) da parte umana per alimentare forni fusori
per la produzione di manufatti in ferro, questo spiegherebbe la presenza in
zona, a poca distanza da Casali, di tracce di scorie di fusione di ferro (foto
n.14).
Terminata la visita del
fosso si costeggiano le placche di calcare massiccio scendendo lievemente per
poi iniziare una lunga traversata verso est (a sinistra rispetto alla discesa,
foto n.7) sotto alla barriera rocciosa denominata “le Cute”, passando proprio
alla base delle pareti, in questo tratto è presente una traccia di sentiero
utilizzato dagli arrampicatori che frequentano la palestra di roccia presente di
questi torrioni rocciosi, è facile notare in diversi punti le chiodature o i
cavi di acciaio messi nelle clessidre di roccia presenti sulle pareti.
Dopo
circa 15 minuti si raggiunge un tratto boscoso caratterizzato da alti faggi, sempre
costeggiando la barriera rocciosa, dopo altri 10 minuti si arriva ad una grande
grotta situata proprio alla base della barriera rocciosa, al suo interno è
presente addirittura un vecchio caldaio in alluminio che raccoglie le acque di
stillicidio che cadono dal tetto della cavità (foto n.8-9).
Si
prosegue sempre costeggiando le pareti per altri 10 minuti e si arriva ad un
torrione che si stacca dalla barriera rocciosa, formando un altissimo camino
con massi incastrati (foto n.10).
Salendo
verso l’imbocco del camino, superando alcune levigate rocce facendo attenzione soprattutto
poi in discesa, si nota sulla sinistra, l’ingresso di una piccola ma profonda
cavità che non si riesce ad osservare dalla base del torrione (foto n.11 – 12).
Visitato
anche questo sito si ritorna indietro,
si supera la prima grotta e si arriva al tratto boscoso centrale dove si scende
liberamente, senza tracciato, in direzione del paese di Casali che si nota
leggermente sulla sinistra appena usciti dal bosco.
Per campi abbandonati si intercetta un ampio sentiero incassato che, sempre in discesa, raggiunge la parte terminale del Fosso il Vallone, che scende da nord-est verso l’abitato di Casali. ˔
Inizio secondo tratto dell’itinerario
e ritorno: Giunti all’abitato di Casali, si percorre la
frazione verso sinistra per tutta la sua lunghezza fino ad arrivare ad una
piccolissima piazzetta con la fontana pubblica (nei pressi del Rifugio Casali),
dove in piano inizia il sentiero segnalato per il Monte Rotondo passando per i
campi alti di Casali.
Si
percorre l’ampio sentiero per circa 300 metri fino a raggiungere una curva dove a sinistra, in parte coperto
dalla vegetazione, si nota uno scavo nella roccia perfettamente circolare con
apertura di ingresso che permettere di entrare in questo sito chiaramente di
fattura umana di cui non si conosce l’epoca di realizzazione, come visibile
nella foto n.13.
Probabilmente esso
presentava una copertura in legno tenuta da un palo centrale, strutture simili
si trovano in Abruzzo e venivano realizzate ed utilizzate anticamente dai
pastori.
Visitato questo
misterioso sito si prosegue il sentiero sempre in salita per altri 400 metri fino ad
prendere una ampia deviazione che scende a destra.
Si scende quindi per
altri 700 metri
fino ad intercettare la strada sterrata che da Casali si inoltra verso la val
di Panico.
Prendendo la strada in
discesa in direzione di Casali si incontra un elettrodotto caratterizzato da
pali metallici di colore verde installati proprio sul bordo esterno della
carreggiata.
Si segue l’elettrodotto
ed in corrispondenza dell’ultimo palo, si possono trovare a terra, tra i sassi
di calcare bianco della strada, dei frammenti neri di scorie di forni fusori di
ferro, come visibile nella foto n.14.
Una trentina di anni fa
questi frammenti neri e quindi ben visibili rispetto ai sassi bianchi, erano
piuttosto comuni, attualmente si è fortunati se si riesce a trovare almeno un
campione.
Poco tempo fa in una mia
assidua ricerca nel luogo indicato ne ho trovati quattro campioni che però ho
lasciato ai margini della strada per permettere ai miei appassionati
escursionisti di poter fare il proprio ritrovamento ma consiglio di
fotografarli e rilasciarli sul posto in quanto divenuti molto rari.
Questi frammenti sono
chiaramente prodotti da mano umana in quanto, in alcuni campioni, si nota la
loro forma arrotondata come materiale fuso e poi rappreso, inoltre sono
identici a frammenti di scorie di fusione di ferro di epoca etrusca che ho
potuto osservare al Museo Mineralogico dell’Isola d’Elba.
Inoltre ho effettuato una
analisi chimica su un campione riscontrando in esso circa il 40% di ferro.
Ciò lascia presumere che
nella zona di Casali, essendo presenti minerali di ferro come osservato al
Fosso di S. Simone e buona dotazione di combustibile quale legna da ardere nei
boschi, siano stati realizzati dei forni fusori per la produzione di manufatti
in ferro e che la realizzazione della strada abbia in qualche modo intercettato
la loro posizione facendo trovare a terra le scorie di fusione abbandonate
intorno ai siti di lavorazione del ferro.
Sarebbe interessante
effettuare una ricerca più accurata nella zona intorno alla strada e al paese
per vedere se nei boschi sono presenti ulteriori tracce.
Dal
sito indicato si prosegue per la strada fino a raggiungere un tratto con una
sorgente a destra che scende dalla parete di roccia e una staccionata di legno
a sinistra a protezione del ripido versante che scende verso il torrente
Ussita.
In questo tratto a valle,
proprio oltre la staccionata, si può
notare il maestoso Acero di Casali, un esemplare di Acer opalus di oltre 100
anni alto circa 15 metri
(foto n. 15)
Proseguendo sempre in discesa per altri 700 metri si raggiunge la chiesa ed il parcheggio di Casali, oltrepassando il paese si giunge all’auto terminando così il giro proposto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI 21 APRILE 2016
MONTI SIBILLINI POST SISMA. VAL DI PANICO: FOSSO DI S. SIMONE – AI PIEDI DELLE PARETI DEL MONTE BOVE NORD
Il 16 ottobre 2017 abbiano finalmente raggiunto in auto la frazione di Casali di Ussita completamente abbandonata, ci hanno accolto “solo” ben 9 cani da pastore.
Da Casali siamo saliti per il Fosso di San Simone descritto nel mio itinerario n.13(itinerario del ferro intorno a Casali di Ussita) per andare a vedere gli effetti post-sisma in quanto il canale è formato nel lato sinistro da Scaglia Rossa frantumata in appoggio per faglia diretta sulla Maiolica e sul Calcare Massiccio de “Le Cute”, che, da notizie ricevute, si era mossa a seguito del terremoto del 26 ottobre 2016.
Il Fosso di San Simone è completamente stravolto dall’ultima volta che lo avevo visto, nel 2015.
Quindi siamo saliti ai Campi di Casali per osservare più da vicino le ferite della parete nord del Monte Bove.
Qui, nel bosco alla base delle pareti e precisamente sotto allo spigolo nord-est, abbiamo notato un grande e ben visibile intaglio, ciò lasciava presumere che qualche grossa frana era arrivata fino allo stradone che sale da Calcara di Ussita per Poggio Paradiso e si era aperta un varco nel bosco.
Abbiamo quindi deciso di dirigerci alla base dello spigolo nord-est da dove parte la via di roccia Alletto-Consiglio per osservare cosa era successo.
Dalla strada che sale verso la Val di Panico, prima della fonte omonima, abbiamo seguito il tratturo che scende verso Poggio Paradiso – Calcara, dopo circa 500 metri degli enormi massi bianchissimi , grandi come un’auto, giunti fino alla strada posta 250 metri di dislivello più in basso dello spigolo, ci hanno indicato la posizione dell’intaglio che avevamo visto.
Siamo quindi saliti nel bosco in direzione delle pareti lungo la striscia di alberi abbattuti e grandi crateri di impatto intervallati, segno del rotolamento dei massi osservati.
L’immagine dell’intaglio nel bosco è anche ben visibile su Google Earth in quanto acquisita il 07/08/2017 quindi dopo il terremoto del 26-30 ottobre 2017 che ha provocato le grandi frane del Monte Bove.
Siamo giunti quindi fino all’attacco della via Alletto-Consiglio alla base dello spigolo nord-est del Monte Bove Nord, purtroppo le immagini sono scure perché il sole, a metà ottobre, non arriva più ad illuminare la base della parete nord ma la distruzione che abbiamo visto è evidente ed impressionante.
GIANLUCA CARRADORINI, ANDREA CARRADORINI, 16 OTTOBRE 2017.
16 – 17-Giunti sotto alla parete dello Spigolo Nord-Est ci sono massi ovunque e di tutte le dimensioni
20 -21 – massi enormi sparsi alla base dell’intaglio nel bosco, a più di 250 metri di dislivello più in basso della base delle pareti rocciose.
23 – 24- I massi scesi più a valle, in quello sopra si nota una faccia grigia (a sinistra dei bastoncini) che era quella esterna esposta agli agenti atmosferici, il masso sotto da un calcolo approssimativo (dalle dimensioni e peso del calcare) pesa più di 15 tonnellate !!!.
26 – 27-Lo stradone che dalle Sorgenti di Panico scende verso Poggio Paradiso – Calcara con i grandi massi arrivati fino lì.
28- Immagine satellitare da Google Earth acquisita il 07/08/2017 dove si nota in netto intaglio dalla base delle pareti all’interno del bosco provocato dai massi franati.