MONTE ACUTO E PIZZO TRE VESCOVI

Finalmente oggi, 22 giugno 2024, dopo giorni di afa e aria del deserto, una giornata limpida ci ha regalato la possibilità di una bella e facile escursione.

Dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la Forcella del Fargno percorrendo la strada chiusa al traffico veicolare per poi salire al Monte Acuto (Pizzo Senza Nome in alcune carte o erroneamente Pizzo Acuto) e successivamente al Pizzo Tre Vescovi per il sentiero del versante Nord.

Quindi siamo scesi alla Forcella Angagnola e raggiunto l’Antecima Nord del Pizzo Berro per ritornare alla Pintura di Bolognola passando per il Rifugio del Fargno, per una lunghezza di 16 chilometri e 700 metri di dislivello.

Questa escursione, che faccio almeno due o tre volte l’anno, in tutte le stagioni, per me oggi ha avuto un fascino particolare perché esattamente 45 anni fa fu la mia prima uscita oltre i 2000 metri nei Monti Sibillini. La cima di Monte Acuto è una delle poche cime dei Monti Sibillini che da in pieno la sensazione di stare in alta montagna probabilmente perché è un terrazzino lungo 30 metri e largo alcuni metri sospeso in aria, tutti i pendii della cima sono estremamente ripidi. Ogni volta che salgo lassù rivivo le stesse sensazioni di quando sono salito la prima volta, è un po’ come salire su una macchina del tempo che mi riporta 45 anni indietro. La montagna non è cambiata, è sempre la stessa, del resto 45 anni di tempo geologico non sono nulla, solo qualche segno del terremoto in lontananza sulle pareti del M.Bove Nord ma del resto tutto è come sempre, gli stessi fiori, gli stessi canti di uccelli, dei grilli, gli stessi profumi. Chiudo gli occhi e mi sembra di ritornare ragazzo poi mi rendo conto che per me sono passati gli anni e non sono più quel ragazzo, dentro e fuori. Delle volte vorrei ritornare alla prima volta in modo da cambiare quello che non è andato come volevo nella mia vita ma ormai è l’inevitabile scorrere lento del tempo.

Di seguito le immagini dell’escursione

1- Una rosa canina in piena fioritura ci accoglie nella Valle del Fargno, in lontananza a sinistra il Monte Acuto, a destra la Cima di Costa Vetiche.
2- Farfalline della specie Zygaena affollano una scabiosa
3- e su una orchidea Anacamptis pyramidalis
4- Gruppo con varie tonalità di colore di Anacamptis pyramidalis
5- Tafano con “occhi” verdi.
6- Cavolaia su Linaria purpurea
7- Armeria canescens conn lo sfondo del Monte Bove Nord
8- Culbianco
9- Il sentiero che sale dalla Forcella del Fargno al Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
10- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla paretina di accesso al Monte Acuto.
11- Il mio amico non se la sente di salire il tratto più ripido per il Monte Acuto, sullo sfondo il Rifugio del Fargno.
12- Il Monte Rotondo e la Croce di Monte Rotondo a sinistra visti dalla cima del Monte Acuto.
13- La strettissima cima del Monte Acuto.
14- Il Pizzo Regina (M.Priora) ed il Pizzo Berro a destra con il verde bellissimo del versante Est del Pizzo Tre Vescovi.
15- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Pizzo Berro a destra.
16- Dianthus carthusianorum nsulla cima del Monte Acuto.
17- Il Monte Acuto visto dal Pizzo Tre Vescovi, a destra il Monte Castel Manardo.
18- Il Monte Bove Nord
19- La Val di Panico ed il Monte Bove Sud.
20- Il Pizzo Berro visto dal Pizzo Tre Vescovi.
21- La croce di Pizzo Tre Vescovi vista dalla cresta che scende diretta verso il Rifugio del Fargno ma adatta solo ad esperti
22- Le pareti rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi ospitano una delle poche stazioni della rara Saxifraga porophylla
23- Il Monte Bove Nord emerge dalle rocce della cresta Sud.
24- Il Monte Bove Nord con un Atadinus pumilus (Rhamnus pumila) sulle rocce in primo piano la cui foto di 30 anni fa è presente a pagina 114 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”-
25- Saxifraga exarata subsp. ampullacea, caratteristica specie delle rocce.
26 -27 – Il Pizzo Berro e la Forcella Angagnola.
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28- Le curiose formazioni rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi.
28- Il Pizzo Regina, versante Nord.
29- Il Monte Rotondo e fioritura di Eliantemi in primo piano alla Forcella Angagnola.
30- La Forcella Angagnola e l’Antecima Nord del Pizzo Berro, il bellissimo prato verde in primo piano mi ricorda una etichetta adesiva che andava di moda anni ’90 con la scritta “L’erba dei Sibillini è più verde”.
31 – 31 – Le rocce della Forcella Angagnola con il Pizzo Tre Vescovi.
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33- veduta verticale dalla Forcella Angagnola sul Casale Rinaldi nella testata della Valle dell’Ambro.
34- Saxifraga callosa con lo sfondo del Monte Bove.
35- Il Pizzo Regina visto dalla Forcella Angagnola.
36- L’Anticima Nord del Pizzo Berro vista dalla Forcella Angagnola.



MONTE ACUTO – PIZZO TRE VESCOVI Per le creste Nord-est.

Salita classica, con Davide e Virginia, dalla Pintura di Bolognola per Forcella Bassete quindi dalla Cima Bassete per cresta Est nella zona denominata Acquario quindi alla cima di Monte Acuto e successivamente al Pizzo Tre Vescovi per scendere al Rifugio del Fargno per la diretta cresta Ovest meno frequentata per la sua ripidezza. Ritorno alla Pintura per la strada del Fargno ancora chiusa al traffico veicolare.

Lungo la strada del ritorno che collega il Rifugio del Fargno alla Pintura di Bolognola c’è la possibilità di effettuare interessanti osservazioni naturalistiche, in particolare nel primo tratto di bosco sottostrada, dove sono presenti grandi e particolari Faggi.

Il 10 aprile, in occasione della medesima salita in versione invernale, avevo indicato al “segnalatore seriale” delle cime dei Monti Sibillini che mancava sulla solita pietra di cima, il nome e la quota del Monte Acuto scritte con un semplice pennarello.

Ho visto con soddisfazione che tale impegno è stato compiuto ma vorrei segnalare che, forse dalla stessa mano, sono state segnalate due cime con NOMI NON RIPORTATI IN ALCUNA GUIDA O CARTINA DEI MONTI SIBILLINI per cui sono tenuto a pensare che sono stati attribuiti IMPROPRIAMENTE nomi di fantasia senza nessun riferimento storico o toponomastico o perlomeno è quello che risulta a me.

Invito pertanto chi di dovere o chi ha segnalato impropriamente le due cime, riportate nelle immagini n.15 e 16 che seguono, a rimuovere tali nomi di fantasia oppure a documentare la veridicità delle sue affermazioni.

Nel mio sito è indicato anche l’indirizzo mail per ricevere eventuali commenti.

Di seguito le immagini della salita.

1- La cresta che da Forcella Bassete sale verso la Cima omonima quindi prosegue verso il Monte Acuto e, dietro, al Pizzo Tre Vescovi,
2- Sosta sulla cima della zona denominata “Acquario”, a picco sulla sottostante strada del Fargno.
3- La cresta Est del Monte Acuto.
4- La aerea cresta già percorsa che sale da Cima Bassete, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
5- Un Camoscio solitario ci ha seguito per tutta la cresta fino alla base del Monte Acuto.
6- Il caratteristico scoglio con il “naso” sulla prima parte della cresta Est del Monte Acuto.
7- La cima del torrione della foto n.6.
8- Il Pizzo Regina a sinistra ed il Pizzo Berro a destra visti dalla cima del Monte Acuto.
9- Il Monte Rotondo con la ripidissima cresta Nord del Monte Acuto in primo piano.
10- LInaria purpurea colora la cima del Monte Acuto.
11- In Cima alla strettissima cima del Monte Acuto, a destra il Pizzo Tre Vescovi, a destra il Pizzo Berro.
12- Finalmente anche a Monte Acuto la pietra riportante il nome e quota della cima.
13- Discesi da Monte Acuto si prosegue per il Pizzo Tre Vescovi.
14- Anche al Pizzo Tre Vescovi l’immancabile pietra riportante il nome e quota della cima.
15- L’inesistente Pizzo Pae segnato tra Cima di Vallinfante e Cima Cannafusto.
16- L’inesistente Cima Felix segnata tra il Monte Vettore ed il Monte Torrone riportata invece sulle carte come Antecima Nord del M.Vettore.
17- Il Monte Bove Nord visto dal Pizzo Tre Vescovi.
18- Il curioso torrione di roccia che caratterizza la ripida, ma per fortuna poco conosciuta, cresta Ovest del Pizzo Tre Vescovi da cui siamo scesi, sullo sfondo il Monte Rotondo.
19- Il poggio erboso posto poco sopra il Rifugio del Fargno con il Monte Rotondo di fronte.
20- Brassica gravinae, endemismo dell’Appennino, vegeta direttamente sulla carreggiata della strada del Fargno
21- Le pareti della strada tappezzate di Trifolium thalii in piena fioritura.
22- Trifolium thalii
23- Chenopodium bonus-henricus sul bordo della strada, in altre parole lo spinacio selvatico detto anche Olabri, Orapi o Olibri, ottima pianta commestibile.
24- Frutti di Pulsatilla alpina subsp. millefoliata dai candidi fiori bianchi primaverili.
25- Una Sfinge colibri (Macroglossum stellatarum) si ciba in volo con la sua lunga spiritromba dai fiori della Brassica gravinae.
26- Rosa pendulina.
27- Rosa canina spp.
28 – 29 – Dactylorizha sambucina, orchidea a fiori gialli e rossi, una particolarità di questa pianta.
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30- Verbascum longifolium.
31- Vecchio faggio appoggiato su due giovani faggi cresciuti alla sua base, particolarità sconosciuta del primo tratto di bosco sotto alla strada del ritorno che collega il Rifugio del Fargno alla Pintura di Bolognola..
32- Veduta dal basso dei tre faggi della foto n.31
33- Grande Faggio cresciuto però senza l’adeguato sostegno del faggio delle foto n. 31 e 32.
34- Grandi Faggi “gemelli” nello stesso tratto di bosco.
35- Fomes fomentarius, fungo legnoso su vecchio tronco di Faggio.
36- Controluce di due galle su foglia di Faggio.
37- Rosalia alpina su un vecchio tronco di Faggio
38- 39 – 40- Parnassius apollo sui cardi nel versante Est del Pizzo Tre Vescovi
39
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41 – Verme filiforme della classe Nematomorpha alla Fonte Bassete
42- Verme filiforme e sanguisuga nella vasca di abbeveramento per le pecore alla Fonte Bassete



GROTTICELLE E CREPACCI DI CAMPI RIPE

Tra la Villa da Capo di Bolognola e la zona denominata “Campi Ripe”, nella valle del Fargno, sulle friabili pareti rocciose del versante orografico destro del Fiastrone si aprono dei profondi crepacci e grotticelle che avevo scoperto nel 2020 e che abbiamo esplorato più accuratamente di recente, in attesa della trasformazione della neve a quote alte a causa del forte vento di questi ultimi giorni.

La zona dove si aprono le cavità si trova a monte dell’Area Pic Nic che si raggiunge per la deviazione (cartello) nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla frazione Pintura.

Dall’area Pic Nic ottimamente attrezzata con fontana, tavoli, bracieri e cassonetti per rifiuti, si risale faticosamente e con attenzione il ghiaione sovrastante caratterizzato da grandi massi instabili caduti dalle soprastanti pareti rocciose friabilissime, fino a raggiungere la loro base. Quindi si sale ulteriormente su tratto erboso con alberi radi ripidissimo per raggiungere i torrioni superiori.

Il grande crepaccio (foto n. 4-5-6) si apre sui torrioni superiori di sinistra, è largo intorno ad un metro e profondo una decina di metri ed un buco sul fondo con una leggera corrente d’aria che esce dall’ingresso indicano che forse c’è una prosecuzione ma le condizioni della friabile ed instabile parete rocciosa sovrastanti ci hanno impedito la continuazione dell’esplorazione per l’elevato rischio di caduta di pietre.

Mentre per raggiungere le cavità occorre aggirare i torrioni del crepaccio verso destra fino al loro termine quindi salire verticalmente verso sinistra per raggiungere una conca boscosa sotto ad una grande parete nascosta dal bosco stesso. Alla base di questa parete si aprono le altre tre cavità esplorate.

Infine salendo nel bosco ancora verso sinistra si raggiunge il secondo crepaccio e si percorre una cengia erbosa che permette di salire verso l’ultimo torrione oltre il quale si aprono i prati sottostanti la strada del Fargno.

Il secondo crepaccio è formato da una parete rocciosa appoggiata all’altra, è alto circa 25 metri e profondissimo, non si vede il termine ma impossibile da esplorare a causa della friabilità delle pareti che non permettono di mettere protezioni sicure.

La salita è resa difficile nel primo tratto dall’instabile ghiaione quindi, come visibile nelle foto, dalla ripidezza e scivolosità dei tratti erbosi superiori, che hanno richiesto una, anche se non obbligatoria, progressione in cordata con punti di protezione e sosta negli alberi presenti al fine di rendere più facile e sicura sia la salita ma soprattutto la discesa di chi mi accompagnava.

1- Il primo tratto erboso oltre il ghiaione sopra all’area Pic Nic, alle spalle il ghiaione stesso e i prati di “Campi Ripe”
2 – 3- Iniziamo la salita in cordata per raggiungere il primo torrione del grande crepaccio.
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4- Traversiamo in cordata con protezioni intermedie su alberi verso sinistra per raggiungere la base dei torrioni dove si apre il grande crepaccio.
5 – 6 – L’ingresso del crepaccio più profondo, le condizioni della parete sovrastante non ci hanno permesso un sicuro ingresso.
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7- Il crepaccio è profondo una decina di metri e un buco sul fondo con una leggera corrente d’aria che esce dall’ingresso indicano che forse c’è una prosecuzione.
8- Aggiriamo verso destra i torrioni del crepaccio per raggiungere le grotticelle superiori.
9 – 10- La ripidissima traversata verso destra su erba scivolosa.
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11- La prima grotticella, profonda solo pochi metri
12- Una particolare radice parallela al terreno sembrava da lontano quasi un palo metallico posto al suo ingresso.
13- Saliamo ancora verso la cengia boscosa superiore fino alla base del grande torrione dove si aprono le altre due grotte.
14 – 15- Ci accingiamo ad entrare nella cavità di sinistra profonda diversi metri.
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16- L’interno della cavità di sinistra con grosse radici.
17- La cavità di destra meno profonda e con massi instabili.
18- Anche nella cavità di destra sono presenti radici dalle forme particolari.
19- Saliamo ancora verso il secondo crepaccio.
20- Il secondo crepaccio è formato da una parete rocciosa appoggiata all’altra, è alto circa 25 metri e profondissimo, non si vede il termine ma impossibile da esplorare per motivi di sicurezza, come visibile dalle condizioni della parete sovrastante.
21- Proseguiamo ancora su una cengia erbosa sopra ai torrioni rocciosi.
22- Poi iniziamo la ripidissima discesa verso l’area Pic Nic agevolati dalla corda e dai numerosi alberi.



LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA.

Come di consueto anche
questi due itinerari non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in
commercio.

Essi descrivono l’accesso
a due grotte nella zona di Bolognola chiamate con lo stesso nome, situate in
due vallate parallele e che sono state le ultime dimore dell’orso nei Monti
Sibillini fino al 1700.

Sono ambedue itinerari facili
e adatti ai normali escursionisti in quanto non presentano alcuna difficoltà
tecnica.

Si consiglia di
percorrere i due itinerari in primavera (tra maggio e giugno) in quanto si
possono accoppiare con la risalita fino alle sorgenti del Fiastrone e alla Forra
dell’Acquasanta che conservano ancora dei grandi e spettacolari accumuli di
neve.

L’escursione alla valle
dell’Acquasanta, essendo piena di cascate, 
è anche consigliata sia d’estate ma soprattutto d’inverno con bassissime
temperature ma con neve stabile in quanto si possono così ammirare le
spettacolari cascate gelate in assoluta sicurezza altrimenti la valle è estremamente
pericolosa per le valanghe che raggiungo il suo fondovalle e che formano gli
straordinari accumuli di neve menzionati.

In genere anche il canale
di salita dell’itinerario n.1 in primavera può presentarsi colmo di neve e
facilitare la salita.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
l’area pic-nic attrezzata situata nella Valle inferiore del Fargno.

            Da
Bolognola si prosegue per la strada che conduce alla Pintura quindi al primo
tornante che si incontra si devia a destra per una strada sterrata che in piano
dopo circa 600 metri
conduce ad un’area attrezzata per pic-nic con fontana, tavoli e braciere.

            Si
prosegue a piedi la strada che risale il greto del torrente Fiastrone.

            Dopo
circa 2 chilometri
si supera una bellissima faggeta a sinistra e una captazione di acqua quindi il
bosco si dirada e la strada si trasforma in un sentiero sempre più accidentato.

            Dopo
altri 500 metri
si giunge sulla verticale del ripido versante su-est di Cima di Costa Vetiche ,
caratterizzato, in alto a destra sulla cresta, da un grande sperone roccioso di
colore rosso e di forma tondeggiante, come visibile nella foto n.3.

            Sempre
sulla destra si apre un ampio canale molto ripido che conduce proprio verso lo
scoglio di Cima di Costa Vetiche (canale di salita invernale descritto nella
mia prima pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011).

            Guadando
il torrente e salendo un centinaio di metri, con attenzione per l’erba ripida,
la sponda destra del canale ci si dirige verso un nucleo di faggi isolato
piuttosto grande, posto sotto a delle rocce, come visibile nella foto n.1 e 3.

1-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con le indicazioni per la
grotta dell’Orso ed il Faggio Secolare.
2-  La Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

A primavera si può
trovare il canale colmo di neve che crea dei gradini naturali che facilitano la
salita anche se occorre sempre attenzione.

            Dentro
a questo nucleo di faggi si apre la Grotta dell’Orso che si vede solo quando si
è giunti nei pressi.

            La
grotta si presenta lunga una decina di metri e con una volta a V rovesciata caratteristica,
come visibile nella foto n.2, di fronte si apre il versante nord del M. Acuto
con il taglio della strada per la forcella del Fargno. (foto n.4)

L’escursione può essere
accoppiata anche alla visita del grande faggio secolare di Costa Vetiche che

si trova un centinaio di metri più a
destra della grotta, come visibile nella foto n.1 e che si raggiunge
percorrendo in quota i ripidi pendii erbosi che li separano, facendo attenzione
ad un canale intermedio che presenta dei tratti ripidi e rocciosi.

            Inoltre,
una volta raggiunta la grotta, si scende per il pendio di risalita fino a
ritornare al torrente quindi si consiglia di proseguire la risalita della valle
fino alle sorgenti del Fiastrone.

Il sentiero che prosegue
non è sempre ben visibile e agevole in quanto attraversa zone devastate dalle
slavine invernali.

Giunti sotto al grande
canalone che scende, a sinistra, dal versante nord del M. Acuto in primavera si
possono trovare ancora enormi accumuli di neve, dove il torrente crea delle
impressionanti gallerie come visibile nelle foto n.5 e 6, che vi
accompagneranno fino al restringimento della valle in corrispondenza della
cresta nord che scende dalla cima del M. Acuto, caratterizzata da alte pareti
di scaglia rossa.

Proseguendo sempre la
risalita del greto del torrente, ormai senza più percorso evidente e ancora tra
grandi residui di slavine, si raggiunge la parete rocciosa stillicidiosa e
caratterizzata da alcune cascatelle da dove nasce il Fiastrone.

Ritorno: Per lo stesso itinerario oppure si
risale la cresta rocciosa a sinistra delle sorgenti fino ad intercettare la
strada superiore che conduce alla Forcella del Fargno.

Si scende la strada in
direzione della Pintura di Bolognola, in circa 2 chilometri si
raggiunge Fonte Bassete e dopo altri 500 metri si supera il grande scoglio tagliato
dalla strada oltre il quale inizia il bosco.

Dal termine del paracarri
stradale, in corrispondenza dello scoglio, si scende su un ripido ghiaione nel
bosco sottostante per alcune decine di metri fino ad intercettare un netto
sentiero, denominato la “Strada delle Catene” che sempre in discesa verso
destra, conduce in circa 30 minuti al torrente Fiastrone, fino a sbucare nella
strada di fondovalle percorsa all’andata.

Quindi facilmente si
raggiunge l’auto.

Questi ultimi anni la
Strada delle Catene è divenuta meno agevole a causa di grandi slavine che hanno
trascinato a valle una enorme quantità di alberi che nessuno taglia.

3-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con
in alto il caratteristico scoglio rosso della cima
e l’indicazione per  la Grotta dell’Orso
4-  Veduta della parete nord del M. Acuto con l’orrenda strada che conduce alla Forcella del Fargno vista dalla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Bolognola ed è ampiamente descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.

            Riassumendo,
dalla piazza di Bolognola, subito dietro alla chiesa, si prendono le
indicazioni per le Cascate dell’Acquasanta, si prosegue in auto fino alle
ultime case in fondo al paese dove si parcheggia quindi si scende a piedi verso
il Fiastrone.

Un sentiero risale la
vallata opposta traversando nel bosco posto di fronte al paese.

In circa 2 ore di comodo
e pianeggiante sentiero si raggiungono le cascate dell’Acquasanta.

            In
realtà in sentiero si snoda sopra al canale di adduzione dell’acqua alla
centrale di Bolognola posta circa 4 chilometri più a valle, infatti a circa metà
percorso si incontrerà anche una grossa tubazione metallica che rappresenta
proprio un tratto del suddetto canale.

            Giunti
alle cascate il sentiero-canale, che passa proprio alla loro base e ne
raccoglie le acque tramite delle griglie metalliche, scende e permette di
raggiungere la piccola diga che chiude la valle dell’Acquasanta.

            Fino
a pochi anni fa una scaletta metallica a destra e una catena sulle rocce di
sinistra permettevano di superare la diga e di addentrarsi, con molta prudenza,
nella spettacolare Forra dell’Acquasanta.

            Attualmente
le recenti valanghe che hanno distrutto la scala e la catena e l’incuria di chi
gestisce la zona non rendono possibile affacciarsi nella forra.

            Il
raggiungimento molto più difficile della forra da monte è invece descritto
nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” anno 2014.

            Giunti
alla base della diga si scende la valle per circa 100 metri fino ad
incontrare sulla sinistra una deviazione in salita che permette di raggiungere
di nuovo il canale di adduzione dell’acqua.

Giunti nel ripiano dove
il sentiero-canale spiana, si devia a destra e dopo 50 metri si è di fronte
alla Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta.

O meglio quello che era
la grotta perché anni fa, mani incoscienti, hanno chiuso con dei mattoni
l’ingresso della grotta lasciando solo una piccola apertura come visibile nella
foto n.7, impedendo la vista della struttura geologica a pieghe che formava la
cavità.

Variante di accesso: La Valle dell’Acquasanta può essere
raggiunta anche da una seconda via.

Attualmente tale
itinerario, una volta una comodissima e breve strada di fondovalle, si è
trasformato in una vera  e propria
avventura con numerosissimi guadi e risalite di tratti di strada devastati
dall’alluvione del 2011 e che nessuno ha mai più sistemato.

Pertanto è consigliato
solo a chi vuole rendere più entusiasmante e impegnativa l’escursione alla
valle.

Sulla strada che collega
Acquacanina a Bolognola, dopo circa 2,5 chilometri dalla
deviazione per la Valle di Rio Sacro, si incontra una deviazione che scende
verso il Fiume.

Si parcheggia al lati
della strada e si inizia la discesa, dopo circa 500 metri si raggiunge il
punto di confluenza tra il Fiastrone che scende da sinistra ed il torrente
Acquasanta che scende da destra,

Si supera il Fiastrone grazie
ad un ponticello posto poco più avanti verso sinistra.

Quindi ci si sposta
faticosamente tra alberi e arbusti nell’affluente di destra che, senza una
traccia definita perché la strada e stata distrutta, si supera e si risale, ora
a destra ora a sinistra guadando diverse volte.

Dopo circa 1,7 chilometri,
(dove soprattutto d’inverno ci può volere anche un’ora di cammino !!) si devia
nettamente verso destra in piano e ci si addentra nella Valle dell’Acquasanta
anche qui non senza difficoltà per gli enormi cumuli di alberi abbattuti dalle
slavine e che nessuno ha mai raccolto.

Dopo circa 30 minuti si
raggiungono le cascate che si innalzano nella parete rocciosa che costeggia in
alto il bosco sulla vostra sinistra, si intercetta la deviazione a destra per
la Grotta dell’Orso e si arriva quindi alla grande cascata finale e alla diga.

 La grotta si raggiunge per la deviazione sulla
destra (rispetto alla salita) prima della diga.

            Ritorno:
Stessi itinerari di raggiungimento descritti.

5- Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, prima del restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di sinistra) .
6  Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, dopo il restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di destra) .
7-  L’ingresso “murato” della Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta
8-  Grandi stalattiti da una parete stillicidiosa sopra al canale di adduzione della centrale di Bolognola, nei pressi della Grotta dell’Orso.
9-  La grande cascata della Valle dell’Acquasanta, d’inverno !!!